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Reportage
31 marzo 2011 - Storia di Copertina - Libia - Panorama
L'Italia può ancora far molto, ma fermate le bombe

Si è fatto 160 chilometri schivando le bombe alleate per arrivare a Tripoli. Con l’idea di spiegare che nella guerra in Libia l’Italia può avere ancora un ruolo pacificatore e si deve tornare a trattare partendo dalle tribù per fermare la guerra civile. ali mohammed al-ahwal fa parte della «cupola» ristretta di cinque membri del clan Werfalla, la confederazione di cabile più potente del paese che raccoglie 2 milioni di libici. abiti tradizionali color noce, post laurea in storia, in tempo di pace al-ahwal regola le dispute fra i membri della tribù o stabilisce il prezzo del sangue in caso di faide. a 65  anni vive a Bani Walid, a sud-ovest di Tripoli, «capitale» dei Werfalla. all’inizio della rivolta alcuni capi della tribù, che conta su molti elementi nelle forze di sicurezza, avevano preso le distanze da Gheddafi. al-ahwal, fedele al Colonnello, è convinto che si possa ancora uscire dall’incubo della guerra con l’antico sistema del negoziato tribale. E spiega come in questa intervista esclusiva a Panorama.
Anche i nostri cacciabombardieri partecipano alle operazioni contro la Libia. Lei si aspettava un intervento armato dell’Italia?
Sono stupito e molto dispiaciuto che pure voi aderiate ai raid. assieme avevamo girato pagina perdonandovi il periodo coloniale e aprendo una nuova era. Le relazioni con l’Italia erano ottime. Siete i nostri vicini oltre il mare e per questo abbiamo bloccato l’immigrazione verso le vostre coste. Ci siamo accordati sul gas e sul petrolio. Gheddafi ha visitato l’Italia tante volte. Il mio messaggio agli italiani è solo uno: fermatevi, non distruggete tutto quello che c’è stato fra i nostri due paesi. È contrario anche ai vostri interessi.
Secondo lei, il governo italiano potrebbe fare qualcosa di concreto?
avete un ruolo importante nell’Unione Europea. Sospendete gli attacchi, fermate la guerra. Cercate di far ragionare i vostri alleati. La Germania si è tirata indietro, ma noi pensavamo che l’Italia fosse il paese più vicino alla Libia. Bisogna arrivare a un cessate il fuoco immediato, che potrebbe riguardare anche i combattimenti sul terreno fra le truppe governative e i ribelli.
Cosa pensa della guerra civile che è scoppiata in Libia?
È un complotto creato, in parte, dalle potenze occidentali. Il cosiddetto Consiglio nazionale di Bengasi non ce la farà. non possiamo permettere la spartizione della Libia. Se qualcosa del genere fosse capitato a Torino o a milano, non penso che il governo italiano sarebbe rimasto a guardare. In Libia, dall’est all’ovest, siamo tutti fratelli. per questo sono scioccato per quello che è accaduto. C’era discriminazione nei confronti dei fratelli della Libia orientale? ma se molti di quelli che stavano al potere oggi sono a capo del Consiglio nazionale (l’autogoverno dei ribelli, ndr). mustafà abdul Jalil fino a poche settimane fa era ministro della Giustizia, abdul Fattah Younis ricopriva la carica di ministro dell’Interno. Cosa è accaduto? Se il governo è corrotto e non va bene come dicono, loro ne facevano parte fino al giorno prima.
Non pensa che 42 anni di potere incontrastato del colonnello Muammar Gheddafi siano troppi?
Hanno una bella faccia tosta a ribellarsi dopo essere stati tutti amici di Gheddafi per tanto tempo. La gente comune può avere il diritto di protestare, non certo loro (i capi dei ribelli, ndr). Significa che non è possibile alcuna apertura?
no, bisogna avviare un dialogo, un negoziato per capire cosa vogliono (gli oppositori, ndr). Dobbiamo sederci tutti assieme attorno allo stesso tavolo e cominciare a parlare attraverso le cabile (le tribù, ndr). Così possiamo correggere gli errori che sono stati commessi. Che cosa bisogna cambiare?
Il 17 marzo (mostra diversi fogli in arabo,ndr) il 95 per cento delle tribù libiche ha partecipato a un incontro per proporre cambiamenti. non si tratta di imporre scelte, ma di ascoltare tutti e trovare una soluzione. non ci sono problemi per le riforme politiche. possiamo trovare un accordo su tutto, se l’obiettivo è il bene comune della Libia. Con i ribelli di Bengasi siamo disposti a discuterne senza precondizioni, ma le differenze non vanno imposte con le armi.
Gli insorti vogliono abbattere Gheddafi. Il Colonnello dovrebbe fare un passo indietro?
Gheddafi non ha incarichi ufficiali, ma nel caso si facesse da parte, quale sarebbe l’alternativa? Chiedono che se ne vada, ma vorrei sapere chi arriva dopo. Una parte consistente della tribù Werfalla vive a Bengasi, «capitale» dei ribelli. La sua gente è divisa?
molti di loro è come se fossero prigionieri, non hanno diritto di esprimere le proprie opinioni, di chiarire veramente quello che vogliono. prendiamo come esempio Zawia (la città ribelle a 40 chilometri da Tripoli riconquistata dai governativi, ndr) o misurata (terza città del paese, dove si combatte, ndr). Quando i ribelli hanno perso la battaglia in molti sono usciti dalle case per festeggiare. nella vostra democrazia comanda la maggioranza, il 50 per cento più uno, o anche meno. perché non ascoltate tutto il popolo libico e non solo una parte? Altri membri della sua tribù vivono ad al-Baida e Derna, roccheforti fondamentaliste. Fra i ribelli, però, i veri estremisti islamici sono una minoranza. Perché sostenete che esiste un pericolo Al Qaeda?
perché è reale. Con i ribelli combatte gente che era detenuta a Guantanamo e altri sono stati rilasciati di recente dalle carceri libiche. posso capire i manifestanti nella piazza Tahrir al Cairo, ma questi sono dei terroristi. Gli insorti sventolano la vecchia bandiera della monarchia. Come lo spiega?
Le residenze del re erano ad al-Baida e Tobruk con la protezione delle tribù dell’est. non capisco questa attrazione per la monarchia, che è stata succube degli americani. Dall’estero soffiano sul fuoco gli ex del vecchio regime monarchico e i loro eredi. Al primo bombardamento della comunità internazionale sulla Libia cosa ha pensato?
Quando l’ex presidente Boris Eltsin ha tirato cannonate sul parlamento russo, legalmente eletto, non avete bombardato mosca. È questa la democrazia o forse volete lanciare una crociata contro noi musulmani?

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