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Articolo
13 gennaio 2011 - Esteri - Afghanistan - Il Giornale
In Tunisia i militari pronti a un colpo di stato
Fausto Biloslavo
Altri morti, coprifuoco notturno e lo spettro di un golpe, dopo il siluramento del capo di stato maggiore dell'esercito e del ministro dell'Interno. L'intifada del pane in Tunisia sta diventan­do una rivolta che rischia di buttar giù il presidente Zine al-Abidine Ben Ali. Una ne­mesi storica: nel 1987 fu lui, ex generale e capo della sicu­rezza, a prendere il potere de­stituendo il presidente Ha­bib Bourguiba. E anche negli anni Ottanta tutto era comin­ciato come oggi, con le prote­ste di piazza scatenate dall'
aumento dei prezzi dei gene­ri di prima necessità.
Nella notte di martedì le manifestazioni e gli scontri con la polizia avevano coin­volto, per la prima volta, la pe­riferia di Tunisi. Fin dall'alba di ieri i punti nevralgici, gli edifici del potere, le banche, la tv di stato nella capitale so­no stati presidiati dai milita­ri. In città sono apparsi i blin­dati leggeri dell'esercito. La tensione è cominciata a sali­re con manifestazioni spon­tanee ed improvvisate. Le for­ze di sicurezza tentano di di­sperdere qualsiasi assembra­mento,
con l'aiuto di picchia­tori in borghese.
Nel pomeriggio di ieri la si­tuazione è precipitata. Centi­naia di giovani, che gridava­no slogan contro il regime, si sono riuniti alla Porta di Fran­cia cercando di avanzare lun­go viale Bourghiba, nel cen­tro città. Le forze di polizia sbarravano la strada e hanno cominciato a lanciare lacri­mogeni. Poi si è passati alle armi da fuoco, anche se mol­ti agenti in questi giorni si so­no rifiutati di sparare. Non è chiaro se pure i giovani fosse­ro armati. Cinque persone, fra manifestanti e forze dell' ordine, compreso un profes­sore universitario, sono state uccise secondo la tv araba al Jazeera. Le autorità hanno decretato il coprifuoco not­turno dalle otto di sera alle sei del mattino.
Le proteste si sono svilup­pate anche in altre città tuni­sine come Douz, Dagache e Qabali. A Douz si registrereb­bero altre cinque vittime se­condo le tv arabe, che porte­rebbero il bilancio dei morti a dieci solo nella giornata di ieri. Cortei di protesta anche a Kasserine, dove l'intifada del pane era iniziata la scorsa settimana. Migliaia di perso­ne sfilavano al grido di
«vatte­ne Ben Alì». L'Onu, l'Ue e gli Usa hanno condannato l'uso 'sproporzionato della for­za'. Altri feriti si registrano a Sfax, dove i manifestanti han­no incendiato la sede del par­tito al potere. Secondo alcu­ni filmati i manifestanti han­no fraternizzato con i reparti dell'esercito.
Non è un caso che il presi­dente abbia silurato il capo di stato maggiore, generale
Rashid Bin Ammar, perchè si sarebbe rifiutato di dare l'or­dine di sparare sui manife­stanti. Il suo sostituto dovreb­b­e essere il capo dei servizi se­greti, generale Ahmad Sha­bir, che ha dispiegato l'eserci­to nella capitale. Ben Alì ha silurato anche il ministro dell'Interno, Rafik Belhaj Ka­cem, ordinando la liberazio­ne di tutti gli arrestati. Soprat­tutto la polizia e le unità in borghese hanno sparato in­sanguinando la rivolta del pa­ne.
Il successore a capo del delicato dicastero è Ahmed Faria, un accademico, che prima ricopriva il ruolo di sot­tosegretario. Sembra che il presidente stia dando un col­po al cerchio ed una alla bot­te, per restare in piedi. Il suo timore è un colpo di palazzo che lo costringa a farsi da par­te, come lui stesso aveva fat­to nel 1987.
I manifestanti non sembra­no intenzionati a cedere e stanno alzando il tiro contro lo stesso Ben Alì, che per cal­mare gli animi ha istituito una commissione sulla cor­ruzione. Il blogger e giornali­sta tunisino Zied el-Heni so­stiene che la gente respinge il tentativo di 'islamici e comu­nisti' di cavalcare la rivolta. Ieri è stato arrestato Hama al-Hamami, leader del Partito comunista, che in un'intervi­sta sul giornale Left, in uscita il 14 gennaio, dichiara: «Que­sta è una sollevazione popo­­lare, democratica, direi persi­no a carattere laico».
In realtà l'opposizione in Tunisia non esiste ed il desti­no del paese, su pressione della piazza, sarà probabil­mente deciso dai generali, che si stanno dividendo nel sostegno al presidente Ben Alì.

www.faustobiloslavo.eu

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