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Reportage
07 marzo 2011 - Esteri - Libia - Il Giornale |
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Le sette vite del Colonnello: sfugge ad un blitz all'lalba |
Tripoli Le raffiche, sempre più intense, ti buttano giù dal letto poco dopo le cinque del mattino. Prima sparano i kalashnikov e poi aumenta il calibro. I martellanti ta-ta-ta sono ripetuti ed in certi momenti continui, come se qualcuno aprisse il fuoco e altri rispondessero in una vera e propria battaglia a colpi di mitragliatrici pesanti. Fuori è ancora buio ed i giornalisti cominciano a pensare che stia accadendo qualcosa di grosso, un colpo di mano contro il regime di Gheddafi. Soprattutto quando le raffiche si avvicinano alla zona centrale della capitale. La sparatoria va avanti per un'ora e mezza, con l'intensità di una battaglia. Subito dopo il regime annuncia che si tratta di festeggiamenti per le controffensive governative lanciate su tutti i fronti ed invita la popolazione a scendere in piazza attraverso la tv pubblica. Strano che si festeggi con mitragliatrici pesanti, prima dell'alba, quando tutti dormono ed in giro ci sono solo posti di blocco. Fonti occidentali a Tripoli confermano che «si è trattato di un prolungato conflitto a fuoco ». Probabilmente il blitz di un commando arrivato da est, dalla zona di Tajoura, nido dei ribelli alle porte di Tripoli e ha cominciato a sparare subito dopo l'aeroporto militare sul lungomare. Poi le intense raffiche si sono spostate verso la piazza Verde, il centro della capitale e dal nostro albergo si sentivano avvicinare verso la cittadella fortificata di Bab al-Azizia, dove vive Gheddafi. Sul muro di cinta esterno, però, non si nota alcun segno di battaglia. Un'altra ipotesi è quella della cattura di uno dei capi clandestini della rivolta a Tripoli, che ha resistito ingaggiando un conflitto a fuoco nel tentativo di scappare. Nella guerra della disinformazione che si combatte in Libia non si capirà mai cosa è accaduto, ma alle sette del mattino, dopo un'ora e mezza di raffiche i sostenitori di Gheddafi scendono in piazza festanti. Per la prima volta, anche i civili, sono armati e sparano in aria davanti alle telecamere. «Non è solo un segno di giubilo, ma un avvertimento. Non provateci ad infiltrarvi a Tripoli per un colpo di mano. Siamo pronti a combattere e scatenare la guerra civile» spiega una fonte de Il Giornale nella capitale. In piazza i fan del colonnello sembrano autoconvincersi che la vittoria è vicina. «Tre città ribelli sono cadute e le truppe governative marciano su Bengasi (il quartier generale della rivolta da)» ripetono all' unisono. La realtà sul terreno sembra ben diversa. I fedelissimi di Gheddafi sono all'attacco, ma non riescono a sfondare. I berretti rossi di Khamis, il figlio del colonnello che comanda la 32ma brigata, hanno preso d'assalto per due giorni consecutivi Al Zawia, la sacca ribelle 40 chilometri ad ovest di Tripoli. Ieri sera i rivoltosi in città confermavano a Il Giornale di essere circondati, ma di non aver perso il controllo della ribattezzata piazza dei Martiri. Dalla base aerea di Misurata altre unità dei berretti rossi, con l'appoggio dei carri armati hanno attaccato la terza città del paese ad est della capitale. Uno dei capi della sollevazione, Salan Siwi, dichiara a Il Giornale : «Stiamo combattendo e non riescono a piegarci». L'unico vero successo della giornata è la riconquista da parte governativa di Bin Jawed, una delle ultime difese prima di Sirte, la città natale di Gheddafi. Oltre all'offensiva militare gli emissari del colonnello stanno mediando con le tribù, almeno una tregua. Sul piatto mettono una valanga di soldi ed un nuovo governo di unità nazionale. Gheddafi cerca la rivincita e allo stesso tempo lancia minacce trasversali agli occidentali. L'Europa verrà «invasa da migliaia» di immigrati, che «nessuno sarà in grado di fermare » ha dichiarato in un'intervista al settimanale francese Le Journal de Dimanche . Non a caso sono stati avvistati, nelle ultime ore, otto barconi zeppi di clandestini diretti a Lampedusa, cinquanta miglia a sud dell'isola. Almeno 200 immigrati si sarebbero imbarcati a Zarzis, in Tunisia. Altri 81 sono arrivati oggi. Gheddafi auspica «che una commissione d'inchiesta dell'Onu o dell'Unione Africana venga in Libia» per indagare sui presunti massacri. Poi il colonnello annuncia: se vincessero i ribelli: «Bin Laden verrà ad installarsi in Africa del Nord. Alle vostre porte avrete una guerra santa nel Mediterraneo». www.faustobiloslavo.eu |
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23 marzo 2011 | TG4 | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
Diario dalla Libia in fiamme
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25 marzo 2011 | TG5 | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
Diario dalla Libia in fiamme
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07 aprile 2011 | TG4 | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
Diario dalla Libia in fiamme
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radio
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02 marzo 2011 | Panorama | intervento |
Libia
Diario dalla Libia
Una nube nera su tutta Tripoli
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08 marzo 2011 | Panorama | intervento |
Libia
Diario dalla Libia
Diario dalla Libia
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29 aprile 2011 | Spazio Radio | intervento |
Libia
Piegare Gheddafi e preparare l'intervento terrestre
Gli americani spingono con insistenza per un maggiore coinvolgimento dell’Italia nel conflitto in Libia, non solo per passare il cerino politico agli europei. L’obiettivo finale è piegare il colonnello Gheddafi e far sbarcare una forza di interposizione in Libia, con ampia partecipazione italiana. Un modello stile ex Yugoslavia, dove il contingente occidentale è arrivato dopo l’offensiva aerea.
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26 aprile 2011 | Radio 101 | intervento |
Libia
Con Luxuria bomba e non bomba
Il governo italiano, dopo una telefonata fra il presidente americano Barack Obama ed il premier Silvio Berlusconi, annuncia che cominciamo a colpire nuovi obiettivi di Gheddafi. I giornali titolano: "Bombardiamo la Libia". E prima cosa facevamo? Scherzavamo con 160 missioni aeree dal 17 marzo?
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09 marzo 2011 | Panorama | intervento |
Libia
Diario dalla Libia
Diario dalla Libia
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