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Articolo
01 novembre 2011 - Esteri - Libia - Il Giornale
La Nato lascia la libia in balia di violenze e vendette
La guerra in Libia della Nato si è con­clusa ieri a mezzanotte e molti esulta­no per la «missione di successo». Po­chi si preoccupano delle rappresaglie e vendette dei ribelli al potere, secon­do l’antico copione di guai ai vinti. Non tutti nel Consiglio transitorio (Cnt) che governa a Tripoli sono contenti del passo indietro dell’Alleanza atlantica. Il primo ministro dimissionario, Mah­moud Jibril, ha addirittura sventolato lo spauracchio del ritrovamento «di or­digni nucleari » di Gheddafi. Poi si è cor­retto parlando di armi chimiche nella speranza che gli spauracchi servano a mantenere la copertura armata della Nato. Il suo successore Al Keib dovrà traghettare la Libia al voto in otto mesi. Il segretario generale dell’Alleanza, Anders Fogh Rasmussen, sbarcato ieri a sorpresa a Tripoli, è stato lapidario: «Tocca ora alle Nazioni Unite essere in prima linea nell’assistenza internazio­nale alle nuove autorità libiche». L'Onu, però, non ha deciso ancora nul­la. Nel frattempo continuano vendette e rappresaglie. I quasi 7 mila prigionie­ri­di guerra rinchiusi in carceri improv­visate in tutta la Libia, dove languono senza accuse subendo spesso abusi, sa­ranno il primo test delle nuove autori­tà. Uno dei casi più controversi riguar­da Abu Zaid Omar Dorda, ex rispettato ambasciatore di Gheddafi all’Onu,poi nominato a capo dei servizi segreti per l’estero.Arrestato due mesi fa si era di­mostrato disponibile a collaborare con il Cnt, secondo il nipote Hamza Alì Dorda, che ha lanciato un appello per salvare lo zio.L’ex di Gheddafi sarebbe stato ripetutamente interrogato e mal­­trattato da diversi gruppi di miliziani. Pochi giorni fa è volato da una finestra spezzandosi tutte e due le gambe. Il Cnt parla di tentativo di suicidio, ma i parenti giurano che i ribelli vogliono ucciderlo. «Le carceri sono piene di pri­gionieri colpevoli solo di aver appog­giato Gheddafi, che subiscono abusi terribili» denuncia il nipote di Dorda. All’inizio aveva parteggiato per i ribel­li, ora sostiene «di sentirsi disgustato». Human rights watch (Hrw) ha lan­ciato l’allarme sulle vendette a comin­ciare dal caso di Tawarga, una cittadi­na di 30mila abitanti vicino a Misurata.
I ribelli l’hanno saccheggiata e incen­diata spazzando via tutta la popolazio­ne, come ai tempi della pulizia etnica in Bosnia. Gli abitanti sono libici dalla pelle nera che in parte hanno combat­tuto fra le fila governative durante l’as­sedio di Misurata. A Sirte, l’ultimo ba­stione di Gheddafi, sono state raccolte le prove di esecuzioni sommarie di al­meno 53 prigionieri da parte dei ribel­li. A Bani Walid, caduta poco prima, continuano le razzie, a tal punto che i giovani della tribù Warfalla vorrebbe­ro dar vita alla guerriglia. Anche in al­tre città dell’entroterra, come Jemel, sparisce gente sospettata di simpatie per Gheddafi. Talvolta tornano cada­veri con evidenti segni di torture e il lo­ro clan, che magari aveva appoggiato inizialmente la «rivoluzione», giura vendetta.
[continua]

video
06 aprile 2011 | TG4 | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
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22 marzo 2011 | TG5 | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
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07 aprile 2011 | TG5 | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
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radio

12 maggio 2011 | Nuova spazio radio | intervento
Libia
Che fine ha fatto Gheddafi?
Il colonnello Gheddafi è morto, ferito oppure in perfetta forma, nonostante le bombe, e salterà fuori con la sua ennesima e prolissa apparizione televisiva? Il dubbio è d’obbligo, dopo i pesanti bombardamenti di Tripoli. Ieri è ricomparaso brevemente in un video girato durante un incontro, all'insaputa dei giornalisti, nell'hotel di Tripoli che ospita la stampa internazionale.

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06 marzo 2011 | Panorama | intervento
Libia
Diario dalla Libia
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09 marzo 2011 | Panorama | intervento
Libia
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29 aprile 2011 | Spazio Radio | intervento
Libia
Piegare Gheddafi e preparare l'intervento terrestre
Gli americani spingono con insistenza per un maggiore coinvolgimento dell’Italia nel conflitto in Libia, non solo per passare il cerino politico agli europei. L’obiettivo finale è piegare il colonnello Gheddafi e far sbarcare una forza di interposizione in Libia, con ampia partecipazione italiana. Un modello stile ex Yugoslavia, dove il contingente occidentale è arrivato dopo l’offensiva aerea.

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18 marzo 2011 | Radio Capodistria | intervento
Libia
IL vaso di pandora
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