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Esclusivo
21 febbraio 2012 - Prima - India - Il Giornale |
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Il rapporto a caldo degli italiani: "Spari in acqua, nessuna vittima" |
Il rapporto dei marò sulla sventata minaccia alla petroliera italiana Enrika Lexie scritto a «caldo», subito dopo aver dato il cessato allarme, dimostra che i fucilieri di marina hanno fatto solo il loro dovere. Gli indiani non li avevano ancora accusati di aver ucciso due pescatori e la nave non era finita nella «trappola»del porto di Kochi dove si trova. Il rapporto, in possesso del Giornale , è stato stilato dal capo squadra del nucleo di protezione a bordo della petroliera, Massimiliano Latorre, «arrestato»domenica dalle autorità indiane. Dalle 41 righe inviate a Roma e scritte in tempi apparentemente non sospetti è chiarissimo che i marò ribadiscono di aver sparato solo in acqua contro un’imbarcazione, con uomini armati a bordo, che si è avvicinata fino a 100 metri, nonostante i segnali luminosi e le raffiche di avvertimento, prima di mollare la preda. Come si legge sull’intestazione il fallito attacco è avvenuto alle 16, ora indiana, del 15 febbraio. Seguono le coordinate della posizione precisa dell’«unità navale Enrika Lexie»che si trova a«20 miglia nautiche ( circa 40 chilometri nda) dalla costa al largo di Allepey ( India)». Il primo allarme viene dato dall’« ufficiale di guardia in plancia (dell’equipaggio civile nda ) » che «informava il team di sicurezza ( i 6 fucilieri del Reggimento San Marco nda ) di un bersaglio presente sul radar». In pratica un’imbarcazione sospetta che si sta avvicinando troppo.Il rapporto prosegue specificando che l’unità navale è «priva di numero identificativo a circa 3 miglia a prora dritta (....) con rotta a puntare». Ovvero sta dirigendosi, come fanno i pirati, verso la petroliera. «Monitorata costantemente con “radar” e “otticamente” questa (l’imbarcazione in avvicinamento nda ) risultava di piccole dimensioni ». I marò sono addestrati e «alla distanza di circa 800 yards (circa equivalente in metri nda ) si effettuavano ripetuti flash con panerai (proiettori luminosi nda ) dall’aletta di dritta (la parte esterna a destra della plancia nda ), ma senza alcun risultato». A questo punto i fucilieri di marina sono pronti a far fuoco: «Chiamata l’attivazione, (...)uno dei due operatori già in posizione (...) palesava l’arma AR 70/90 (fucile mitragliatore in dotazione nda) portandola ben in vista verso l’alto». Nonostante i segnali luminosi e la chiara dimostrazione che a bordo della petroliera ci sono militari armati «ciò non è servito a far cambiare rotta all’imbarcazione. Alla distanza di circa 500 yards è stata effettuata la prima raffica di avvertimento in acqua, ma anche questa risultava inutile per convincere l’imbarcazione ad allontanarsi ». Se fossero stati solo pescatori, sarebbero stati «suicidi» a «puntare » la petroliera italiana. «Una seconda raffica di avvertimento a circa 300 yards » viene sparata «dopo che un operatore (marò nda) aveva dato l’allarme di persone con arma a tracolla a bordo avvistati con l’ausilio del binocolo ».Nel rapporto si legge che«l’imbarcazione continuava l’avvicinamento », come se fossero pirati pronti all’abbordaggio.«In due uomini abbiamo continuato ad effettuare fuoco di sbarramento in acqua - scrive Latorre- fin quando l’imbarcazione a meno di 100 yards cambiava direzione defilando ». Però non è finita a dimostrazione che difficilmente si trattava di semplici pescatori.«L’imbarcazione una volta defilata dalla nostra poppa - si legge nel rapporto militare- non aveva una rotta definita, in quanto essa più volte ha ripreso la navigazione verso la nostra unità». Allora «tutto il team ha continuato a palesare le armi» e a inviare segnali luminosi«fin quando l’imbarcazione a velocità spedita dirigeva in direzione “mare aperto”allontanandosi definitivamente ». Se ci fossero stati degli innocenti feriti a bordo avrebbero dovuto andare verso la costa o chiedere soccorso. «Alle ore 17 ora locale - conclude il capo di prima classe- ho ritenuto opportuno (...) cessare lo stato di allarme anti piratasvincolando l’equipaggio dal ricovero in cittadella». In pratica i marinai civili a bordo si sono chiusi nella stanza blindata che serve a resistere in caso di abbordaggio. Il rapporto appare genuino e dimostra che i marò hanno seguito le procedure anti pirati. Secondo il rapporto non hanno mai sparato sull’imbarcazione, ma solo in acqua, anche quando era vicinissima. Fino a prova contraria il capo di prima classe Latorre ed il sergente dei marò Salvatore Girone sono stati praticamente arrestati dagli indiani per aver difeso la petroliera facendo solo il loro dovere. www.faustobiloslavo.eu |
