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30 luglio 2012 - Esteri - Yemen - Il Giornale
Yemen, carabiniere sequestrato vicino alla nostra ambasciata
Un carabiniere addetto alla si­curezza dell’ambasciata italiana nello Yemen è stato rapito ieri a Sa­na’a, la capitale dell’instabile pae­se della penisola arabica. Fonti au­torevoli de Il Giornale spiegano che «era in borghese, fuori servi­zio e si trovava in un esercizio com­merciale per comprare una sche­da telefonica». Il carabiniere fa parte del 13˚ reggimento Friuli-Venezia Giulia con base a Gori­zia. Il sequestro è avvenuto nei pressi dell’ambasciata italiana, che si trova ad Hadda, la zona ele­gante a sud ovest del centro.
La no­stra rappresentanza diplomatica ha riaperto da pochi mesi, dopo la ventata di primavera araba sfocia­ta­in sanguinosi disordini nella ca­pitale. In febbraio è uscito di sce­na il presidente Ali Abdullah Sa­leh, padre-padrone del paese da 33 anni.
Il carabiniere sequestrato era responsabile della sicurezza del­l’ambasciatore,
 ma non va confu­so­con il capocentro dei servizi se­greti.
La dinamica del rapimento non fa pensare ad una pista terro­ristica. Arhab Al-Sarhi, presiden­te dell’Associazione italo-yeme­nita, ha dichiarato al sito del Cor­riere della sera : 
«Escludo che Ales­sandro ( il nome del carabiniere ra­pito,
 nda ) corra pericolo di vita, i rapitori si faranno sentire nel giro di poche ore per utilizzare il seque­strato come merce di scambio. Non si tratta di un atto terroristi­co ». In pratica sarebbe il classico rapimento yemenita organizzato da un clan familiare o tribale che prende in ostaggio un occidenta­le per ottenere qualcosa dal gover­no locale. In passato, quando lo Yemen era una meta turistica, so­no stati decine gli italiani rapiti con questo obiettivo.
Una fonte anonima delle autori­tà ye­menita ha dichiarato che il ca­rabiniere «si trovava nei pressi del­la rappresentanza diplomatica quando è arrivato un commando a bordo di un'auto e lo ha trascina­to via con la forza». La Farnesina ha rimandato subito a Sana'a l’ambasciatore Alessandro Falla­vollita, che non si trovava nel pae­se.
Il rapimento è avvenuto in una giornata caotica per la capitale. Un centinaio di uomini armati ap­partenenti ad una tribù fedele al­l’ex presidente Saleh ha occupato il ministero dell’Interno. Il clan si
 è piazzato sul tetto e ha tempora­neamente trattenuto alcuni fun­zionari per far pressione sul gover­no. Alla tribù era stato promesso un arruolamento dei suoi mem­bri nella polizia dopo che aveva­no comba­ttuto a fianco delle trup­pe governative contro le formazio­ni di Al Qaida nel sud.
Però lo stes­so clan era stato utilizzato da Sa­leh per reprimere al rivolta che lo ha costretto alle dimissioni. In feb­braio al suo posto è stato nomina­to il vice, Abd-Rabbu Mansour Ha­di, uomo degli americani che sta cercando di riformare le forze di si­curezza.
Il ministero dell’Interno si tro­va 8 chilometri e mezzo a nord del­l’area dell’ambasciata italiana, dove è stato rapito il carabiniere. Difficile che si tratti dello stesso clan.
La pista più inquietante, ma me­no probabile è quella di Al Qaida molto forte nello Yemen meridio­nale. Il 22 luglio era scattato nella capitale un allarme terrorismo per la segnalazione di possibili at­tacchi suicidi. L’ultimo kamikaze si è fatto saltare in aria proprio questo mese, all’ingresso di una scuola di polizia nella capitale, uc­cidendo 8 cadetti.
Al Qaida nello Yemen ha in ostaggio il diplomatico saudita Abdullah al-Khaledi, rapito ad Aden, la «capitale» del sud, dove ricopriva il ruolo di vice console. Ryhad ha già rilasciato cinque donne richieste dai terroristi, ma i sequestratori ne vogliono altre sette.
Nell’antico regno della regina di Saba si sono registrati circa 200 rapimenti di occidentali in 15 an­ni, in gran parte come arma di ri­catto delle tribù. Nelle mani dei clan sciiti del nord, spalleggiati dall’Iran, c'è una donna svizzera sequestrata in marzo.
 
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03 agosto 2012 | Tele Pordenone | reportage
I retroscena della liberazione
Ali Nasir Hariqdan voleva 2 milioni di dollari per liberare il carabiniere Alessandro Spadotto rientrato ieri in Italia sano e salvo. Lo ha detto al telefono a il Giornale martedì scorso quando aveva ancora l’ostaggio fra le mani. Non è l’unico retroscena: il giovane carabiniere è stato rapito perchè era il primo occidentale ed una preda facile che i suoi uomini hanno individuato nelle strade di Sana’a. Probabilmente neppure sapevano che fosse italiano. Davano la caccia ad uno straniero e Spadotto, da solo, che faceva acquisti in un negozio, era perfetto.

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02 agosto 2012 | Tele Pordenone | reportage
La telefonata al carabiniere rapito
“Pronto con chi sto parlando?”. La voce di Alessandro Spadotto, il carabiniere di 29 anni, sequestrato domenica a Sana’a, arriva forte e chiara dallo Yemen. A parte un filo di comprensibile stupore per l’inaspettata telefonata dall’Italia. Attraverso una filiera di contatti pensavamo di riuscire a parlare con il capo dei sequestratori, Ali Nasir Hariqdan. Pure noi siamo rimasti sorpresi che dopo le prime domande hanno passato il telefonino all’ostaggio italiano per farci sentire che è vivo e sta bene.

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01 agosto 2012 | Tg5 | reportage
Il carabiniere rapito nello Yemen
Il Giornale raggiunge via telefono Alessandro Spadotto ostaggio di un capo clan

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