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15 settembre 2012 - Esteri - India - Il Giornale
“Mandiamo Equitalia nei negozi indiani per riavere i marò”
«Prima della cruciale decisione della Corte suprema di New Delhi sulla sorte dei nostri due marò ci vorrebbe una pre­senza costante, di forte segnale simboli­co, dei parlamentari italiani di fronte al­l’ambasciata indiana. Ci possiamo dare il cambio ogni tot ore per dimostrare la no­stra solidarietà ai marò, che devono torna­re a casa e far capire ai giudici come la pen­siamo.
Ovviamente l’idea è aperta ai rap­presentanti in parlamento di qualsiasi schieramento».
Lo dice a il
 Giornale, Ignazio La Russa, ex ministro della Difesa e membro di spic­co del Pdl.
L’appello è saltato fuori ieri se­ra, dopo un dibattito sui marò ad Atreju, la festa dei giovani del centro destra vici­no al Colosseo. La Russa ha anche ribadi­to che se la decisione della corte non apris­se le porte al rientro in patria di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre bisogne­rebbe «ritirarsi dalla flotta anti pirateria al largo della Somalia, da tutte le missioni in­ternazionali dove ci sono soldati di Delhi e mandare gli ispettori di Equitalia ai com­mercianti indiani nel nostro paese ». Al di­battito hanno partecipato il ministro de­gli Esteri, Giulio Terzi, il sottosegretario al­la Difesa Gianluigi Magri e chi scrive. Fra il folto pubblico di giovani c’erano la sorel­la e il nipote di Latorre. Entro il 26 settem­bre la Corte suprema deve decidere sulla richiesta italiana di rilasciare i marò per difetto di giurisdizione e altri motivi lega­li.
Terzi ha ribadito l’impegno italiano so­stenendo
 che «abbiamo ragioni di dritto da vendere», ma il caso va risolto «sul pia­no politico e giuridico: ci è stato fatto un torto e vogliamo che venga riconosciu­to ». Per Terzi l’importante «è rimanere uniti. Non è una questione di parte ma una vicenda di interesse nazionale».
La Russa ha anticipato che in caso di sentenza contraria il governo italiano do­vrebbe assumere una posizione più dura.
«Prima di tutto vanno fatte rientrare le no­stre navi dalla missione europea anti pira­teria al largo della Somalia» ha spiegato il rappresentante del Pdl. Per poi rincarare la dose aggiungendo che «andrebbero ri­tirate le truppe da tutte le missioni inter­nazionali dove al nostro fianco ci sono sol­dati
 indiani». In Libano l’Italia ha il co­mando della missione Onu e sotto il no­stro comando c’è un battaglione di caschi blu di New Delhi.Dall’Afghanistan,consi­derato dall’India una spina nel fianco, stiamo già cominciando il ripiegamento, ma minacciare di andarcene più in fretta potrebbe essere un segnale forte e chiaro non solo per gli indiani, ma pure per i co­muni alleati americani.
La Russa ha lanciato anche la proposta di «spedire gli ispettori di Equitalia ai com­mercianti indiani che vivono in Italia». Il ministro Terzi ha respinto l’idea di qualsi­asi forma di ritorsione, ma il governo ha già pronto una serie di accentuate reazio­ni, per ora segrete, in caso di sentenza sfa­vorevole. Non solo: a Delhi è volato per la seconda volta Vinod Sahaj, che a nome degli indiani d’Italia si sta battendo per trovare un compromesso che chiuda il ca­so. Proprio per evitare reazioni spiacevoli nei confronti dei 120mila indiani che vivo­no nel nastro paese.
[continua]

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20 marzo 2013 | TG5 | reportage
"I nostri marò" l'e book di Giornale.it
La storia di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone i fucilieri di Marina trattenuti in India per un anno con l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. "I NOSTRI MARO'" è un e book di Fausto Biloslavo e Riccardo Pelliccetti, che ripercorre la vicenda attraverso documenti esclusivi, testimonianze, foto e video inediti. Un anno di sgarbi diplomatici, interpretazioni arbitrarie del diritto e umiliazioni, ma anche un anno di retroscena e di battaglie per riportarli a casa. Latorre e Girone restano in Italia, ma la storia non è finita. Ora è sotto tiro il nostro ambasciatore in India, Daniele Mancini, per il mancato rientro a Delhi dei marò.

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08 marzo 2012 | Uno Mattina | reportage
Il caso dei marò "ostaggi" degli indiani


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08 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
Il caso marò nella palude giudiziaria indiana
Gli indiani vogliono i marò al­la sbarra, forse per torchiarli, an­che se l’antiterrorismo non ha ancora presentato il volumino­so rapporto d’accusa contro Massimiliano Latorre e Salvato­re Girone. Il processo «speciale» ai fucilieri di Marina è partito ieri con un rinvio al 30 gennaio. Il pubblico ministero aggiunto, Siddharth Luthra, a nome della polizia antiterrorismo (Nia), vo­leva obbligare i marò a presen­tarsi in aula. Non solo: gli investi­gatori pretendono che vengano intrapresi «i passi appropriati per garantire la custodia» di La­torre e Girone, secondo il giorna­le The Hindu . Il pm ha poi precisato: «Non sto dicendo che devono essere fi­sicamente presi in custodia», ma passare sotto la completa tu­tela della cort­e speciale del giudi­ce Darmesh Sharma e venire al­la sbarra. Fonti italiane a Delhi gettano acqua sul fuoco, ma gli indiani fanno sapere al Giornale che la Nia «vuole interrogare an­cora i fucilieri di Marina». E non escludono ulteriori sviluppi. I marò non si sono presentati al­l’udienza di ieri e attraverso i lo­ro legali hanno chiesto di venir esentati anche in futuro. L’unico dato certo è che l’anti­te­rrorismo non ha ancora conse­gnato il rapporto d’accusa. Staf­fan De Mistura, inviato speciale del governo, volato a Delhi, haprecisato che l’ulteriore rinvio «non è stato subito ma voluto dai nostri legali per l'esistenza di troppe zone grigie ed ambiguità da parte indiana».De Mistura ri­badisce: «Non possiamo accetta­re di procedere senza un capo di accusa chiaro e la certezza che non venga evocata la legge sulla repressione della pirateria» che prevede la pena di morte. L’ex ministro degli Esteri Giulio Ter­zi ribadisce che il processo a Delhi «è illegittimo. Affidare la sorte dei nostri ragazzi all’India è profondamente sba­gliato sia giuridicamen­te che politicamente». Secondo fonti india­ne la Nia presenterà «l’at­to d’accusa entro la fine del mese» e sarà pesan­te. I fucilieri di Marina, in servizio anti pirateria, sono accusati di aver uc­ciso due pescatori il 15 febbraio del 2012 al di fuori delle acque territoriali indiane. L’aspetto paradossale è l’esempio che ci sta dando Delhi verso la superpotenza america­na «colpevole» dell’arresto per qualche ora della console india­na a New York. Dopo immediate proteste e rappresaglie il gover­no indiano ha intimato ieri la chiusura di tutti gli esercizi com­merciali e la palestra gestita da locali nel compound dell’amba­sciata degli Stati Uniti. Non solo: le macchine con targa diplomati­ca americana potranno venir multate se violano le norme del traffico.

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17 dicembre 2012 | Zappingduepuntozero | intervento
India
La saga dei marò
Un'analisi fuori dai denti di dieci mesi di linea morbida che non sono serviti a molto.

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