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Articolo
18 maggio 2010 - Prima - Afghanistan - Il Giornale
Il caporale Cristina e le altre Ecco chi sono le donne al fronte

Tutte si sentono allo stesso livello dei maschi, pronte a premere il grilletto se i talebani ti sparano addosso. Qualcuna ha il mito del Soldato Jane, il film interpretato da Demi Moore sulla prima donna che supera le dure prove per entrare nei corpi speciali americani. Le «soldatesse» italiane montano la guardia, vanno in pattuglia, sono cadute in imboscate e talvolta rimangono ferite.
Il caporale Cristina Buonacucina, 27 anni, di Foligno era l’addetta alla radio dentro il blindato Lince che è saltato in aria in Afghanistan, alpina della brigata Taurinense. Cristina ce l’ha fatta, ma l’hanno evacuata in elicottero per sottoporla a un intervento chirurgico.
Non è la prima alpina ferita in Afghanistan. Il 26 settembre 2006 un’altra colonna italiana è finita su una trappola esplosiva nel distretto di Chahar Asyab, 10 chilometri a Sud di Kabul. Un morto e cinque feriti, compresa il caporale Pamela Rendina, 24 anni, di Napoli.
In Afghanistan sono 83 le donne in prima linea, che operano pure in tutte le altre missioni all’estero. Proprio sulla stessa pista dell’attentato di ieri, che porta a Bala Murghab, ha avuto il suo battesimo del fuoco il caporale Francesca Scarabello.
Il mestiere del soldato l’ha scelto a 19 anni ed è diventata una passione che durerà tutta la vita. Caccia carri dell’8° reggimento alpini di Cividale, è caduta in un’imboscata nell’autunno 2008. «Poco prima di arrivare alla base siamo finiti sotto fuoco pesante. Sentivo le esplosioni dei razzi Rpg e il fischio dei proiettili - racconta il caporale friulano -. Dentro il blindato Lince comunicavo via satellite con il comando di Herat. E passavo le cassette di munizioni all’alpino che in ralla (la botola del mezzo, nda) rispondeva al fuoco con la mitragliatrice pesante».
Dal 1999 si possono arruolare nelle forze armate anche le donne. Per tutti gli incarichi, compresi paracadutista, pilota (18 su diversi tipi di aereo compresi i caccia bombardieri) o nelle truppe da sbarco. «Sono circa 9000 e la prima donna a diventare generale dovrebbe arrivare verso il 2030», spiega il colonnello Maurizio Mattei dallo Stato maggiore della Difesa.
Le donne soldato, dopo l’11 settembre, sono sbarcate in Libano, hanno tenuto duro in Irak e se necessario combattono in Afghanistan. Nella nostra caserma di Kabul, montavano la guardia con il volto coperto e i capelli ben nascosti sotto l’elmetto. Altrimenti i ragazzini di strada capivano che non erano uomini e le prendevano a sassate. Oriana Mazza è sbarcata in Libano a 21 anni. Occhi verdi, capelli raccolti e viso acqua e sapone, ha la grinta dei marines italiani. Per poter partecipare allo sbarco si è sottoposta allo «spacca ossa», un addestramento durissimo. «Per caparbietà, tipologia di addestramento e il fatto che non ci facciamo pestare i piedi da nessuno noi tutte siamo come il soldato Jane», sottolinea la giovane lagunare. Il sottotenente di vascello Catia Pellegrino, 33 anni, sogna di diventare la prima donna al comando di una nave da guerra della marina italiana. Emma Palombi, 28 anni, è un tenente copilota dei C-130, i bestioni tozzi e grigi che volano per trasportare le truppe. La sua qualifica è «combat ready», pronta al combattimento. Tutte hanno un portafortuna regalato dalla nonna o dal fidanzato, ma qualcuna nei reparti più tosti, come paracadutisti, alpini, o lagunari non ha dubbi: «L’incubo peggiore è il rapimento. In questo caso terrei per me l’ultima pallottola».


video
13 giugno 2010 | Memoria audiovisivi | reportage
Professione Difesa
I giornalisti aggregati alle unità combattenti nei teatri più difficili, come l'Afghanistan. Un video sul giornalismo embedded realizzato da Antonello Tiracchia. E il racconto della mia storia: l'avventura dell'Albatross, la morte in prima linea di Almerigo ed i reportage di guerra.

