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05 gennaio 2013 - Esteri - India - Il Giornale
La cauzione, la libertà, le colpe Ecco tutte le bugie sui marò
Sui marò trattenuti in In­dia circolano fin dall'ini­zio una serie di leggende metropolitane, o bufale da bar sport, soprattutto in rete. Oltre a convinzioni più serie, ma che risultano infondate. Queste so­no le «perle» degli ultimi 10 me­si sul caso di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. 
I COSTI
 
La garanzia degli 800mila eu­ro di cauzione per la «licenza» natalizia a favore dello stato del Kerala sono l'ultimo obiettivo di chi storce il naso per i costi. Come se i soldi si fossero stati ef­fettivamente spesi per 14 giorni di permesso dei due marò in Ita­lia. Ieri, quando i marò sono rientrati in India, la corte ha su­bito sbloccato la garanzia di 6 milioni di rupie depositata dal­lo stato italiano.
 
ASSASSINI
 
Non manca chi sostiene fin dal principio che i marò sono as­sassini responsabili della mor­te di due poveri pescatori india­ni. Nessun processo è mai en­trato nel vivo delle presunte «prove» raccolte dagli indiani, che rimangono, per ora, un me­ro atto d'accusa e non una con­danna. Tutto è bloccato dall'at­tesa della sentenza della Corte suprema indiana sul destino dei marò. Girone e Latorre, gio­vedì in procura a Roma, hanno ribadito di aver sparato in aria ed in acqua seguendo tutte le procedure. Non solo: il fatto che i pirati avessero già attacca­to nella zona dove è avvenuto l'incidente sembra passare in secondo piano. Pure il fatto che la marina del vicino Sri Lanka abbia ammazzato nel corso de­gli anni centinaia di pescatori indiani è stato sottovalutato.
 
NON LIBERATELI
 
Chi vuole far processare i ma­rò dagli indiani e talvolta anche
 i sostenitori dei fucilieri di mari­na, scambiano il loro rientro in patria come una «liberazione». In realtà, se gli indiani cedesse­ro sulla giurisdizione facendo tornare a casa i marò, in Italia sa­rebbero sottoposti a un proces­so. Solo l'archiviazione, alta­mente improbabile, dell'in­chiesta per omicidio volonta­rio della procura di Roma evite­rebbe il giudizio. 
SONO DEI MERCENARI
 
Qualcuno sembra convinto che i marò, pagati dagli armato­ri delle navi, siano praticamen­te dei mercenari. O in subordi­ne una specie di contractor, co­me purtroppo pensava pure la baronessa Ashton, rappresen­tante della politica estera euro­pea, all'inizio della vicenda. Qualcuno si chiede se l'Enrica Lexie, la nave che proteggeva­no, trasportasse armi.
Girone e Latorre facevano parte delle squadre del reggi­mento San Marco imbarcate sui mercantili per respingere i pirati grazie a una legge appro­vata dal parlamento.

IL BLITZ
 
Un'operazione clandestina dei corpi speciali per riportare i marò in Italia è un tema molto dibattuto in rete. Come ha am­messo riservatamente con il
 Giornaleun esponente del go­verno, anche se ci fosse un pia­no del genere la prima regola ferrea è non parlarne, soprattut­to in pubblico. Poi ci si dimenti­ca che l'India è una potenza nu­cleare dall'altra parte del mon­do e ha delle forze armate e ser­vizi segreti sempre mobilitati, vista la rivalità col Pakistan. 
GLI TAGLIANO LA PAGA
 
Come un fiume carsico la no­tizia dei tagli allo stipendio di Latorre e Girone riaffiorano pe­riodicamente. Fino a oggi la Ma­rina e le famiglie dei marò han­no sempre smentito.
 
L'IMPEGNO DEL GOVERNO
 
Il governo Monti sostiene di dare il massimo per i fucilieri del reggimento San Marco, ma viene accusato da molti di non fare nulla. In realtà l'esecutivo ha fatto tutto il possibile nei li­miti della linea morbida, giudi­ziaria e diplomatica, scelta fin dall'inizio. Una linea, per ora, assolutamente fallimentare che ha ottenuto solo i «contenti­ni » della libertà vigilata su cau­zione e la licenza natalizia.
 
RITIRARSI DALLE MISSIONI
 
Il governo è convinto che riti­rarsi dalle missioni internazio­nali sarebbe un passo azzarda­to e non servirebbe a nulla per il caso dei marò.
Abbandonare la missione an­ti pirateria al largo della Soma­lia sarebbe un segnale forte che l'India ha passato il segno rivol­to­anche ai poco attivi alleati eu­ropei.
Ritirarci dal Libano do­vrebbe far suonare il campanel­lo d'allarme all'Onu, che non si è sbracciato per i marò. Minac­ciare di andarcene ancora pri­ma dall'Afghanistan potrebbe servire a muovere gli america­ni. Agli indiani non occorre nep­pure ricordare la spina nel fian­co dei talebani. 
www.faustobiloslavo.eu
[continua]

