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18 ottobre 2010 - Esteri - Afghanistan - Il Giornale
Gli Usa: "Non ci ritireremo da Kabul nel 2011"
La comunità internaziona­le si riunisce oggi a Roma 'per un consulto sul futuro dell'Af­ghanistan' annuncia il sito del­la Farnesina. Non una riunio­ne qualunque, ma un incontro di alto livello, in un momento cruciale, con il ministro degli Esteri afghano Zalmai Ras­soul, l'inviato speciale ameri­cano Richard Holbrooke, il co­mandante delle truppe inter­nazionali a Kabul, David Petra­eus ed il rappresentante dell' Onu Staffan de Mistura . Per la prima volta, fra i rappresentan­ti di 46 paesi che si incontrano per l'intera giornata a palazzo Madama, ci sarà anche un alto funzionario iraniano. Si chia­ma-Ali Mohammed Ali Quane­zadeh ed è il direttore generale degli Affari europei del ministe­ro degli Esteri di Teheran. Per affrontare la crisi afghana l'ap­proccio regionale è fondamen­tale.
L'Iran confina con l'Afgha­nistan occidentale, dove i mili­t­ari italiani hanno la responsa­bilità del controllo del territo­rio.
L'incontro di Roma verrà aperto alle 10 dal ministro de­gli Esteri Franco Frattini e dal suo omologo afghano Ras­soul, che ha vissuto a Roma in esilio con l'ex re Zahir Shah. L'ambasciatore Holbrooke fa­rà subito il punto sulla revisio­ne politica voluta dalla Casa Bianca, per capire se in Afgha­nistan la strategia americana è vincente oppure no. Ieri, du­rante la trasmissione 'In 1/2 h', di Lucia Annunziata, il di­plomatico Usa ha messo le ma­ni avanti: 'Non è detto che nel 2011 comincerà il ritiro. Dovre­mo valutare'. L'incontro di Ro­ma serve proprio a preparare il terreno in vista del vertice Na­to del 19-20  novembre a Lisbo­na. In Portogallo bisognerà mettere a punto una strategia operativa per 'il periodo di transizione', dal 2011 al 2014, che preveda una graduale ridu­zione dell'impegno militare della Nato a favore delle forze di sicurezza afghane. Gradua­le e l­ento a seconda delle condi­zioni sul terreno,non un preci­pitosoritiro.Il generale Petraeus interver­rà proprio sulla ' transizione' e sarà affiancato da Rangin Da­dfar Spanta, il consigliere per la sicurezza nazionale del pre­sidente afghano Hamid Kar­zai.
Il comandante delle forze Nato ha incontrato sabato il mi­nistro della Difesa Ignazio La Russa. Invece che andarcene, prima della fine dell'anno il contingente italiano in Afgha­nistan aumenterà a 4mila uo­mini, compresi i '500 addestra­tori' richiesti dagli americani.Se ci saranno risorse dovrebbe­ro arrivarne altri 100 o 200 nel 2011. Fra un anno si spera di riuscire a consegnare agli af­ghani i primi distretti attorno ad Herat e dintorni. L'obiettivo è spostare il ruolo di combatti­mento dei militari italiani a quello di addestramento delle truppe afghane. Proprio oggi ad Herat arriva il nuovo co­mandante: il generale degli al­pini Marcello Bellacicco.
'Il secondo punto all'ordine del giorno dell'incontro di Ro­ma è il processo di riconcilia­z­ione e reintegrazione degli in­sorti' spiega Maurizio Massa­ri, portavoce della Farnesina.
La reintegrazione prevede di recuperare la manovalanza
dei combattenti talebani che combatte per un paio di dollari al giorno. La riconciliazione, avviata da Karzai, sarà un'ope­razione più delicata e comples­sa. Le linee rosse imposte dalla comunità internazionale per la pace con i talebani sono tre: nessun contatto con al Qaida, accettazione della costituzio­ne afghana, rispetto dei diritti umani e soprattuto di quelli re­lativi alle donne conquistati fi­no ad oggi.
Il terzo punto in agenda ri­guarda il piano di riforme del governo afghano per migliora­re le i­stituzioni e la lotta alla cor­ruzione. Domani Frattini ed il suo omologo Rassoul inaugu­reranno il primo corso di for­mazione
in Italia di 18 giovani funzionari afghani, comprese 8 donne, in gran parte diploma­tici.
Nel pomeriggio a palazzo Madama interverrà De Mistu­ra, per analizzare lo scenario di luci e ombre scaturito dalle elezioni parlamentari afgha­ne, che si sono tenute un mese fa. I risultati ufficiali non sono stati ancora resi noti.
Durante l'incontro prende­ranno la parola i rappresentan­ti di paesi come il Pakistan e l'Arabia Saudita. Il più atteso è l' intervento del diplomatico iraniano. Teheran è interessa­ta alla lotta al narcotraffico che passa attraverso l'Iran, ma il ve­ro problema sono le armi che arrivano ai talebani.

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[continua]

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