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04 settembre 2011 - Esteri - Libia - Il Giornale
La rivoluzione dei bimbi libici che giocano ad una vita normale
Il primo ha lo sguardo da omet­to, un altro bambino mostra i muscoli e gli amici si tuffano nel mare limpido di Tripoli. Queste so­no le prime immagini normali che giungono dalla capitale libica, dopo giorni di battaglia. Quando il colon­nello Gheddafi governava le guide del regime portavano i giornalisti sulla spiaggia, fra ombrelloni e ba­gnanti, per dimostrare che tutto an­dava bene. Un gruppo di bambini ha deciso di andare al mare proprio il primo settembre, 42imo anniver­sario della rivoluzione di Gheddafi, senza bisogno di dimostrare nessu­na falsa normalità. Nell’ex piazza Verde, dove un tempo si radunavano le folle osan­nantidelcolonnellonelcentrodiTri­poli, qualcuno ha tirato fuori un cal­ciobalilla. Un altro scatto immorta­la due bambini impegnati nella sfi­da all’ultimo gol. Uno di loro porta un cappello con i colori monarchici della nuova rivoluzione. Con la ca­dutadiGheddaficambiatutto, apar­te una certa mania di coinvolgere i piùpiccolinellapropaganda. Prima i genitori li portavano in piazza con un fazzoletto verde in testa o attorno alcollo. Ipadrisparavanoinariacon i kalashnikov ed i figli ripetevano al­l’unisono c’è «solo Allah, la Libia e Muammar(Gheddafi)».Adesso,ac­cantoalverde, hannoaggiuntoilne­ro e rosso dei vessilli ribelli. I padri continuanoasparareinaria, magiu­rano che il colonnello è finito.
A parte la propaganda tanti bam­bini sono finiti in prima linea, come se la guerra in Libia fosse un gioco. Al Zawia, a soli 40 chilometri da Tri­poli, è stata fin dall’inizio una spina nel fianco di Gheddafi. In febbraio, quando la piazza principale era oc­cupata dagli insorti, i più piccoli si fa­cevano fotografare con l’elmetto troppo grande in testa e le dita a V in segno di vittoria.Da una parte e dal­­l’altra della barricata tanti bambini hanno imbracciato il kalashnikov troppo pesante per la loro età. Chis­sà quanti sono morti negli ultimi sei mesi di carnaio.
In Libia, secondo l’Unicef, sa­rebbero circa 2 milioni i minori, che non dimenticheranno facil­mente la guerra come dimostra­no con i loro disegni. C’è chi trat­teggia Gheddafi con le fattezze di un mostro, altri che disegnano i caccia della Nato come rapaci. An­che noi occidentali abbiamo più di un bambino sulla coscienza per un bombardamento sbaglia­to, o perché l’obiettivo usava i più piccoli come scudi umani nella speranza che non gli arrivasse un missile sulla testa. Sicuramente erano innocenti i due bimbi e la lo­ro mamma morti agli inizi di ago­st­o sotto le macerie di una casa ac­cartocciata a Zlitan. I volti tumefat­ti ed insanguinati di Moates, la bimba più piccola, attorno ai 5 an­ni e di Mohammed si scorgevano dalle bare in legno coperte da un sudario bianco. I familiari urlava­no: «È questa la missione della Na­to
di proteggere i civili?». Nell’ho­tel Rixos, che per sei mesi ha ingab­biato i giornalisti a Tripoli, l’ultima trovata era la carrellata di foto espo­ste nella hall dei bambini uccisi sot­to le bombe occidentali. Attorno giocherellavanoifiglidellenomen­clatura del regime, ospitata come pascià nell’albergo. Anche loro chissà che fine hanno fatto, a comin­ciare dal bimbo di pochi mesi di Moussa Ibrahim, il portavoce di Gheddafi.Fraunaconferenzastam­pa e l’altra lo trovavi con il bambino in braccio, come ogni papà di que­sto mondo.
Said Islam Yacoub, invece, a 14 anni, è finito a Lampedusa. Orfano
di padre, nato in Camerun viveva con la madre a Shebaa,l’ultima roc­caforte del colonnello nel sud della Libia.Il 17 marzo,alla vigilia dell’at­tacco aereo Nato, sua mamma non è più tornata a casa. Yacoub è stato spedito con un barcone di «bombe umane» in Italia.
Da Lampedusa ha scritto una let­teraallamammadispersa, checom­muove: «Tu sei la più bella donna del mondo. Se fossi un fiore ti piante­rei nel mio cuore, ti innaffierei con le mie mani. Ti prometto che combat­terò con tutte le mie forze per ritro­varti. Io so che sei viva e mi pensi».

www.faustobiloslavo.eu

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01 aprile 2011 | TG4 | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
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14 aprile 2011 | Rai 2 - La Storia siamo noi | reportage
Guerra, bugie e tv
Nella puntata de "La Storia siamo noi" dal titolo "Guerra, Bugie & TV" di Amedeo Ricucci, in onda giovedi' 14 aprile alle 23.30 su Rai2, si parla di tutte le menzogne della televisione. Dalla prima guerra del Golfo alla Palestina, dal massacro di Timisoara alle fosse comuni di Tripoli. Le fosse comuni a Tripoli? Una montatura grossolana. La presa di Sirte da parte dei ribelli? Una bufala clamorosa. La crisi libica si è imposta sullo scacchiere internazionale grazie anche ad una micidiale disinformazione, veicolata dai mass media. Non e' la prima volta. Guerra e bugie vanno d'accordo sempre, soprattutto in televisione. E' un matrimonio che è stato consumato da tempo e che non è mai andato in crisi, anzi si è arricchito di conflitto in conflitto. Con tecniche sempre più sofisticate, anche se con risultati altalenanti. Un'inchiesta de La Storia Siamo Noi rimette in discussione molte verità sulla guerra in Libia che sembravano acquisite con interviste a Fausto Biloslavo, Toni Capuozzo, Massimo Bordin, Antonio Polito e Cristiano Tinazzi.

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04 aprile 2011 | TG4 | reportage
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22 marzo 2011 | Panorama | intervento
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Diario dalla Libia
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12 maggio 2011 | Nuova spazio radio | intervento
Libia
Che fine ha fatto Gheddafi?
Il colonnello Gheddafi è morto, ferito oppure in perfetta forma, nonostante le bombe, e salterà fuori con la sua ennesima e prolissa apparizione televisiva? Il dubbio è d’obbligo, dopo i pesanti bombardamenti di Tripoli. Ieri è ricomparaso brevemente in un video girato durante un incontro, all'insaputa dei giornalisti, nell'hotel di Tripoli che ospita la stampa internazionale.

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26 aprile 2011 | Radio 101 | intervento
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Con Luxuria bomba e non bomba
Il governo italiano, dopo una telefonata fra il presidente americano Barack Obama ed il premier Silvio Berlusconi, annuncia che cominciamo a colpire nuovi obiettivi di Gheddafi. I giornali titolano: "Bombardiamo la Libia". E prima cosa facevamo? Scherzavamo con 160 missioni aeree dal 17 marzo?

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08 marzo 2011 | Panorama | intervento
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Diario dalla Libia
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09 marzo 2011 | Panorama | intervento
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