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08 ottobre 2012 - Cronache - Libia - Il Giornale
I libici sequestrano e sparano contro due pescherecci italiani
I libici sparano e sequestrano due pescherecci italiani in acque internazionali che considerano di loro proprietà, come ai tempi del colonnello Gheddafi. Dalla cadu­ta d­el regime siamo al quarto inci­dente in mezzo al mare nella ' guer­ra' del pesce fra Italia e Libia. Il pri­mo, però, con raffiche di mitra se­condo il sindaco di Mazara del Val­lo, il porto da dove erano partiti i pescherecci.
Il Daniela L ed il Giulia PG sono stati fermati verso le 13 di ieri a cir­ca 40 miglia dalla costa libica. Il pri­mo, dell’armatore palermitano Cosimo Lo Nigro, era già stato se­questrato per una settimana nel 2010, ai tempi di Gheddafi.
Secondo il sindaco di Mazara, Nicola Cristaldi, i libici «hanno aperto il fuoco e questo è di gravità assoluta. Niente può giustificare azioni di tale portata». Negli inci­denti precedenti era stato minac­ciato l’uso della armi, senza mai sparare. «I segni dei colpi sono ben visibili sulle fiancate dei pe­scherecci - ribadisce il sindaco di Mazara - I natanti erano in acque internazionali anche se, come è noto, i libici ritengono quelle ac­que di loro pertinenza».
A bordo ci sono 14 uomini d’equipaggio fra italiani e tunisi­ni, che sono stati scortati verso il porto di Bengasi. Armatore e co­mandante del peschereccio Giu­lia PG è Domenico Asaro, che si trova a bordo con il resto dell’equi­paggio. Un veterano della «guer­ra » della pesca. Nel febbraio 2010 era riuscito a sfuggire ad un tentati­vo di cattura da parte dei libici che avevano sparato raffiche di mitra. Quattordici anni prima, invece, lo avevano acciuffato con il pesche­reccio Osiride condotto a Misura­ta. Asaro venne imprigionato per sei mesi nelle carceri libiche.
Da Bengasi, ieri sera alle 19.30, il console italiano, Giuseppe De Sanctis, confermava il sequestro, ma era ancora in attesa dell’arrivo dei pescherecci. «Li aspettiamo al molo da un momento all’altro,ma dopo averli fermati non permetto­no all’equipaggio di comunicare» spiega il diplomatico a il Giornale . Da bordo, devono essere riusci­ti a lanciare l’allarme a Mazara Del Vallo. Poi i libici hanno seque­strato i telefonini ed imposto il si­lenzio radio. «Bisogna mettere fi­ne a questa guerra, perché di guer­ra si tratta. Ora basta» denuncia Giovanni Tumbiolo, presidente del Distretto produttivo della pe­sca di Mazara del Vallo. Dalla ca­duta di Gheddafi siamo al quarto caso italiano, mentre non si conta­no gli arresti di pescatori egiziani e tunisini. Una specie di «guerra» del pesce iniziata lo scorso novem­br­e con il sequestro di due pesche­recci mazaresi a Misurata ed una settimana prima un altro a Tripo­li. Nonostante abbiamo aiutato i ri­belli a conquistare il potere a suon di bombe adottano ancora la vec­chia legge del colonnello Ghedda­fi, che nel golfo della Sirte estende­va le acque libiche a 72 miglia, mentre dovrebbero essere 12. L’ultima volta, prima del seque­stro di ieri, i libici hanno sbattuto in galera 12 pescatori italiani e set­te tunisini. Le loro tre imbarcazio­ni erano state scortate a forza a Bengasi il 7 giugno. Agli inizi di lu­glio sono tornati a casa grazie al­l’intervento della diplomazia ita­liana. Però fa un po’ rabbia che do­po aver mollato Gheddafi i nostri «alleati» ci trattino a pesci in fac­cia­sbattendo in galera degli italia­ni grazie a vecchie leggi del colon­nello.
O addirittura sparando co­me sarebbe capitato ieri. «Siamo alla mercé di miliziani in giro per il Mediterraneo - spiega Tumbiolo da Mazara del Vallo - che non ri­spondono alla catena di coman­do di paesi che si accingono a pre­parare nuove Costituzioni e nuovi governi. Tutto questo è pericolo­so. Dobbiamo tutelare i pescato­ri ».
Un altro lato oscuro della prima­vera araba, che si sta dimostrando in molti frangenti un boomerang. Per seguire il nuovo caso si è mobi­lia­to l’ambasciatore italiano a Tri­poli, Giuseppe Buccino Grimaldi. Nella capitale, però, il governo non esiste. Il premier Mustafa Abu Shagur è stato sfiduciato per la seconda volta dal nuovo parla­mento post rivoluzionario e ieri se­ra ha rassegnato le dimissioni.
 
www.faustobiloslavo.eu
 
[continua]

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