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12 novembre 2011 - Esteri - Libia - Il Giornale
Un crimine la guerra umanitaria La Nato teme di finire alla sbarra
La Nato teme di finire sul ban­co degli imputati della corte dell' Onu per il conflitto in Libia. L'ar­ma a doppio taglio della guerra «umanitaria» e la mobilitazione della giustizia internazionale de L'Aja, contro il clan Gheddafi, ri­schia di trasformarsi in un boome­rang. Il 2 novembre il procuratore capo della Corte penale, Luis Mo­reno Ocampo, ha fatto il punto sui crimini di guerra in Libia davanti al Consiglio di sicurezza dell'Onu. «Esistono indicazioni di crimini commessi dalle forze della Nato» ha spiegato il pm internazionale. Per poi aggiungere che questi so­spetti «verranno esaminati in ma­niera imparziale ed indipenden­te ».
Ieri l'agenzia stampa Associated
press ha rivelato che l'Alleanza so­no è «seriamente preoccupata di fi­nire sotto inchiesta» per gli otto mesi di operazioni in Libia. Fonti diplomatiche hanno ammesso che per evitare il peggio la Nato do­vrebbe ( forse lo sta già facendo) ri­vedere con una lente di ingrandi­mento tutti i casi di raid aerei che hanno provocato morti fra i civili.
Una speciale commissione d'in­chie­sta dell'Onu per la Libia sta in­dagando da marzo sui crimini di guerra commessi dalle parti in lot­ta. Il rapporto dovrebbe venir con­segnato ad Ocampo a breve e po­trebbe contenere accuse anche nei confronti della Nato. Solo do­po il procuratore de L'Aja decide­rà se ' indagare' o meno l'Alleanza atlantica. Proprio l'infingimento della guerra «umanitaria», che ha mascherato l'intenzione di abbat­tere Gheddafi, è il principale boo­merang della Nato. Le associazio­ni dei diritti umani, che accusava­no il regime di crimini, hanno rive­lat­o come i ribelli abbiano fatto car­ne di porco, pure di civili, nelle roc­caforti lealiste. Teoricamente la Nato avrebbe dovuto colpire an­che i rivoluzionari che bombarda­vano a tappeto i quartieri civili di Sirte, come aveva fatto con i gover­nativi che assediavano Misurata.
Un altro punto dolente è la fine di Muammar Gheddafi. Il suo con­voglio tentava l'ultima disperata fuga e non era certo una minaccia per la popolazione civile dell'area già fuggita o impaurita di più dai ri­belli. Due caccia francesi
Rafale lo hanno colpito permettendo agli in­­sorti di catturare Gheddafi, linciar­lo e alla fine giustiziarlo sul posto. L'ex premier del governo transito­rio libico, Mahmoud Jibril, ha di­chiarato che il colonnello è stato «assassinato dai ribelli dopo un or­dine ricevuto da una potenza este­ra ».
La lista di raid aerei finiti male è abbastanza lunga, anche se la stra­grande maggioranza dei 9600 bombardamenti ha colpito obietti­vi militari. Il problema riguarda so­prattutto Francia, Stati Uniti e Gran Bretagna che operavano nel­le città. L'Italia, fin dall'inizio, ave­va il
caveat nazionale di non bom­­bardare all'interno di centri abita­ti.
Il defunto regime ha denuncia­to un migliaio di vittime civili. La ci­fra è probabilmente esagerata, ma talvolta la stessa Nato ha ammes­so l'errore. Il 19 giugno almeno no­v­e corpi di civili sono stati mostrati ai giornalisti a Tripoli fra le mace­rie di un edificio bombardato. L'obiettivo era una postazione missilistica, ma l'Alleanza ha di­chiarato che «uno degli ordigni ha probabilmente ucciso dei civili a causa di un malfunzionamento». Il primo maggio la Nato aveva cer­c­ato di far fuori Gheddafi ucciden­do invece il fi­glio più giova­ne, Saif al Arab e due nipoti, du­rante una riu­nione di fami­glia i­n un'abita­zione civile del­la capitale. Do­dici giorni do­po undici imam sarebbe­ro stati uccisi durante una riunione religiosa a Brega. Per gli alleati sarà difficile giustificare l'attinenza al manda­to dell'Onu di alcune operazioni sul terreno, come le armi paraca­dutate dai francesi ai ribelli che hanno conquistato Tripoli, oppu­re la guerra segreta dei corpi spe­ciali.
[continua]

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