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15 giugno 2012 - Cronache - Italia - Il Giornale
Emilia, i soldati contro gli sciacalli. Era ora
«Questa sera partono le prime pattuglie per il controllo del terri­torio in tutte le province terremo­tate » annunciava ieri pomeriggio dalla centrale operativa di Poggio Renatico il capitano Giuseppe La Ianca. Un paracadutista dell'8˚ reggimento Genio guastatori del­la Folgore, che dal 9 giugno è sulla prima linea del sisma in Emilia. «Siamo stati allertati sabato matti­na e a mezzanotte eravamo già pronti ad operare nelle zone terre­motate su indicazione dei prefet­ti » racconta l'ufficiale. Meglio tar­di che mai, l'esercito, come aveva subito chiesto il Giornale , ha schierato una task force di 300 uo­mini e 100 mezzi. Il nome in codi­ce è Una Acies , «una sola schiera», composta da molti veterani dell' Afghanistan come i fucilieri del 66˚ reggimentoTriesteediguasta­tori paracadutisti. Non solo per il controllo delle zone rosse, dove le case sono pericolanti e si temono gli sciacalli, ma pure per il monito­raggio delle strutture lesionate e lo sgombero delle macerie. «Ci so­no veterani di tutte le missioni dai Balcani, al Libano e all'Iraq. Io stesso sono stato in Afghanistan ­racconta il capitano paracaduti­sta - I ragazzi sono entusiasti di operare sul nostro territorio e l'im­pressione è che i terremotati ci sta­vano aspettando».
Il grosso della task force , 200 uo­mini, controllerà le zone rosse, do­ve le abitazioni sono state abban­donate. «Siamo pronti ad affronta­re lo sciacallaggio, il reato più vile, ma non solo. Dobbiamo evitare che i civili penetrino nelle aree pe­ricolose per salvaguardare la loro
incolumità» spiega il portavoce della task force comandata dal co­lonnello Salvatore Tumminia.
Il Giornale aveva lanciato la pro­vocazione di ritirare le truppe dall' Afghanistan per impiegarle sulla prima linea del terremoto. Fra i fu­cil­ieri di Forlì c'è chi ha combattu­to a Bala Murghab, la base avanza­ta sul fronte a nord di Herat. Il reg­gimento Genio guastatori della Folgore ha perso due uomini per le trappole esplosive nel settore sud, Alessandro Di Lisio e Rober­to Marchini. I loro commilitoni pattuglieranno le zone rosse con i mezzi tattici o appiedati e organiz­zeranno postazioni fisse sui peri­metri. «Ogni soldato sarà dotato di pistola e sfollagente. Possiamo fermare ed identificare eventuali sospetti, ma sempre in collabora­zione con le forze dell'ordine » sot­tolinea La Ianca. Le pattuglie sa­ranno miste con carabinieri, poli­ziotti o guardie forestali.
Nella
task force ci sono 4 inge­gneri militari, che hanno già co­minciato ad operare a Cento, nel ferrarese, per le verifiche della strutture lesionate dalle scosse. «Sul primo momento la popola­zione è sorpresa di vedere delle mi­metiche in giro­ spiega il capitano - Poi si sparge la voce che c'è l'eser­cito, come se ci aspettassero». La task force verrà impiegata in tutte le province in­teressate dal si­sma: Reggio Emilia, Mode­na, Bologna e Ferrara. I mili­tari, al fianco della Protezio­ne civile, sono già in azione nelle aree di Bondeno, San Felice sul Panaro e Crevalcore.
Alla centrale operativa di Pog­gio Renatico, presso una base dell' aeronautica, fioccano le richieste per lo sgombero delle macerie. Una sessantina di specialisti alla guida di macchine per il movi­mento terra intervengono dove è necessario. Nonostante Gabriel­li, capo della Protezione civile, ab­bia definito «un po’ datata l'idea di impiegare l'esercito». In realtà i primi soldati erano già stati mobi­litati nelle 24 ore dopo il sisma montando tende, gruppi elettro­geni ed inviando ambulanze. Il 31 maggio arrivava in Emilia un tre­no con 12 vagoni, 80 posti letto, ci­sterne ed autogru. Una cinquanti­na di uomini stava già operando, ma la task force di 300 militari, in gran parte per il controllo del terri­torio, è arrivata il 9 giugno. E ri­mangono in stato di allerta altri 6 plotoni ed un elicottero. «Non è la prima volta. Di recente i militari sono stati impiegati nel terremoto dell'Aquila e nelle alluvioni in Li­guria- ricorda il capitano La Ianca - L'esercito è una risorsa per il Pae­se perché siamo sempre pronti,
flessibili ed efficaci».
www.faustobiloslavo.eu

