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Inchiesta
24 maggio 2010 - Il Fatto - Italia - Il Giornale
Un convertito su 5 diventa una recluta

Le prigioni europee ospitano circa 500 terroristi islamici «spesso addestrati militarmente e con una forte preparazione per fronteggiare il sistema carcerario». L’allarme è contenuto nel rapporto «La radicalizzazione jihadista nelle istituzioni penitenziarie europee» voluto da Bruxelles.
Invece il numero totale di detenuti musulmani, che in gran parte non hanno nulla a che fare con l’estremismo jihadista, è di poco superiore a 50mila. In realtà sarebbero almeno 132mila tenendo conto di tutti i musulmani che entrano ed escono di cella in un anno, con permanenze brevi.

In Spagna i terroristi detenuti sono 180, più di ogni altro Paese. I servizi segreti hanno scoperto estremisti dietro le sbarre «che usano slang e parole chiave per trasmettere informazioni all’interno e all’esterno del carcere» si legge nel rapporto. Il caso più eclatante è quello di Mohamed Ghaleb Kalaje, in galera dal 2001. Dalla sua cella dava istruzioni sul finanziamento di attività terroristiche. I visitatori fungevano da corrieri.

L’Inghilterra ospita 130 detenuti per reati associati al terrorismo, che costano allo stato 3,5 milioni di euro. In dieci anni i carcerati di religione islamica sono quasi triplicati. Il pericolo maggiore deriva da una dozzina di rivolte e azioni terroristiche compiute in carcere dal 2005 al 2009. Uno dei detenuti più famosi, Abu Qatada, ispiratore di cellule anche in Italia, è riuscito a far filtrare documenti contro l’addio alle armi dei terroristi egiziani. Un altro fenomeno è la conversione in carcere. Richard Reid, il terrorista che voleva far saltare in aria un volo passeggeri con dell’esplosivo nascosto nelle scarpe, si è convertito all’islam in una prigione inglese.

Negli Stati Uniti la conversione, non solo dietro le sbarre, sta assumendo proporzioni preoccupanti. «Soprattutto grazie a sette pseudo musulmane, come la Nation of Islam e la Moorish science temple, che ogni anno attraggono centinaia di convertiti» si legge nel rapporto. I casi più noti sono quelli di Michael Finton, che cercava di far saltare per aria il tribunale di Springfield, James Cromitie, David Williams, Onta Williams e Laguerre Payen, che volevano comperare missili per attentati a New York.

In Francia la maggioranza della popolazione carceraria è di fede musulmana. La media è di poco più del 50%. Nelle carceri vicine ai grandi centri urbani, come la prigione di Lille-Sequedi, i penitenziari nella zona di Parigi e Marsiglia si registrano impennate fino al 60-80%. Si tratta in gran parte giovani delle banlieue fra i 18 e 35 anni.

Secondo un rapporto confidenziale, del settembre 2008, 442 islamisti detenuti farebbero attivo proselitismo nelle carceri. Non solo: su 1.610 convertiti all’islam, il 4% ha abbracciato il Corano in carcere (il 10% ha precedenti penali). «Una volta liberati, quasi il 17% dei convertiti in prigione», si legge nel rapporto per la Commissione europea, vengono arruolati «in gruppi islamici radicali o strutture di sostegno logistico a loro collegati».

[continua]

