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Reportage
14 aprile 2011 - Fatti - Libia - Panorama
Il via libera libico agli sbarchi in Italia
Sulla striscia di sabbia che si perde all’orizzonte, di fronte a un mare color smeraldo, il giovane trafficante indica la rotta verso Lampedusa. È dalle spiagge libiche come Zuwarah, a 60 chilometri dalla Tunisia, che ricominciano a partire i clandestini verso l’Italia. Dopo le bombe della nato il colonnello muammar Gheddafi ha dato il via libera all’«invasione» dell’Europa.
Il trafficante di esseri umani, che si fa chiamare Haji, pellegrino della mecca, tira fuori il telefonino. E mostra un video girato pochi giorni prima sulla stessa spiaggia. Una quarantina di clandestini africani, come antichi schiavi egizi, portano a spalla un enorme gommone grigio verso il mare. Un paio di trafficanti libici, gli unici bianchi, li incitano a far presto e i disgraziati alla ricerca dell’eldorado occidentale arrancano nella sabbia.
«Il gommone serve per raggiungere il barcone al largo, che l’ultima volta ha trasportato 140 persone verso l’Italia» racconta Haji, con il cappuccio della felpa verde tirato su per non farsi fotografare in faccia. Squilla il cellulare e il giovane trafficante di Zuwarah riceve una richiesta per imbarcare 450 clandestini. «ne ho già pronti 150» risponde. «Se aggiungo anche i miei, servirà una barca molto grande. portali al tramonto. Se allah vuole li facciamo partire domani sera».
Il viaggio dall’africa all’Italia costa da 1.500 a 2 mila euro. L’accordo con roma sul contrasto all’immigrazione clandestina dovrebbe far chiudere il rubinetto degli sbarchi dalla Tunisia. Così i trafficanti si stanno riorganizzando sulle coste della Libia occidentale ancora in mano a Gheddafi. Così fra il 5 e il 6 aprile sulle coste italiane sono sbarcate circa 1.300 persone in 24 ore. E a Sud di Lampedusa solo 47 sono stati i superstiti del naufragio di un barcone con oltre 200 immigrati
a meno di 1 chilometro della spiaggia dei clandestini di Zuwarah incappiamo in un posto di blocco di El Jis, l’esercito governativo. Dopo qualche superficiale controllo ci lasciano andare con il nostro trafficante-accompagnatore.
La città, 120 chilometri a ovest di Tripoli, porta i segni di duri combattimenti. negozi saccheggiati, cannonate che hanno sbrecciato le case e strade semideserte. all’inizio dei bombardamenti alleati i ribelli hanno tentato un colpo di mano, ma sono riusciti a tenere Zuwarah solo un giorno.
Haji ci accompagna in un vicolo polveroso vicino a una moschea. Bussa a una porta in ferro grigia, che viene aperta con sospetto. Dentro vive una piccola colonia di sudanesi scappati dall’inferno del Darfur. «Siamo arrivati pochi giorni fa con una colonna di 11 camion dal deserto. C’erano somali, eritrei e tanti altri africani. nessun controllo e le bombe le abbiamo solo sentite» racconta abu Bakr. «noi volevamo lavorare in Libia, ma la situazione è critica. mio cugino è già partito per Lampedusa. andremo in Italia con il prossimo imbarco» spiega il sudanese.
Gli imbarchi starebbero riprendendo anche a oltre 100 chilometri a est di Tripoli, nella direzione opposta. non ha dubbi Bashir, che ci fa da guida ad alKhums, un’altra città sulla costa: «Circa 200 africani si sono imbarcati qualche giorno fa. Il governo è occupato con la guerra e sta diventando facile fare partire gli immigrati. per noi non è più solo un affare, ma una vendetta contro l’Italia e l’Europa che ci bombardano».
Sulla spiaggia, davanti alle rovine romane,dove sarebbe avvenuto l’ultimo imbarco, bottiglioni di plastica per l’acqua    e    cartoni del latte sono buttati fra i rovi. Bashir ci fa vedere tre barconi tirati in secco sulla battigia, tozzi e colorati. molto simili a quelli già arrivati a Lampedusa. Uno è in vendita e c’è pure il numero del telefono scritto sulla chiglia. «Li stanno rimettendo a posto per i prossimi imbarchi» sostiene la guida locale.
«Le truppe di Gheddafi sono alla base dell’immigrazione clandestina che arriva da Tripoli» e che viene usata dal Colonnello «per fare pressioni sull’Europa», secondo il ministro degli Esteri Franco Frattini.