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03 febbraio 2012 | UnoMattina | reportage
Il naufragio di nave Concordia e l'allarme del tracciato satellitare


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16 febbraio 2007 | Otto e Mezzo | reportage
Foibe, conflitto sulla storia
Foibe, conflitto sulla storia

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29 dicembre 2011 | SkyTG24 | reportage
Almerigo ricordato 25 anni dopo
Con un bel gesto, che sana tante pelose dimenticanze, il presidente del nostro Ordine,Enzo Iacopino, ricorda davanti al premier Mario Monti, Almerigo Grilz primo giornalista italiano caduto su un campo di battaglia dopo la fine della seconda guerra mondiale, il 19 maggio 1987 in Mozambico.

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15 marzo 2018 | Radio Radicale | intervento
Italia
Missioni militari e interesse nazionale
https://www.radioradicale.it/scheda/535875/missioni-militari-e-interesse-nazionale Convegno "Missioni militari e interesse nazionale", registrato a Roma giovedì 15 marzo 2018 alle 09:23. L'evento è stato organizzato da Center for Near Abroad Strategic Studies. Sono intervenuti: Paolo Quercia (Direttore del CeNASS, Center for Near Abroad Strategic Studies), Massimo Artini (vicepresidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati, Misto - Alternativa Libera (gruppo parlamentare Camera)), Fausto Biloslavo (giornalista, inviato di guerra), Francesco Semprini (corrispondente de "La Stampa" da New York), Arije Antinori (dottore di Ricerca in Criminologia ed alla Sicurezza alla Sapienza Università di Roma), Leonardo di marco (generale di Corpo d'Armata dell'Esercito), Fabrizio Cicchitto (presidente della Commissione Affari esteri della Camera, Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa). Tra gli argomenti discussi: Difesa, Esercito, Esteri, Forze Armate, Governo, Guerra, Informazione, Italia, Ministeri, Peace Keeping, Sicurezza. La registrazione video di questo convegno ha una durata di 2 ore e 46 minuti. Questo contenuto è disponibile anche nella sola versione audio

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03 gennaio 2011 | Radio Capodistria - Storie di bipedi | intervento
Italia
Gli occhi della guerra
Le orbite rossastre di un bambino soldato, lo sguardo terrorizzato di un prigioniero che attende il plotone di esecuzione, l’ultimo rigagnolo di vita nelle pupille di un ferito sono gli occhi della guerra incrociati in tanti reportage di prima linea. Dopo l’esposizione in una dozzina di città la mostra fotografica “Gli occhi della guerra” è stata inaugurata a Trieste. Una collezione di immagini forti scattate in 25 anni di reportage da Fausto Biloslavo, Gian Micalessin e Almerigo Grilz, ucciso il 19 maggio 1987 in Mozambico, mentre filmava uno scontro a fuoco. La mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino al 20 gennaio, è organizzata dall’associazione Hobbit e finanziata dalla regione Friuli-Venezia Giulia. L’esposizione è dedicata a Grilz e a tutti i giornalisti caduti in prima linea. Il prossimo marzo verrà ospitata a Bruxelles presso il parlamento europeo.Della storia dell'Albatross press agency,della mostra e del libro fotografico Gli occhi della guerra ne parlo a Radio Capodistria con Andro Merkù.

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24 maggio 2010 | Radio Padania Libera | intervento
Italia
Proselitismo islamico dietro le sbarre
“Penso che sia giusto se alcuni musulmani combattono la guerra santa contro gli americani in paesi che non sono la loro terra”. Dopo un lungo girarci attorno Kamel Adid sorprende un po’ tutti, quando sputa il rospo. La domanda riguardava i mujaheddin, i musulmani pronti a morire per Allah, contro l’invasore infedele. Tre soldati della guerra santa, arrivati un paio di mesi fa da Guantanamo, sono rinchiusi poco più in là, nel reparto di massima sicurezza del carcere di Opera, alle porte di Milano.
Adid è un giovane marocchino di 31 anni con barbetta islamica d’ordinanza e tunica color noce. Nel carcere modello di Opera fa l’imam dei 44 musulmani detenuti, che frequentano una grande sala adibita a moschea. Un predicatore fai da te, che di solito parla un linguaggio moderato e ti guarda con occhioni apparentemente timidi.
Deve scontare ancora due mesi di pena per un reato legato alla droga e da pochi giorni è stato trasferito in un altro istituto. “Quelli che si fanno saltare in aria subiscono il lavaggio del cervello – si affretta a spiegare l’autonominato imam – Noi abbiamo riscoperto la fede in carcere. Pregare ci da conforto, ci aiuta ad avere speranza”.

