image
Scenari
19 dicembre 2012 - Esteri - Libia - Panorama
Solo ora ammettiamo: sulla Libia pioggia di bombe italiane

I bombardamenti dei caccia italiani sulla Libia sono stati tenuti nascosti per motivi politici. Il solito vizietto di tutti i governi del nostro Paese, dal Kosovo a Muammar Gheddafi, la paura di parlare della guerra dopo avere deciso di farla. Il sasso nello stagno è stato lanciato dall’Aeronautica militare con un libro, Missione Libia 2011, che racconta nei dettagli l’incisivo contributo dei nostri piloti. In sette mesi i velivoli italiani hanno condotto 1.900 sortite per un totale di 7.300 ore di volo. Le missioni di bombardamento vere e proprie sono state 456, se contiamo quelle di «attacco al suolo contro obiettivi predeterminati» (310) e di «neutralizzazione delle difese aeree nemiche» (146). A questi «strike» vanno aggiunti «gli attacchi a obiettivi di opportunità», ovvero bersagli scoperti durante le missioni sulla Libia. 

«È stata fatta un’attività intensissima» ha sottolineato il generale Giuseppe Bernardis, ex capo di stato maggiore dell’arma azzurra, «tenuta per lo più nascosta al padrone vero dell’Aeronautica militare, che sono gli italiani, per questioni politiche. C’erano dei motivi di opportunità, ci veniva detto, e noi non abbiamo voluto rompere questo tabù che ci era stato imposto. Questo è il motivo per cui questo volume esce solo adesso». Il generale, pochi giorni dopo quelle dichiarazioni clamorose, ha lasciato l’incarico con i più «vivi ringraziamenti » del governo per il lavoro svolto. 

Il governo Berlusconi era entrato in guerra con poca convinzione, spinto dalle pressioni americane e del capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, dava l’impressione che la partecipazione italiana fosse limitata. Invece il nostro contributo è stato massiccio. 

«L’unico rammarico che ho avuto » scrive Bernardis nella prefazione del libro «è quello di non avere potuto, operazione durante, fornire all’opinione pubblica un resoconto puntuale del nostro operato, per evitare ogni possibile strumentalizzazione. Questo volume colma in parte quel vuoto». Missione Libia 2011 alza il velo dell’ipocrisia, ma pure l’Aeronautica non ha pubblicato le immagini dei bombardamenti quando il bersaglio viene centrato, che i nostri alleati, americani e inglesi, mostrano in tempo reale sui loro siti. 

(Fausto Biloslavo)


video
25 marzo 2011 | Mattino Cinque | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
Diario dalla Libia in fiamme

play
19 marzo 2011 | TG5 | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
Diario dalla Libia in fiamme

play
03 aprile 2011 | TGCOM | reportage
Tripoli, il reportage
Tripoli, il reportage

play
[altri video]
radio

02 marzo 2011 | Panorama | intervento
Libia
Diario dalla Libia
Una nube nera su tutta Tripoli

play

12 maggio 2011 | Nuova spazio radio | intervento
Libia
Che fine ha fatto Gheddafi?
Il colonnello Gheddafi è morto, ferito oppure in perfetta forma, nonostante le bombe, e salterà fuori con la sua ennesima e prolissa apparizione televisiva? Il dubbio è d’obbligo, dopo i pesanti bombardamenti di Tripoli. Ieri è ricomparaso brevemente in un video girato durante un incontro, all'insaputa dei giornalisti, nell'hotel di Tripoli che ospita la stampa internazionale.

play

29 aprile 2011 | Spazio Radio | intervento
Libia
Piegare Gheddafi e preparare l'intervento terrestre
Gli americani spingono con insistenza per un maggiore coinvolgimento dell’Italia nel conflitto in Libia, non solo per passare il cerino politico agli europei. L’obiettivo finale è piegare il colonnello Gheddafi e far sbarcare una forza di interposizione in Libia, con ampia partecipazione italiana. Un modello stile ex Yugoslavia, dove il contingente occidentale è arrivato dopo l’offensiva aerea.

play

26 agosto 2011 | Radio Città Futura | intervento
Libia
I giornalisti italiani rapiti a Tripoli


play

18 marzo 2011 | Radio Capodistria | intervento
Libia
IL vaso di pandora
IL vaso di pandora

play

[altri collegamenti radio]




fotografie







[altre foto]