video
18 ottobre 2010 | La vita in diretta - Raiuno | reportage
L'Islam nelle carceri
Sono circa 10mila i detenuti musulmani nelle carceri italiane. Soprattutto marocchini, tunisini algerini, ma non manca qualche afghano o iracheno. Nella stragrande maggioranza delinquenti comuni che si aggrappano alla fede per sopravvivere dietro le sbarre. Ma il pericolo del radicalismo islamico è sempre in agguato. Circa 80 detenuti musulmani con reati di terrorismo sono stati concentrati in quattro carceri: Macomer, Asti, Benevento e Rossano. Queste immagini esclusive mostrano la preghiera verso la Mecca nella sezione di Alta sicurezza 2 del carcere sardo di Macomer. Dove sono isolati personaggi come il convertito francese Raphael Gendron arrestato a Bari nel 2008 e Adel Ben Mabrouk uno dei tre tunisini catturati in Afghanistan, internati a Guantanamo e mandati in Italia dalla Casa Bianca. “Ci insultano per provocare lo scontro dandoci dei fascisti, razzisti, servi degli americani. Una volta hanno esultato urlando Allah o Akbar, quando dei soldati italiani sono morti in un attentato in Afghanistan” denunciano gli agenti della polizia penitenziaria. Nel carcere penale di Padova sono un centinaio i detenuti comuni musulmani che seguono le regole islamiche guidati dall’Imam fai da te Enhaji Abderrahman Fra i detenuti comuni non mancano storie drammatiche di guerra come quella di un giovane iracheno raccontata dall’educatrice del carcere Cinzia Sattin, che ha l’incubo di saltare in aria come la sua famiglia a causa di un attacco suicida. L’amministrazione penitenziaria mette a disposizione degli spazi per la preghiera e fornisce il vitto halal, secondo le regole musulmane. La fede nell’Islam serve a sopportare la detenzione. Molti condannano il terrorismo, ma c’è anche dell’altro....

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radio

24 maggio 2010 | Radio Padania Libera | intervento
Italia
Proselitismo islamico dietro le sbarre
“Penso che sia giusto se alcuni musulmani combattono la guerra santa contro gli americani in paesi che non sono la loro terra”. Dopo un lungo girarci attorno Kamel Adid sorprende un po’ tutti, quando sputa il rospo. La domanda riguardava i mujaheddin, i musulmani pronti a morire per Allah, contro l’invasore infedele. Tre soldati della guerra santa, arrivati un paio di mesi fa da Guantanamo, sono rinchiusi poco più in là, nel reparto di massima sicurezza del carcere di Opera, alle porte di Milano.
Adid è un giovane marocchino di 31 anni con barbetta islamica d’ordinanza e tunica color noce. Nel carcere modello di Opera fa l’imam dei 44 musulmani detenuti, che frequentano una grande sala adibita a moschea. Un predicatore fai da te, che di solito parla un linguaggio moderato e ti guarda con occhioni apparentemente timidi.
Deve scontare ancora due mesi di pena per un reato legato alla droga e da pochi giorni è stato trasferito in un altro istituto. “Quelli che si fanno saltare in aria subiscono il lavaggio del cervello – si affretta a spiegare l’autonominato imam – Noi abbiamo riscoperto la fede in carcere. Pregare ci da conforto, ci aiuta ad avere speranza”.

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25 maggio 2010 | Spazio Radio - Radio 1 | intervento
Italia
L'Islam nelle carceri italiane
In Italia su oltre 23mila detenuti stranieri, 9840 risultano musulmani, secondo i dati ufficiali. Almeno seimila, però, non si sono dichiarati. Il rapporto di 364 pagine, “La radicalizzazione jihadista nelle istituzioni penitenziarie europee”, realizzato dall’esperto di Islam nella carceri, Sergio Bianchi, ne indica 13mila.
In Italia ci sono circa 80 islamici dietro le sbarre per reati connessi al terrorismo. Dal 2009 li hanno concentrati in quattro istituti di pena: ad Asti, Macomer, Benevento e Rossano. Nel carcere di Opera, invece, sono arrivati Adel Ben Mabrouk, Nasri Riadh e Moez Abdel Qader Fezzani, ex prigionieri di Guantanamo. Chi li controlla ogni giorno racconta che parlano in italiano. La guerra santa in Afghanistan l’hanno abbracciata dopo aver vissuto come extracomunicatori nel nostro paese. Non si possono incontrare fra loro e vivono in celle singole. Pregano regolarmente con molta devozione e hanno mantenuto i barboni islamici.

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