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06 settembre 2018 | Radio immaginaria | intervento
Italia
Teen Parade
Gli adolescenti mi intervistano sulla passione per i reportage di guerra

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27 gennaio 2020 | Radio 1 Italia sotto inchiesta | intervento
Italia
Esercito e siti ebraici
Fausto Biloslavo I nostri soldati rispettano la giornata della Memoria dell’Olocausto non solo il 27 gennaio, ma tutto l’anno. L’esercito, con l’operazione Strade sicure, schiera 24 ore al giorno ben 700 uomini in difesa di 58 siti ebraici sul territorio nazionale. Tutti obiettivi sensibili per possibile attentati oppure oltraggi anti semiti. “Per ora non è mai accaduto nulla anche grazie alla presenza dei militari, che serve da deterrenza e non solo. Il senso di sicurezza ha evitato episodi di odio e minacce ripetute come in Francia, che rischiano di provocare un esodo della comunità ebraica” spiega una fonte militare de il Giornale. I soldati, che si sono fatti le ossa all’estero, sorvegliano, quasi sempre con presidi fissi, 32 sinagoghe o tempi ebraici, 9 scuole, 4 musei e altri 13 siti distribuiti in tutta Italia, ma soprattutto al nord e al centro. La città con il più alto numero di obiettivi sensibili, il 41%, è Milano. Non a caso il comandante del raggruppamento di Strade sicure, come in altre città, è ufficialmente invitato alle celebrazioni del 27 gennaio, giorno della Memoria. Lo scorso anno, in occasione dell’anniversario della nascita dello Stato di Israele, il rappresentante della comunità ebraica di Livorno, Vittorio Mosseri, ha consegnato una targa al comandante dei paracadustisti. “Alla brigata Folgore con stima e gratitudine per il servizio di sicurezza prestato nell’ambito dell’operazione Strade sicure contribuendo con attenzione e professionalità al sereno svolgimento delle attività della nostro comunità” il testo inciso sulla targa. In questi tempi di spauracchi anti semiti l’esercito difende i siti ebraici in Italia con un numero di uomini praticamente equivalente a quello dispiegato in Afghanistan nel fortino di Herat. Grazie ad un’esperienza acquisita all’estero nella protezione delle minoranze religiose, come l’antico monastero serbo ortodosso di Decani in Kosovo. “In ogni città dove è presente la comunità ebraica esiste un responsabile della sicurezza, un professionista che collabora con le forze dell’ordine ed i militari per coordinare al meglio la vigilanza” spiega la fonte del Giornale. Una specie di “assessore” alla sicurezza, che organizza anche il sistema di sorveglianza elettronica con telecamere e sistemi anti intrusione di avanguardia su ogni sito. Non solo: se in zona appare un simbolo o una scritta anti semita, soprattuto in arabo, viene subito segnalata, fotografata, analizzata e tradotta. “I livelli di allerta talvolta si innalzano in base alla situazione internazionale” osserva la fonte militare. L’ultimo allarme ha riguardato i venti di guerra fra Iran e Stati Uniti in seguito all’eliminazione del generale Qassem Soleimani. Roma è la seconda città per siti ebraici presidiati dai militari compresi asili, scuole e oratori. Le sinagoghe sono sorvegliate pure a Napoli, Verona, Trieste e quando necessario vengono disposte le barriere di cemento per evitare attacchi con mezzi minati o utilizzati come arieti. A Venezia i soldati garantiscono la sicurezza dello storico ghetto. A Livorno e in altre città sono controllati anche i cimiteri ebraici. Una residenza per anziani legata alla comunità è pure nella lista dei siti protetti a Milano. Ed i militari di Strade sicure nel capoluogo lombardo non perdono d’occhio il memoriale della Shoah, lo sterminio degli ebrei voluto da Hitler.

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