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20 marzo 2013 | TG5 | reportage
"I nostri marò" l'e book di Giornale.it
La storia di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone i fucilieri di Marina trattenuti in India per un anno con l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. "I NOSTRI MARO'" è un e book di Fausto Biloslavo e Riccardo Pelliccetti, che ripercorre la vicenda attraverso documenti esclusivi, testimonianze, foto e video inediti. Un anno di sgarbi diplomatici, interpretazioni arbitrarie del diritto e umiliazioni, ma anche un anno di retroscena e di battaglie per riportarli a casa. Latorre e Girone restano in Italia, ma la storia non è finita. Ora è sotto tiro il nostro ambasciatore in India, Daniele Mancini, per il mancato rientro a Delhi dei marò.
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08 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
Il caso marò nella palude giudiziaria indiana
Gli indiani vogliono i marò alla sbarra, forse per torchiarli, anche se l’antiterrorismo non ha ancora presentato il voluminoso rapporto d’accusa contro Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Il processo «speciale» ai fucilieri di Marina è partito ieri con un rinvio al 30 gennaio. Il pubblico ministero aggiunto, Siddharth Luthra, a nome della polizia antiterrorismo (Nia), voleva obbligare i marò a presentarsi in aula. Non solo: gli investigatori pretendono che vengano intrapresi «i passi appropriati per garantire la custodia» di Latorre e Girone, secondo il giornale The Hindu .
Il pm ha poi precisato: «Non sto dicendo che devono essere fisicamente presi in custodia», ma passare sotto la completa tutela della corte speciale del giudice Darmesh Sharma e venire alla sbarra. Fonti italiane a Delhi gettano acqua sul fuoco, ma gli indiani fanno sapere al Giornale che la Nia «vuole interrogare ancora i fucilieri di Marina». E non escludono ulteriori sviluppi. I marò non si sono presentati all’udienza di ieri e attraverso i loro legali hanno chiesto di venir esentati anche in futuro.
L’unico dato certo è che l’antiterrorismo non ha ancora consegnato il rapporto d’accusa. Staffan De Mistura, inviato speciale del governo, volato a Delhi, haprecisato che l’ulteriore rinvio «non è stato subito ma voluto dai nostri legali per l'esistenza di troppe zone grigie ed ambiguità da parte indiana».De Mistura ribadisce: «Non possiamo accettare di procedere senza un capo di accusa chiaro e la certezza che non venga evocata la legge sulla repressione della pirateria» che prevede la pena di morte. L’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi ribadisce che il processo a Delhi «è illegittimo. Affidare la sorte dei nostri ragazzi all’India è profondamente sbagliato sia giuridicamente che politicamente». Secondo fonti indiane la Nia presenterà «l’atto d’accusa entro la fine del mese» e sarà pesante. I fucilieri di Marina, in servizio anti pirateria, sono accusati di aver ucciso due pescatori il 15 febbraio del 2012 al di fuori delle acque territoriali indiane.
L’aspetto paradossale è l’esempio che ci sta dando Delhi verso la superpotenza americana «colpevole» dell’arresto per qualche ora della console indiana a New York. Dopo immediate proteste e rappresaglie il governo indiano ha intimato ieri la chiusura di tutti gli esercizi commerciali e la palestra gestita da locali nel compound dell’ambasciata degli Stati Uniti. Non solo: le macchine con targa diplomatica americana potranno venir multate se violano le norme del traffico.
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19 febbraio 2014 | Rai 1 mattina | reportage
Ennesimo rinvio per i marò. L'Italia richiama l'ambasciatore, ma non basta
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17 dicembre 2012 | Zappingduepuntozero | intervento |
India
La saga dei marò
Un'analisi fuori dai denti di dieci mesi di linea morbida che non sono serviti a molto.
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