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Articolo
18 ottobre 2012 - Prima - India - Il Giornale |
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Una speranza per i marò: a casa per Natale |
I marò torneranno a casa entro Natale secondo il capo di stato maggiore della Marina, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli. Nel frattempo continuano a fioccare i post sulla pagina Facebook della Ferrari che chiedono un gesto di solidarietà alla Formula 1 durante il Gran premio in India del 28 ottobre. Il governo, però, sembra poco propenso a dare il via libera alla casa di Maranello temendo il risorgere del nazionalismo indiano sulla vicenda. Se così fosse potrebbe influenzare negativamente la decisione della Corte suprema sulla giurisdizione e l'immunità nel caso dei marò. Il coordinatore nazionale del Pdl, Ignazio La Russa è invece convinto del contrario: «Leggo ( su il Giornale, ndr ) che il presidente Montezemolo si dice disponibile, ma teme che un gesto di solidarietà possa arrecare danno ai due militari italiani. Stia tranquillo Montezemolo, questo pericolo non c'é. Il danno lo hanno già fatto coloro che da oltre otto mesi detengono ingiustamente Massimiliano Latorre e Salvatore Girone e che continuano a rinviare la decisione sulla loro sorte». Da Venezia, dove sono riunite le marine militari di tutto il mondo, l'ammiraglio Binelli giudica che «i tempi lunghi sono un buon segnale sul fatto che la sentenza dell'Alta corte di Delhi possa essere positiva ». Poi si spinge più in là: «Confido che ce la faremo a portarli a casa e spero che questo possa avvenire entro Natale». La speranza è legata ad una decisione della Corte suprema che riconosca la giurisdizione italiana sul caso o l'immunità dei fucilieri del reggimento San Marco. Se così non fosse i marò verranno processati con una sentenza di condanna già scritta. Una fonte de Il Giornale , ben informata, ipotizza una terza possibilità. La Corte di Delhi per non perdere la faccia darebbe via libera al processo in India, ma spingerebbe per far derubricare l'accusa di omicidio volontario a colposo, che prevede una condanna ben più mite. In questo caso i marò potrebbero venire trasferiti in Italia per scontare la pena. Il «paracadute», se tutto andasse male, è stato approvato ieri alla Camera con un solo voto contrario. Si tratta dell'accordo Italia-India che prevede il trasferimento dei condannati nella patria d'origine. L'accordo riguarda, per ora, 18 cittadini italiani in carcere in India e 108 indiani dietro le sbarre in Italia. Il sottosegretario agli Esteri, Staffan De Mistura, che ha seguito fin dalla prima ora il caso dei marò, non a caso era presente alla Camera. E ha sottolineato che «l' accordo potrebbe essere molto utile». I deputati intervenuti sono andati subito al sodo evidenziando il collegamento con i marò e la rapidità dell'iter, dopo che se ne parlava da dieci anni. «L'approvazione dell'accordo con l'India sul trasferimento delle persone condannate è un utile paracadute, ma mi auguro sia solo l'ultima istanza» ha dichiarato il senatore del Pd ed ex generale, Mauro Del Vecchio. Oltre 500 post hanno invaso il sito della Ferrari chiedendo che i bolidi rossi espongano il fiocco giallo di solidarietà ai marò durante il Gran premio indiano. L'appello rilanciato da Il Giornale ha trovato disponibili i vertici di Maranello, che però vogliono il via libera del governo: «Se Montezemolo mi chiama sarò ben lieto di analizzare con lui pro e contro» spiega a il Giornale De Mistura. Sulla pagina Facebook, Romolo Fadda scrive: «Forza Ferrari, ma facciamo qualcosa di concreto per i nostri fratelli del S. Marco, affinché tornino in Patria. Il brodo è stato allungato anche troppo». Edoardo Medini ricorda che «nessuno rimane indietro ». C'è anche chi si oppone: «Io tifo Ferrari e non chiederò mai a un simbolo dell'Italia che funziona di manifestare per un fallimento della politica. No ai nastrini, grazie! ». E da ieri l’iniziativa anche sul Giornale.it.
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[continua] |
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10 febbraio 2014 | La vita in diretta | reportage
Marò candidati alle europee?
Se destra e sinistra candidassero un fuciliere di Marina a testa per le elezioni di Strasburgo sarebbe un segnale di unità e dignità nazionale.
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08 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
Il caso marò nella palude giudiziaria indiana
Gli indiani vogliono i marò alla sbarra, forse per torchiarli, anche se l’antiterrorismo non ha ancora presentato il voluminoso rapporto d’accusa contro Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Il processo «speciale» ai fucilieri di Marina è partito ieri con un rinvio al 30 gennaio. Il pubblico ministero aggiunto, Siddharth Luthra, a nome della polizia antiterrorismo (Nia), voleva obbligare i marò a presentarsi in aula. Non solo: gli investigatori pretendono che vengano intrapresi «i passi appropriati per garantire la custodia» di Latorre e Girone, secondo il giornale The Hindu .
Il pm ha poi precisato: «Non sto dicendo che devono essere fisicamente presi in custodia», ma passare sotto la completa tutela della corte speciale del giudice Darmesh Sharma e venire alla sbarra. Fonti italiane a Delhi gettano acqua sul fuoco, ma gli indiani fanno sapere al Giornale che la Nia «vuole interrogare ancora i fucilieri di Marina». E non escludono ulteriori sviluppi. I marò non si sono presentati all’udienza di ieri e attraverso i loro legali hanno chiesto di venir esentati anche in futuro.
L’unico dato certo è che l’antiterrorismo non ha ancora consegnato il rapporto d’accusa. Staffan De Mistura, inviato speciale del governo, volato a Delhi, haprecisato che l’ulteriore rinvio «non è stato subito ma voluto dai nostri legali per l'esistenza di troppe zone grigie ed ambiguità da parte indiana».De Mistura ribadisce: «Non possiamo accettare di procedere senza un capo di accusa chiaro e la certezza che non venga evocata la legge sulla repressione della pirateria» che prevede la pena di morte. L’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi ribadisce che il processo a Delhi «è illegittimo. Affidare la sorte dei nostri ragazzi all’India è profondamente sbagliato sia giuridicamente che politicamente». Secondo fonti indiane la Nia presenterà «l’atto d’accusa entro la fine del mese» e sarà pesante. I fucilieri di Marina, in servizio anti pirateria, sono accusati di aver ucciso due pescatori il 15 febbraio del 2012 al di fuori delle acque territoriali indiane.
L’aspetto paradossale è l’esempio che ci sta dando Delhi verso la superpotenza americana «colpevole» dell’arresto per qualche ora della console indiana a New York. Dopo immediate proteste e rappresaglie il governo indiano ha intimato ieri la chiusura di tutti gli esercizi commerciali e la palestra gestita da locali nel compound dell’ambasciata degli Stati Uniti. Non solo: le macchine con targa diplomatica americana potranno venir multate se violano le norme del traffico.
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03 luglio 2013 | Uno Mattina | reportage
E se i marò fossero innocenti?
E se i marò non avessero mai sparato sul peschereccio St. Anthony, dove la morte di due pescatori indiani ha fatto esplodere una crisi senza precedenti fra Italia e India? Se fossero totalmente innocenti? Lo sostiene Toni Capuozzo in una nuova ricostruzione degli eventi sul fatidico 15 febbraio 2012.
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17 dicembre 2012 | Zappingduepuntozero | intervento |
India
La saga dei marò
Un'analisi fuori dai denti di dieci mesi di linea morbida che non sono serviti a molto.
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