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08 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
Il caso marò nella palude giudiziaria indiana
Gli indiani vogliono i marò al­la sbarra, forse per torchiarli, an­che se l’antiterrorismo non ha ancora presentato il volumino­so rapporto d’accusa contro Massimiliano Latorre e Salvato­re Girone. Il processo «speciale» ai fucilieri di Marina è partito ieri con un rinvio al 30 gennaio. Il pubblico ministero aggiunto, Siddharth Luthra, a nome della polizia antiterrorismo (Nia), vo­leva obbligare i marò a presen­tarsi in aula. Non solo: gli investi­gatori pretendono che vengano intrapresi «i passi appropriati per garantire la custodia» di La­torre e Girone, secondo il giorna­le The Hindu . Il pm ha poi precisato: «Non sto dicendo che devono essere fi­sicamente presi in custodia», ma passare sotto la completa tu­tela della cort­e speciale del giudi­ce Darmesh Sharma e venire al­la sbarra. Fonti italiane a Delhi gettano acqua sul fuoco, ma gli indiani fanno sapere al Giornale che la Nia «vuole interrogare an­cora i fucilieri di Marina». E non escludono ulteriori sviluppi. I marò non si sono presentati al­l’udienza di ieri e attraverso i lo­ro legali hanno chiesto di venir esentati anche in futuro. L’unico dato certo è che l’anti­te­rrorismo non ha ancora conse­gnato il rapporto d’accusa. Staf­fan De Mistura, inviato speciale del governo, volato a Delhi, haprecisato che l’ulteriore rinvio «non è stato subito ma voluto dai nostri legali per l'esistenza di troppe zone grigie ed ambiguità da parte indiana».De Mistura ri­badisce: «Non possiamo accetta­re di procedere senza un capo di accusa chiaro e la certezza che non venga evocata la legge sulla repressione della pirateria» che prevede la pena di morte. L’ex ministro degli Esteri Giulio Ter­zi ribadisce che il processo a Delhi «è illegittimo. Affidare la sorte dei nostri ragazzi all’India è profondamente sba­gliato sia giuridicamen­te che politicamente». Secondo fonti india­ne la Nia presenterà «l’at­to d’accusa entro la fine del mese» e sarà pesan­te. I fucilieri di Marina, in servizio anti pirateria, sono accusati di aver uc­ciso due pescatori il 15 febbraio del 2012 al di fuori delle acque territoriali indiane. L’aspetto paradossale è l’esempio che ci sta dando Delhi verso la superpotenza america­na «colpevole» dell’arresto per qualche ora della console india­na a New York. Dopo immediate proteste e rappresaglie il gover­no indiano ha intimato ieri la chiusura di tutti gli esercizi com­merciali e la palestra gestita da locali nel compound dell’amba­sciata degli Stati Uniti. Non solo: le macchine con targa diplomati­ca americana potranno venir multate se violano le norme del traffico.

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10 luglio 2014 | TG5 | reportage
Le parcelle d'oro degli avvocati dei marò
Cinque milioni di dollari, dalle tasche del contribuente italiano, sono stati sborsati per la difesa dei marò. In stragrande maggioranza serviti a pagare le costose parcelle degli avvocati indiani che rappresentano i marò ed in minima parte come anticipo del baronetto inglese ingaggiato per intraprendere la via dell’arbitrato internazionale. Soldi ben spesi se Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non fossero ancora trattenuti in India da due anni e mezzo senza processo. Un esborso assurdo tenendo conto dei risultati raggiunti fino ad ora, poco superiori allo zero.

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18 marzo 2013 | TG5 | reportage
Caso marò: documento esclusivo pubblicato dal Giornale
Il 15 marzo con la nota verbale 100/685, l’ambasciata italiana ricordava al “ministero degli Esteri indiano gli obblighi alla protezione dei diplomatici derivanti dalla Convenzione di Vienna”. Nella nota si chiede al governo di Delhi di “riassicurare che nessuna autorità indiana possa applicare misure restrittive alla libertà di Sua Eccellenza l’ambasciatore”. Alla fine si invita pure a garantire la “personale sicurezza” di Mancini e tutti i nostri diplomatici in India.

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12 marzo 2013 | Radio 24 - Melog | intervento
India
I due Marò
La storia di Massimilianno Latorre e Salvatore Girone i fucilieri di Marina trattenuti in India per un anno con l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. Sul Giornale.it è raccontata nell'e book "I NOSTRI MARO'", che ripercorre la vicenda attraverso documenti esclusivi, testimonianze, foto e video inediti. Un anno di sgarbi diplomatici, interpretazioni arbitrarie del diritto e umiliazioni, ma anche un anno di retroscena e di battaglie per riportarli a casa. Latorre e Girone restano in Italia, ma la storia non è finita. Ora è sotto tiro il nostro ambasciatore in india, Daniele Mancini, come rappresaglia per il mancato rientro a Delhi dei marò.

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26 marzo 2013 | Radio Città | intervento
India
Caso marò: Terzi si dimette. Il ministro della Difesa no


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26 marzo 2013 | Radio24 | intervento
India
I Marò rispediti in India


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