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12 aprile 2010 | Porta a porta | reportage
Duello senza peli sulla lingua con Strada
Gioco sporco e tinto di giallo sulla sorte dei tre volontari italiani di Emergency in manette con l’accusa di essere coinvolti in un complotto talebano per uccidere il governatore della provincia afghana di Helmand. Opsiti di punta: il ministro degli Esteri Franco Frattini , Piero Fassino del Pd e Gino Strada, fondatore di Emergency

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16 novembre 2001 | Studio Aperto - Italia 1 | reportage
I talebani perdono Jalalabad
I talebani perdono Jalalabad

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[altri video]
radio

13 aprile 2010 | Radio Città Futura | intervento
Afghanistan
La sorte dei tre italiani di Emergency in manette
Gli uomini dei servizi afghani puntano il dito contro il chirurgo Marco Garatti e Matteo D’Aira, il capo infermiere, mentre il giovane Matteo Pagani non sarebbe coinvolto e potrebbe venir ben presto scagionato.

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16 giugno 2010 | Spazio Radio - Radio 1 | intervento
Afghanistan
Il "tesoro" nascosto
L’Afghanistan è un paese disgraziato, povero e senza risorse, a parte l’oppio? Assolutamente no. Il sottosuolo afghano nasconde un forziere di minerali che vale 1 trilione di dollari. In cifre europee stiamo parlando di 810 miliardi di euro. Oro, gemme, rame, ferro ed il prezioso litio sono presenti in quantità tali da poter trasformare l’Afghanistan in una delle maggiori “potenze” minerarie al mondo. Lo hanno scoperto i geologi assoldati dal Pentagono studiando vecchie carte tracciate dai sovietici, che invasero il paese negli anni ottanta. Una ricchezza naturale capace di risollevare economicamente l’Afganistan e magari farlo uscire dal tunnel delle guerra.

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18 agosto 2010 | SBS | intervento
Afghanistan
Vittime civili e negoziati con i talebani
Dall’inizio dell’anno vengono uccisi in Afghanistan una media di 6 civili al giorno e 8 rimangono feriti a causa del conflitto. Lo sostiene Afghanistan rights monitor (Arm), che registra le vittime della guerra. Nel 2010 sono stati uccisi 1047 civili e altri 1500 feriti. Un incremento del 13% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Oltre il 60% delle vittime civili sono responsabilità degli insorti (661), che secondo il rapporto di Arm “dimostrano scarso o nessun rispetto per la sicurezza e la protezione dei non combattenti”. Le trappole esplosive hanno ucciso fino ad oggi 282 civili, più di ogni altra minaccia seguito da 127 morti a causa degli attacchi suicidi. Le truppe della coalizione internazionale hanno ridotto considerevolmente le perdite provocate fra i civili grazie alle restrizioni imposte sugli interventi aerei. L’Arm sostiene che dall’inizio dell’anno 210 civili sono morti per colpa della Nato. Altri 108 sono stati uccisi dalle forze di sicurezza afghane. Lo scorso anno, secondo le Nazioni Unite, sono stati uccisi in Afghanistan 2.412 civili, il 14% in più rispetto al 2008. Però il 70% dei morti era responsabilità dei talebani. Non solo: le 596 vittime attribuite alle forze Nato e di Kabul segnano un calo del 28% rispetto al 2008. Un segnale che gli ordini ferrei del comando Nato in Afghanistan, tesi ad evitare perdite fra i civili, sono serviti a qualcosa. La propaganda talebana, però riesce a far credere in Afghanistan, ma pure nelle fragili opinioni pubbliche occidentali che i soldati della Nato sono i più cattivi o addirittura gli unici responsabili delle vittime civili a causa dei bombardamenti.

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16 aprile 2010 | Radio 24 | intervento
Afghanistan
I tre di Emergency a Kabul
Una svolta l'arrivo nella capitale afghana degli italiani arrestati e l'incontro con i diplomatici.

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12 aprile 2010 | Rai Radio3 | intervento
Afghanistan
Smentito il Times
Il portavoce del governatore di Helmand, contattato telefonicamente da Il Giornale, ha smentito i virgoletatti del Times. “Non ho mai accusato gli italiani di Emergency di essere in combutta con al Qaida – ha ribadito – Ho solo detto sabato (come riportato da Il Giornale) che Marco (il chirurgo dell’ong fermato nda) stava collaborando e rispondendo alle domande”. IN STUDIO CECILIA STRADA PRESIDENTE DI EMERGENCY.

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