non a caso quando la polizia ci intercetta ad al-Khums gli agenti parlano con gli accompagnatori governativi e tutto si risolve. possiamo continuare a seguire le tracce dei clandestini in partenza dalla Libia. Un fenomeno forse un po’ gonfiato per fare paura all’Europa, ma da non sottovalutare in vista della diminuzione dei flussi dalla Tunisia.
poco più a ovest di al-Khums c’è alQarabulli, altro famoso porto dei clandestini, fin dai tempi dell’accordo con l’Italia sull’immigrazione, poi saltato. Il vescovo di Tripoli, Giovanni martinelli, ha rivelato che sono stati trovati 10 cadaveri di migranti africani sulle coste nei pressi di Tripoli, «ma giungono notizie di molti più corpi vicino ad al-Qarabulli». Un barcone con circa 200 clandestini, soprattutto eritrei e somali, è disperso. «Sono circa 2 mila i profughi arrivati dalla Libia» aveva dichiarato il 31 marzo il ministro dell’Interno, roberto maroni.
La bomba umana degli immigrati, come rappresaglia agli attacchi aerei della nato, trova una conferma su Al-Jamahiriya News, il giornale in inglese del regime. Sui clandestini una fonte anonima della sicurezza libica dichiara: «Ce ne siamo lavati le mani. non è più un problema prioritario per la Libia».
nessun poliziotto ci ha fermato a notte fonda, quando un fuoristrada è venuto a prenderci all’albergo dei giornalisti, per portarci in uno dei quartieri più poveri di Tripoli. L’accordo è non rivelare dove siamo, ma ogni 500 metri passiamo un posto di blocco delle guardie popolari, i civili armati e mobilitati da Gheddafi per difendere il regime.
Un miliziano con il kalashnikov sorveglia una dozzina di emigranti in transito. Il gruppetto è composto da facce nere come il carbone, che vengono dal Ciad e dal mali, ma pure da un giovane siriano di aleppo. nessuno vuole fare il proprio nome. «mi imbarcherò nei prossimi giorni verso Lampedusa» spiega il siriano. «Ho un cugino a roma che mi aspetta».
Un giovanotto del mali sottolinea in francese che vuole andarsene perché in Libia c’è la guerra, «ma dopo l’Italia proseguirò per l’Inghilterra». Un altro clandestino dall’africa nera indossa orgoglioso una maglietta dell’Inter. nel gruppetto il più muscoloso ha invece deciso di restare a combattere con i libici pro Gheddafi. Quello che sembra il capo comitiva del mali, con le cicatrici tribali sul volto, rivela: «Siamo in tutto 49. Speriamo di imbarcarci fra qualche giorno a Zuwarah per raggiungere l’Italia».
Il trafficante di uomini, che organizza lo smistamento nella capitale libica, si fa chiamare mohammed, ma non è il suo vero nome. In tuta da ginnastica si trova a suo agio nel quartiere pro Gheddafi e ammette: «Stanno cominciando a partire per l’Italia fra 300 e 400 persone alla settimana».

video
30 marzo 2011 | TG4 | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
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08 aprile 2011 | TG4 | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
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24 marzo 2011 | TG4 | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
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radio

26 aprile 2011 | Radio 101 | intervento
Libia
Con Luxuria bomba e non bomba
Il governo italiano, dopo una telefonata fra il presidente americano Barack Obama ed il premier Silvio Berlusconi, annuncia che cominciamo a colpire nuovi obiettivi di Gheddafi. I giornali titolano: "Bombardiamo la Libia". E prima cosa facevamo? Scherzavamo con 160 missioni aeree dal 17 marzo?

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22 marzo 2011 | Panorama | intervento
Libia
Diario dalla Libia
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02 marzo 2011 | Panorama | intervento
Libia
Diario dalla Libia
Una nube nera su tutta Tripoli

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08 marzo 2011 | Panorama | intervento
Libia
Diario dalla Libia
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10 marzo 2011 | Panorama | intervento
Libia
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