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01 maggio 2012 - Esteri - India - Il Giornale
Ennesimo schiaffo all'Italia: nave bloccata, marò in cella
Il caso dei marò in galera in In­dia continua ad essere una corsa ad ostacoli con infinite sorprese giudiziarie. Ieri doveva arrivare dalla Corte suprema di New Delhi il via libera definitivo al­la partenza della petroliera Enrica Lexie, la nave italiana in «ostag­gio » da oltre due mesi. La petrolie­ra, che era difesa da 6 marò in servi­zio anti pirateria, è ferma nel por­to di Kochi dal 15 febbraio, dopo il famoso e ancora poco chiaro inci­dente che ha portato alla morte di due pescatori indiani. La «liberazione» si è incartata sulla richiesta dei giudici di un im­pegno scritto dei 4 marò rimasti a bordo di tornare a testimoniare nell’eventuale processo ai loro due commilitoni, Salvatore Giro­ne e Massimiliano Latorre, in car­cere a Trivandrum. Non solo: la su­prema corte ha bocciato a chiare lettere l’accordo economico con le famiglie dei pescatori uccisi già sottoscritto e onorato dal nostro paese. «Un accordo illegale- è sta­to definito- da annullare in base al codice di procedura civile india­no ».
L’armatore,il comandante del­la petroliera, alcuni suoi ufficiali, anche indiani hanno già sotto­scritto le lettere di impegno a ripre­sentarsi in aula in India, se fosse necessario, per testimoniare su quanto è accaduto. Però all’avvo­cato dello stato del Kerala non ba­stava
ed i giudici della suprema corte Lodha e Gokhale hanno chiesto un’equivalente lettera da parte dei 4 marò superstiti a bor­do. I legali dell’Italia, presi in con­tropiede, sul primo momento hanno abbozzato. Poi è scoppiata la bagarre con una fuga infondata di notizie sull’eventualità che la Lexie sbarcasse i fucilieri di mari­na per poter partire. «Niente di più falso.Resteremo fermi nel por­to di Kochi fi­no a quando dall’am­basciata o dal consolato non verrà presentata questa lettera dei ma­rò » spiega a Il Giornale una fonte dell’armatore. L’udienza della Corte suprema è stata aggiornata ad oggi, alle 10.30 italiane, per per­mettere alle autorità italiane di presentare l’impegno scritto ri­chiesto. Se la situazione non si sbloccasse la Lexie con 28 perso­ne di equipaggio a bordo, compre­si 17 indiani, continuerà a rimane­re in «ostaggio». La stessa polizia dello stato del Kerala, dove sono detenuti i marò, ha fatto trapelare sulla stampa locale che «non c’è più bisogno di trattenere la nave perché sono già state raccolte le prove contro i due militari italiani sufficienti per l’incriminazione». In caso di via libera la petroliera partirebbe il 2 maggio dirigendosi verso lo Sri Lanka.Nell’udienza di ieri i magistrati supremi hanno bocciato senza mezzi termini l’ac­cordo di compensazione econo­mica con le famiglie dei pescatori uccisi. «È una sfida al sistema giu­diziario indiano, non ammissibi­le »secondo i giudici.L’Italia ha pa­gato circa 300mila euro alle due fa­miglie delle vittime come «atto umanitario». Non significa am­missione di colpa e tantomeno che decada il procedimento pena­le nei confronti dei marò. L’accor­do è stato favorito dalla chiesa cat­tolica tenendo conto che le vitti­me erano cristiane e avallato dalla stessa autorità giudiziaria del Ke­rala. La netta bocciatura dei massi­mi giudici della capitale potrebbe anche essere una specie di reazio­ne alla levata di scudi da parte del­la autorità del Kerala nei confron­ti­dell’avvocato dello stato centra­le, che nella stessa causa della Lexie,aveva messo in dubbio l’au­to­rità della polizia locale di proce­dere contro i marò.
«In ogni caso questa presa di po­sizione non dovrebbe avere alcun effetto pratico, perché gli accordi con le famiglie sono già stati firma­ti ed i soldi versati con l’approva­zione dell’Alta corte del Kerala» spiega una fonte de
Il Giornale , che segue da vicino il caso. I paren­ti delle vittime hanno ritirato la causa civile ed è improbabile che il denaro della compensazione o donazione, come viene chiamata dalla Difesa italia­na, venga congela­to o­l’accordo can­cellato.
«A patto che non si inventi­no qualche diavo­leria giuridica» fanno notare dal­l’India.
L’unico dato certo è che ieri, in concomitanza con l’ennesimo percorso ad ostacoli a Delhi, il tri­bunale di Kollam ha affibbiato a Latorre e Girone altri 14 giorni di carcerazione preventiva.
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