image
Articolo
31 luglio 2012 - Esteri - Yemen - Il Giornale
Yemen il carabiniere ostaggio delle tribù
Le prossime ore saranno deci­sive per la sorte di Alessandro Spa­dotto, il carabiniere friulano di 29 anni rapito domenica nello Ye­men. Si tratta di un rapimento tri­bale, non terroristico, che punta ad ottenere dal governo la scarce­razione di un detenuto membro del clan oltre alla restituzione di al­cuni terreni nella capitale yemeni­ta rivendicati dai rapitori. Il capo dei sequestratori,secondo l’agen­zia on line Mareeb press, sarebbe Ali Nasser Hariqdan della tribù Obeida. Un personaggino condan­nato a morte per aver ammazzato 2 militari, ma che evidentemente è stato liberato dopo il rapimento di un norvegese delle Nazioni uni­te. Il giovane Gert Danielsen era stato rapito in gennaio e gli Obeida avevano chiesto di scarcerare pro­prio Ali Nasser Hariqdan. Se è lui a capo del commando che ha preso Spadotto vuole qualcosa dal gover­no: promesse di impiego o svilup­po economico non mantenute, op­pure la liberazione di qualche altro membro del clan.
Il carabiniere sarebbe già stato portato nel Mareeb, la regione cen­tral­e roccaforte della tribù a 170 chi­lometri ad est di Sana’a,la capitale dove è stato rapito. Sempre gli Obeida in gennaio avevano incari­cato­dei banditi di sequestrare 6 di­pendenti
 dell’Onu. Una volta ac­cettate le condizioni della tribù so­no stati liberati in 48 ore. Però più passa il tempo e si tergiversa sulla trattativa si corre il rischio che i ra­pitori vendano l’ostaggio ad al Qai­da, come è capitato al vice console saudita rapito nella città meridio­nale di Aden lo scorso marzo.
Il carabiniere di San Vito al Ta­gliamento (Friuli-Venezia Giulia) era arrivato nello Yemen da sole tresettimane.Addettoallasicurez­za­dell’ambasciatore italiano è ad­destrato anche all’eventualità di venir rapito. Verso le 14 di domeni­ca, ora locale, le 15 in Italia, Spadot­to è uscito dall’ambasciata di Sa­na’a in borghese, ma con la pistola,
 arma individuale. Il carabiniere è andato in un centro commerciale per comprare una scheda telefoni­ca. Dopo due ore, però, non era rientrato ed i suoi commilitoni han­no dato l’allarme. Non solo: è arri­vato un suo sms che confermava il rapimento, ma cercava di aprire su­bito un canale di dialogo, che si cer­cherà di portare avanti in queste ore. «Di solito i rapitori si fanno sen­tire nel giro di 2-3 giorni e spesso chiedono la liberazione di un membro della tribù in prigione» spiega William Strangio, capo mis­sione dell’ong italiana Intersos a Sana’a. L’apparato di sicurezza del governo è indebolito dalla fine tumultuosa dell’era Saleh,il presi­dente padrone del paese per 33 an­ni. La criminalità è aumentata e le tribù, vera ossatura dello Yemen, si sentono più forti.In gennaio 6 di­pendenti dell’Onu sono stati rapiti su commissione a causa di rivendi­cazioni tribali. Due mesi fa c’erano stati degli allarmi a Sana’a per pos­sibili sequestri di occidentali. «Non usciamo di casa alla sera e non restiamo in strada a piedi ­spiega Strangio a Il Giornale- Ci fac­ciamo venire a prendere e riporta­re da tassisti fidati».
Il rapimento più eclatante di Ab­dullah al- Khalidi, vice console sau­dita ad Aden, «capitale» del sud, era nato inizialmente come triba­le. Il diplomatico avrebbe avuto una relazione sconveniente con una ragazza del clan. La faccenda si è complicata e la tribù lo ha ven­duto ad al Qaida.
I terroristi minac­ciano di decapitarlo, ma hanno già ottenuto la liberazione di cinque lo­ro donne dalle galere saudite. Adesso, secondo il mediatore sem­pre tribale, basterebbe pagare il ri­scatto, solo mezzo milione di dolla­ri, per far liberare l’ostaggio. Sorte simile sarebbe capitata ad una don­na svizzera­che insegnava nella cit­tà centrale di Hobeida, sul Mar Ros­so, ma per lei il riscatto sarebbe di 5 milioni di dollari. Era l’unica occi­dentale in ostaggio nello Yemen prima del rapimento del carabinie­re. Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha parlato con il suo omolo­go yemenita Abu Bakr al Qirbi: «Ho avuto la totale assicurazione di una massima collaborazione per favorire il rilascio del nostro addet­to alla sicurezza». Poi ha aggiunto che «la priorità assoluta deve esse­re anzitutto quella di tutelare l’in­columità del nostro connaziona­le ». Tradotto: niente blitz per libe­rarlo. E di conseguenza veloce con­cessione delle richieste ai rapitori. L’ostaggioèin forza al 13˚ reggi­mento Friuli-Venezia Giulia con base a Gorizia. I genitori vivono a San Vito il Tagliamento. Il papà è un ex carabiniere che ha guidato la protezione civile locale. «Se sarà li­berato stapperemo una bottiglia tutti insieme - dice il genitore - ma per il momento vorremmo essere lasciati in pace». Più loquace il sin­daco, Antonio Di Bisceglie: «Ales­sandro è un ragazzo serio, compi­to che ha sempre onorato il servi­zio allo Stato e interpreta in modo ligio il suo dovere».Il primo cittadi­no è «fiducioso sul rilascio» del ca­rabiniere, figlio unico e fidanzato con una ragazza del paese friula­no. 
www.faustobiloslavo.eu
 
[continua]

video
03 agosto 2012 | Tele Pordenone | reportage
I retroscena della liberazione
Ali Nasir Hariqdan voleva 2 milioni di dollari per liberare il carabiniere Alessandro Spadotto rientrato ieri in Italia sano e salvo. Lo ha detto al telefono a il Giornale martedì scorso quando aveva ancora l’ostaggio fra le mani. Non è l’unico retroscena: il giovane carabiniere è stato rapito perchè era il primo occidentale ed una preda facile che i suoi uomini hanno individuato nelle strade di Sana’a. Probabilmente neppure sapevano che fosse italiano. Davano la caccia ad uno straniero e Spadotto, da solo, che faceva acquisti in un negozio, era perfetto.

play
01 agosto 2012 | Tg5 | reportage
Il carabiniere rapito nello Yemen
Il Giornale raggiunge via telefono Alessandro Spadotto ostaggio di un capo clan

play
02 agosto 2012 | Tele Pordenone | reportage
La telefonata al carabiniere rapito
“Pronto con chi sto parlando?”. La voce di Alessandro Spadotto, il carabiniere di 29 anni, sequestrato domenica a Sana’a, arriva forte e chiara dallo Yemen. A parte un filo di comprensibile stupore per l’inaspettata telefonata dall’Italia. Attraverso una filiera di contatti pensavamo di riuscire a parlare con il capo dei sequestratori, Ali Nasir Hariqdan. Pure noi siamo rimasti sorpresi che dopo le prime domande hanno passato il telefonino all’ostaggio italiano per farci sentire che è vivo e sta bene.

play
[altri video]




fotografie







[altre foto]