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Articolo
09 novembre 2010 - Esteri - Afghanistan - Il Giornale
Cosi sarà il ritiro dall'Afghanistan Gli italiani i primi a tornar a casa
La Nato siritira dall’Afgha­nistan? La prima provincia che passerà sotto il controllo delle forze di sicurezza locali sarà quella di Herat, regione sotto il controllo italiano nella parte occidentale del Paese. Probabilmente succederà già a febbraio o a marzo, secondo una mappa preparata dal co­mandante della missione a Ka­bul, il generale David Petra­eus. Lo ha rivelato ieri il quoti­diano inglese Times . Ognuna delle 34 province afghane sul­le nuove cartine americane è stata evidenziata con un colo­re che va dal verde al grigio, a seconda degli obiettivi. Quella di Herat è in verde e dovrebbe inaugurare la via d’uscita dal­l’Afghanistan. Non certo un ri­tiro precipitoso, ma un disim­pegno sul terreno che lascerà la gestione della sicurezza agli afghani. Le province «grigie» sono quelle più a rischio e fan­no parte della «cintura pa­sthun » al confine con il Paki­stan: Helmand, Kandahar, Uruzgan e Kunar, principale serbatoio della guerriglia tale­bana.
Il generale americano porte­rà la mappa al vertice della Na­to di Lisbona il 19 novembre, che dovrà ufficializzare il gra­duale disimpegno dall’Afgani­stan. «In realtà la provincia di Herat è già in gran parte nelle mani degli afghani», spiega al
Giornale una fonte militare ita­liana.
Nel capoluogo provin­ciale i nostri soldati non pattu­gliano le strade. Una compa­gnia di alpini appoggia le guar­die di frontiera al confine con l’Iran e i carabinieri addestra­no le unità antiterrorismo del­la polizia ad Adraskan. A fian­co dell’aeroporto c’è Camp Arena, dove si trova il coman­do del settore Ovest della Nato a guida italiana, ma la provin­cia è relativamente tranquilla. Soltanto a Sud, vicino a Shin­dad, la famigerata valle di Ze­rko, terra di oppio e talebani, è una spina nel fianco. Venerdì scorso sono rimasti feriti due alpini a causa di trappole esplosive. Non a caso abbia­mo impiantato in zona un gruppo di battaglia,che nell’ul­timo anno ha ridotto di molto il focolaio di tensione.
Nelle aree dipinte di verde, come quella di Herat, la sicu­rezza afghana avrà piena re­sponsabilità in un tempo mas­simo di sei mesi. Secondo il
Ti­mes «dei 300 distretti afghani, almeno due terzi possono pas­sare al controllo locale senza grossi rischi». A patto che i sol­dati della Nato siano pronti a intervenire in caso di necessi­tà.
I problemi più evidenti ri­guardano nove province. Per quelle dipinte in grigio ci vor­ranno più di due anni per pas­sare il testimone agli afghani. Altre regioni sono etichettate con il giallo o l’arancione , co­me Farah, fronte Sud dello schieramento italiano. Per le «rosse» sono previsti altri due anni di operazioni della Nato. Non è un caso che a Farah ab­biamo due task force. L’ulti­ma, composta da circa 400 uo­mini, ha preso possesso in set­tembre
della basi Lavaredo, Ice e dell’avamposto di Buij fra Bakwa e la valle del Gulistan. La zona più ostica, dove i solda­ti italiani controllano ben po­co. Negli ultimi sei mesi i no­stri militari impegnati in Af­ghanistan hanno subito oltre 200 attacchi fra scontri a fuo­co, trappole esplosive e atten­tati suicidi. Entro la fine del­l’anno il contingente arriverà a 4mila uomini, compresi i ca­rabinieri che addestreranno le forze di sicurezza afghane. Sul fronte Nord, nella provincia di Badghis, abbiamo creato una bolla di sicurezza di una venti­na di chilometri attorno a Bala Murghab. Bisogna, però, anco­ra liberare dai talebani ed asfal­tare l’ultimo pezzo della Ring road, l’arteria circolare che percorre tutto il Paese. La buo­na notizia è che un famoso ca­po bastone degli insorti sareb­be disposto a trattare un’ono­revole pacificazione.
Le province «gialle» e «aran­cioni », come quella di Farah, dovrebbero passare agli afgha­ni in un periodo fra i 18 e i 24 mesi. La prossima primavera torneranno a Herat i paracadu­tisti della Folgore, che dovran­no per prima cosa affrontare il vespaio del Gulistan dove si an­nidano pure cellule di Al Qai­da.
Il generale Petraeus ha pre­parato
la colorata mappa per rendere chiara l’idea che la transizione afghana comince­rà il prossimo anno, come vuo­le il presidente americano Ba­rack Obama, ma sarà lunga e delicata. A fine 2010 la Nato avrà nel Paese circa 150mila uomini, lo stesso numero del­l’invasione sovietica del 1979. Il prossimo anno gran parte dei reparti combattenti nelle province meridionali, a comin­ciare dai marine, resteranno sul posto. Se tutto andrà bene si comincerà a vedere la luce in fondo al tunnel verso il 2014 .

video
02 novembre 2012 | Tg5 | reportage
Messa in prima linea per l'ultimo caduto
Tiziano Chierotti ucciso in combattimento a Bakwa il 25 ottobre viene ricordato con una toccante cerimonia nella mensa da campo di base Lavaredo.

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25 novembre 2001 | Studio Aperto - Italia1 | reportage
Il futuro governo dell'Afghanistan e la fuga di Osama bin Laden
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24 novembre 2001 | Studio Aperto - Italia1 | reportage
Gli orfani di Kabul
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radio

26 febbraio 2010 | SBS | intervento
Afghanistan
Bacha bazi: piccoli schiavi del sesso
In Afghanistan molti ragazzini vengono venduti e trasformati in schiavi sessuali da signori della guerra o personaggi facoltosi. I bacha bazi sono minori che vengono vestiti da donna e ballano per un pubblico di soli uomini. Il servizio del giornalista Fausto Biloslavo.

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19 aprile 2010 | SBS Australia | intervento
Afghanistan
Liberati i tre operatori di Emergency
Svolta nella ultime ore dopo una settimana di passione.

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16 aprile 2010 | SBS Australia | intervento
Afghanistan
I tre di Emergency trasefriti nella capitale afghana
Trasferiti a Kabul i tre medici di Emergency. Sembrava che la soluzione fosse ancora lontana.

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12 aprile 2010 | Rai Radio3 | intervento
Afghanistan
Smentito il Times
Il portavoce del governatore di Helmand, contattato telefonicamente da Il Giornale, ha smentito i virgoletatti del Times. “Non ho mai accusato gli italiani di Emergency di essere in combutta con al Qaida – ha ribadito – Ho solo detto sabato (come riportato da Il Giornale) che Marco (il chirurgo dell’ong fermato nda) stava collaborando e rispondendo alle domande”. IN STUDIO CECILIA STRADA PRESIDENTE DI EMERGENCY.

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16 luglio 2010 | R101 | intervento
Afghanistan
Combattimento dei corpi speciali a Bala Murghab
Un’operazione dei corpi speciali italiani finita in un violento combattimento con i talebani, che hanno ferito tre militari, uno in maniera grave. A terra sono rimasti due Ranger, gli alpini paracadutisti del battaglione Monte Cervino di Bolzano ed un incursore dell’aereonautica. Non si è trattato del solito agguato con una trappola esplosiva, ma di un combattimento vero e proprio nei pressi di Bala Murghab, il fronte nord del contingente italiano.

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