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Domande di Oggi
08 giugno 2011 - Esteri - Crimini di guerra - Oggi
Chi ha protetto Mladic per 16 anni?
L’ultimo che ha protetto Ratko Mladic è un lontano cugino, Branko Mandic, che lo ospitava in casa nel villaggio serbo di Lazarevo, dove il boia di Srebrenica è stato catturato. Un pesce piccolo rispetto alle coperture ad altissimo livello che hanno permesso all’ex generale una latitanza lunga 16 anni. Dopo l’incriminazione per genocidio nel 1995, Mladic ha continuato a vivere in Bosnia ad Han Pijesak, dove il maresciallo Tito aveva fatto costruire un bunker atomico. La protezione era organizzata dal generale Zdravko Tolimir, numero due dell’intelligence serbo bosniaca. Gli stessi soldati della Nato in Bosnia, a cominciare dagli italiani, hanno più volte chiuso un occhio al passaggio dei criminali di guerra come Mladic. I russi, storici alleati dei serbi, lo ospitarono a Mosca.
Alla fine degli anni novanta il super latitante si è rifugiato a Belgrado, quando regnava lo zar serbo Slobodan Milosevic. Nonostante la caduta di Milosevic nel 2000, la Voa, il servizio segreto militare, continuò a proteggere Mladic. Il boia di Srebrenica viveva nella caserma di Topcider nella capitale. Con l’emergere dell’attuale presidente riformista, Boris Tadic, il cerchio cominciò a stringersi, ma con difficoltà. Fino al 2008 Rade Bulatovic, capo del Bia, il servizio segreto civile, operò per non arrivare al ricercato  numero uno.
Negli ultimi anni il generale contava solo su alcuni religiosi ortodossi ultranazionalisti, sui suoi vecchi soldati o lontani parenti. La vera forza di Mladic, però, è rimasta quella di 1 serbo su 3, che continua a considerarlo un “eroe”.

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09 giugno 2011 | Nuovo Spazio Radio | intervento
Crimini di Guerra
Il generale Mladic ottiene la pensione
A 68 anni, con tanti acciacchi sulle spalle, anche il generale Ratko Mladic deve pensare alla vecchiaia. Difficilmente lo farà da uomo libero tanto presto, ma una delle sue prime preoccupazioni dopo la cattura è stata quella di farsi scongelare la pensione da generale. Avete capito bene: il ricercato numero uno per crimini di guerra nell’ex Jugoslavia è tornato ad incassare i suoi 800 € mensili. E la famiglia ha ritirato gli arretrati che sfioravano i 50mila€. La leggenda narrava che in caso di cattura il “guerriero” Ratko, con la pistola in pugno, non si sarebbe mai fatto prendere vivo, oppure l’avrebbe puntata alla testa tirando il grilletto per farla finita. Il boia di Srebrenica, ma “eroe” per tanti serbi, ha invece reagito in maniera banale arrendendosi e chiedendo subito l’assegno sociale.

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