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06 gennaio 2013 - Prima - India - Il Giornale
Missoni jr e i suoi amici scomparsi nel volo sull’atollo maledetto
Nuova tragedia con mistero al largo dell’arcipelago di Los Roques, paradiso venezuelano delle vacanze colpito dalla ma­ledizione degli aerei per turisti che spariscono nel nulla. Que­sta volta a bordo di un velivolo disperso c’era Vittorio Missoni, erede della famosa casa di mo­da, con la sua compagna e un’al­tra coppia di amici. Nel 2008, sulla stessa rotta e sempre il 4 gennaio sparì un altro velivolo con 8 italiani, mai più ritrovati.
L’ultimo contatto del piccolo aereo di turismo decollato dal­l’arcipelago di Los Roques è av­venuto alle 11.30, ora locale, di venerdì. Non era stata segnala­ta alcuna anomalia. Il velivolo si trovava a circa 10 miglia dal­l’arcipelago e dopo è scompar­so dai radar. A bordo, oltre al pri­mogenito della casata Missoni, c’era la compagna Maurizia Ca­stiglioni e due amici italiani, El­da Scalvenzi e Guido Foresti. Ai comandi si trovavano il capita­no Hernan Merchan, che sem­bra sia sulla settantina e Josè Fernandez di 45 anni.
Il decollo dall’aeroporto del­la Gran Roque, l’isola turistica dell’arcipelago, è avvenuto re­golarmente,
 anche se all’oriz­zonte si intravedeva l’avvisa­glia del maltempo. La destina­zione era lo scalo internaziona­le Simon Bolivar, di Maiqutia a una ventina di chilometri da Ca­racas, la capitale del Venezue­la.
L’aereo, sigla YV2615, è un Britten Norman Bn-2A Islan­der a elica, con 44 anni e 9 mesi di longevità.Un’età elevata che fa suonare il primo campanello d’allarme. «Le piccole compa­gnie che garantiscano la tratta da Los Roques alla terraferma puntano molto al profitto e po­co alla manutenzione. Si tratta spesso e volentieri di trabiccoli che cadono in media ogni 4 an­ni per malfunzionamenti», spiega una fonte del
 Giornal e che ha lavorato per lo Stato ita­liano in Venezuela. «Non escludiamo alcuna pos­sibilità. Il ministero degli Esteri sta facendo tutto il possibile e noi continuiamo a sperare che siano sopravissuti» dice al tele­fono alGiornale Angela Misso­ni, sorella del disperso. La «spe­ranza », che in molti coltivano è quella di un rapimento, magari lampo, che in Venezuela sono frequenti. Le autorità venezue­lane si sono concentrate subito sulle ricerche in mare. Nel po­meriggio si è mobilitata la Prote­zione civile con le motovedette della Cuardia costiera e 30 uo­mini divisi in gruppi di dieci. An­che la flottiglia privata locale è stata allertata. Il ministro degli Interni, Nestor Reverol, ha in­viato in zona due aerei, un eli­cottero e sta arrivando la nave di ricerca Guaicamacuto. Fino a ieri sera,purtroppo,non c’era­no novità, ma i fondali sono pro­fondi e frastagliati.
Altri due italiani, Giuseppe Scalvenzi e Rosa Apostoli, sono dei miracolati. Parenti degli amici dei Missoni a bordo del­l’aer­eo disperso avevano passa­to le vacanze da Natale a Los Ro­ques insieme agli altri,
 ma sono partiti più tardi. «Il volo di Vitto­rio e mio cognato era privato e all’andata non ha avuto alcun problema- sostiene Rosa, la so­pravvissuta- . Quando sono de­collati all’orizzonte si vedeva un po’ di temporale, ma nulla che facesse prevedere un disa­stro del genere. La nostra spe­ranza è che sia accaduto qualco­sa di diverso e che stiano bene ».
Il sito Viaggiare sicuri della Farnesina parla chiaro: «Rivol­gersi esclusivamente ad agen­zie turistiche conosciute qualo­ra si volessero effettuare escur­sioni aeree, in particolare sugli arcipelaghi prospicienti le co­ste venezuelane. I velivoli a uso turistico, specie se di ridotte di­mensioni, sono spesso coinvol­ti in incidenti provocati anche dalla scarsa manutenzione». Secondo il quotidiano di Cara­cas
 El Universal l’aereo è della società Albatross airlines. Sul si­to, però, i velivoli sono di altro ti­po, soprattutto Cessna. Uno dei lettori del quotidiano, Mi­leydi Santos, pensa aver ricono­sciuto il velivolo scomparso e di averci volato descrivendo l’esperienza «come i 30 minuti più lunghi della mia vita». Gli ae­rei Norman BN- 2A Islander so­no in dotazione a una compa­gnia aerea di Los Roques gesti­ta da un italiano, che offre pac­chetti vacanza tutto compreso con alloggio e volo dall’Europa. 
www.faustobiloslavo.eu
 

