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19 luglio 2010 - Esteri - Cuba - Il Giornale
L'Italia darà asilo ai prigionieri politici scarcerati a Cuba
«L'Italia ha dichiarato la sua disponibilità ad accoglie­re i prigionieri politici libera­ti dalle autorità cubane. Nei prossimi giorni riceverò la li­sta dei nominativi dalla no­stra ambasciata all'Avana. Poi per farli arrivare da noi ga­rantisco che saremo velocis­simi ». Lo rivela a Il Giornale Enzo Scotti, sottosegretario agli Esteri con la delega per l’America Latina. Il governo conferma che il presidente del Consiglio, Silvio Berlu­sconi, aveva dichiarato di vo­l­er aprire le porte ai dissiden­ti cubani al vertice G8-G20 in Canada dello scorso giugno. L'accordo sulla liberazione è stato negoziato dalla chiesa di Cuba e dal ministro degli Esteri spagnolo, Miguel An­gel Moratinos, con Raul Ca­stro, che ha preso il posto del fratello Fidel a causa dei pro­blemi di salute del líder Máxi­mo. Anche l'Italia ha giocato un ruolo nel convincere il re­gime socialista a rilasciare i prigionieri politici.
Il 7 luglio, con un comunica­to s­enza precedenti dell'arci­vescovado dell'Avana, è sta­ta annunciata la liberazione dei primi sette dissidenti. Una settimana dopo Ricardo Gonzalez, Lester Gonzales, Omar Ruiz, Antonio Villare­al, Julio Cesar Galvez, José Lu­i­s Garcia Paneque e Pablo Pa­checo, accompagnati da una cinquantina di familiari, so­no arrivati a Madrid. La Chie­sa ha stilato una lista con altri 17 nomi di prigionieri politi­ci in via di scarcerazione.
«In questa fase è prevista la liberazione di 52 dissidenti, ma penso che si arriverà velo­cemente a 72», spiega Scotti. I primi 52 sono stati arrestati nel 2003 durante la grande re­tata battezzata «Primavera nera». Tutti condannati per reati ideologici, si definisco­no «sepolti vivi». Garcia Pa­neque, appena liberato, era stato condannato a 24 anni di prigione. Ricardo Gonza­lez era un giornalista. Secon­do Human rights watch sono circa 200 i prigionieri politici a Cuba. Fra questi Nelson
Molinet Espino, un sindacali­sta che rientra nell'accordo con la Chiesa, finito dietro le sbarre perché ha criticato le condizioni dei lavoratori nell' isola rossa.
Il sottosegretario sottolinea un aspetto fondamentale: «I prigionieri liberati devono poter scegliere se rimanere a Cuba o andare all'estero. La loro partenza non può costi­tuire un obbligo, altrimenti diventa esilio forzato». Una
pratica che era in voga ai tem­pi dell'Unione Sovietica. Per i cubani che sceglieranno di venire in Italia saranno utiliz­zati i fondi dei rifugiati. «Si tratta di gente di un certo spessore culturale e profes­sionale - spiega Scotti - . La Comunità di Sant'Egidio è di­sponibile ad occ­uparsi del lo­ro inserimento nel nostro Pa­ese ». L'associazione con ba­se a Roma ha una sede a Cu­ba. Non solo: il cardinale dell' isola, Jaime Ortega Alamino, ha presenziato al quaranten­nale della Comunità. L'alto prelato, assieme all'arcive­scovo dell'Avana, Dionisio Guillermo García Ibáñez, ha trattato con Castro la libera­zione dei dissidenti.
Su quanti arriveranno nel no­stro Paese «non abbiamo po­sto limiti sui numeri» rivela Scotti. L'Italia ha giocato un ruolo dietro le quinte del ne­goziato. «Abbiamo riaperto la cooperazione alla svilup­po fra Italia e Cuba. Poi c'è sta­ta la visita all'Avana del vice­ministro Adolfo Urso. In tut­te le occasioni di incontro con le autorità cubane è stata posta in primo piano la libe­razione dei prigionieri politi­c­i condannati per ragioni ide­ologiche. Per noi costituiva una pregiudiziale nello svi­luppo
delle relazioni», spie­ga Scotti.
Un giorno prima che il rap­presentante spagnolo Mora­tinos si recasse a Cuba il sot­tosegretario agli Esteri lo ha incontrato a Cracovia riba­dendo che «il ministro degli Esteri Franco Frattini aveva garantito l'impegno italiano ad accogliere i dissidenti». Ol­tre a quelli diretti in Spagna, altri andranno negli Stati Uni­ti. Pure la Francia è pronta ad
aprire le porte.
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[continua]