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08 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
Il caso marò nella palude giudiziaria indiana
Gli indiani vogliono i marò al­la sbarra, forse per torchiarli, an­che se l’antiterrorismo non ha ancora presentato il volumino­so rapporto d’accusa contro Massimiliano Latorre e Salvato­re Girone. Il processo «speciale» ai fucilieri di Marina è partito ieri con un rinvio al 30 gennaio. Il pubblico ministero aggiunto, Siddharth Luthra, a nome della polizia antiterrorismo (Nia), vo­leva obbligare i marò a presen­tarsi in aula. Non solo: gli investi­gatori pretendono che vengano intrapresi «i passi appropriati per garantire la custodia» di La­torre e Girone, secondo il giorna­le The Hindu . Il pm ha poi precisato: «Non sto dicendo che devono essere fi­sicamente presi in custodia», ma passare sotto la completa tu­tela della cort­e speciale del giudi­ce Darmesh Sharma e venire al­la sbarra. Fonti italiane a Delhi gettano acqua sul fuoco, ma gli indiani fanno sapere al Giornale che la Nia «vuole interrogare an­cora i fucilieri di Marina». E non escludono ulteriori sviluppi. I marò non si sono presentati al­l’udienza di ieri e attraverso i lo­ro legali hanno chiesto di venir esentati anche in futuro. L’unico dato certo è che l’anti­te­rrorismo non ha ancora conse­gnato il rapporto d’accusa. Staf­fan De Mistura, inviato speciale del governo, volato a Delhi, haprecisato che l’ulteriore rinvio «non è stato subito ma voluto dai nostri legali per l'esistenza di troppe zone grigie ed ambiguità da parte indiana».De Mistura ri­badisce: «Non possiamo accetta­re di procedere senza un capo di accusa chiaro e la certezza che non venga evocata la legge sulla repressione della pirateria» che prevede la pena di morte. L’ex ministro degli Esteri Giulio Ter­zi ribadisce che il processo a Delhi «è illegittimo. Affidare la sorte dei nostri ragazzi all’India è profondamente sba­gliato sia giuridicamen­te che politicamente». Secondo fonti india­ne la Nia presenterà «l’at­to d’accusa entro la fine del mese» e sarà pesan­te. I fucilieri di Marina, in servizio anti pirateria, sono accusati di aver uc­ciso due pescatori il 15 febbraio del 2012 al di fuori delle acque territoriali indiane. L’aspetto paradossale è l’esempio che ci sta dando Delhi verso la superpotenza america­na «colpevole» dell’arresto per qualche ora della console india­na a New York. Dopo immediate proteste e rappresaglie il gover­no indiano ha intimato ieri la chiusura di tutti gli esercizi com­merciali e la palestra gestita da locali nel compound dell’amba­sciata degli Stati Uniti. Non solo: le macchine con targa diplomati­ca americana potranno venir multate se violano le norme del traffico.

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03 luglio 2013 | Uno Mattina | reportage
E se i marò fossero innocenti?
E se i marò non avessero mai sparato sul peschereccio St. Anthony, dove la morte di due pescatori indiani ha fatto esplodere una crisi senza precedenti fra Italia e India? Se fossero totalmente innocenti? Lo sostiene Toni Capuozzo in una nuova ricostruzione degli eventi sul fatidico 15 febbraio 2012.

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20 marzo 2013 | TG5 | reportage
"I nostri marò" l'e book di Giornale.it
La storia di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone i fucilieri di Marina trattenuti in India per un anno con l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. "I NOSTRI MARO'" è un e book di Fausto Biloslavo e Riccardo Pelliccetti, che ripercorre la vicenda attraverso documenti esclusivi, testimonianze, foto e video inediti. Un anno di sgarbi diplomatici, interpretazioni arbitrarie del diritto e umiliazioni, ma anche un anno di retroscena e di battaglie per riportarli a casa. Latorre e Girone restano in Italia, ma la storia non è finita. Ora è sotto tiro il nostro ambasciatore in India, Daniele Mancini, per il mancato rientro a Delhi dei marò.

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12 marzo 2013 | Radio 24 - Melog | intervento
India
I due Marò
La storia di Massimilianno Latorre e Salvatore Girone i fucilieri di Marina trattenuti in India per un anno con l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. Sul Giornale.it è raccontata nell'e book "I NOSTRI MARO'", che ripercorre la vicenda attraverso documenti esclusivi, testimonianze, foto e video inediti. Un anno di sgarbi diplomatici, interpretazioni arbitrarie del diritto e umiliazioni, ma anche un anno di retroscena e di battaglie per riportarli a casa. Latorre e Girone restano in Italia, ma la storia non è finita. Ora è sotto tiro il nostro ambasciatore in india, Daniele Mancini, come rappresaglia per il mancato rientro a Delhi dei marò.

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26 marzo 2013 | Radio Città | intervento
India
Caso marò: Terzi si dimette. Il ministro della Difesa no


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26 marzo 2013 | Radio24 | intervento
India
I Marò rispediti in India


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