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07 gennaio 2013 - Esteri - Venezuela - Il Giornale
Spunta un testimone: l’aereo è finito tra le nubi e non ne è uscito più
L' aereo con Vittorio Mis­soni, la moglie e i suoi amici che si infila in una cumulo di nuvole e non ne esce più. La strana compagnia con due soli velivoli, che ha otte­nuto le licenze in novembre e prima volava a Los Roques «gra­zie alla compiacenza di funzio­nari locali e agenzie di viaggio ». Questi e altri sono i tasselli del puzzle della scomparsa del Brit­ten Norman BN-2a Islander con i quattro italiani e due piloti a bordo. Un buon aereo che «vo­la sempre» dicono gli esperti, se la manutenzione è perfetta. La protezione civile del Ve­nezuela ha esteso le ricerche a 150 chilometri dalla rotta del­l’aereo. Venerdì, quando è de­collato, il mare era mosso e tira­va vento. Le correnti sono mol­te forti. Nel 2008 era stato ritro­vato sulle coste venezuelane il corpo di uno dei piloti dell’ae­reo scomparso sulla stessa rot­ta con 8 italiani a bordo. «Quel­lo che galleggia viene sospinto ad ovest, verso la costa dello Sta­to di Falcon. Già oggi o domani in quell’area ai potrebbe trova­re qualcosa», spiega da Los Ro­ques l’italiano Piergiorgio Ser­loni, che nell’arcipelago delle vacanze possiede una posada e la Chapi air: una delle compa­gnie aeree private che, assiemeall’Albatros e alla Lta, portano i turisti da Caracas. Ma lo scorso novembre è nata la Transaero 5074 non proprio dal nulla. «Mi ha portato via qualche dipen­dente - racconta Serloni - , ma quello che stupiva era la facilità con cui hanno ottenuto le certi­ficazioni per i voli locali e anche internazionali». La Transaero è stata messa in piedi da un ve­nezuelano di cui, per ora, si co­nosce solo il nome, Asdrubal e da un pilota. Aveva solo due bi­motori uguali che volavano an­che prima a Los Roques, come servizio charter. Secondo una fonte del Giornale in Venezue­la «grazie alla compiacenza di funzionari locali e agenzie di viaggio». Non a caso il sito Viag­giare sicuri della Farnesina met­te in guardia i turisti dai voli fai da te verso le quelle isole. Serlo­ni sostiene che le compagnie re­golari sono sicure: «Pure io ho un Britten Norman, come quel­lo di Missoni. Ai motori va fatto un check up completo ogni 50 ore di volo». Poi snocciola le ci­fre: il 4 gennaio, il giorno della scomparsa degli italiani, ci so­no stati a Gran Roque 125 fra at­terraggi e decolli. La media è di una trentina al giorno. Gli inci­denti, secondo chi sta seguen­do il caso Missoni, «hanno una media di uno ogni quattro anni circa».
C’è anche il giallo di un mes­saggino sms, ma dovrebbe trat­tarsi di un ritardo dovuto alla re­te. L’sms («sono di nuovo rag­giungibile ») è di Guido Foresti, uno dei quattro italiani scom­parsi, e l’ha ricevuto il figlio do­po la scomparsa. «Secondo me si è trattato solo di una disgra­zia. Un pilota che conosco, de­collato subito dopo l’ha visto entrare l’aereo di Missoni in un cumulo di nuvole», racconta l’imprenditore italiano. Il pilo­ta- testimone ha prudentemen­te aggirato le nuvole e una volta sentito l’allarme per la «spari­zione » dell’aeroplano con a bordo gli italiani si è messo a cercarli senza successo.L’Islan­der aveva quasi 45 anni ma la strumentazione era avanzata. «A bordo ci sono stato e so che c’era il Gps di emer­genza. Sull’aereo e sui piloti non ho dubbi», di­chiara Serloni. Ieri però la stam­pa venezuelana metteva in dub­bio che l’aereo fos­se dotato del «Baliza 406 mhz»,Gps d’emer­gen­za obbligatorio e sot­tolineava che il velivolo ave­va caricato carburante per tre ore di autonomia sebbene il vo­lo Los Roques­ Caracas duri cir­ca 35 minuti.
Nell’arcipelago non credono al sequestro. «Cheo, un mio ex dipendente che imbarcava i passeggeri, mi ha assicurato che a bordo sono saliti solo i quattro italiani e i piloti - rac­conta Serloni - . Inoltre per por­tare la droga si usano aerei più piccoli. Se l’ipotesi di un rapi­mento fosse vera arriverà la ri­chiesta di riscatto». L’aspetto più strano è che non siano stati lanciati Sos. Il pilota può farlo con un pulsante sulla cloche. Nella stiva, poi, c’è un satellita­re che si attiva all’impatto con l’acqua. «Deve essere stato qualcosa di improvviso. Forse una scarica elettrica, un fulmi­ne, dentro le nuvole, che ha frit­to le apparecchiature di bor­do », ipotizza Serloni.
Dal 1965 gli inglesi hanno venduto oltre 1.200 Britten Nor­man. Gli incidenti sono stati 367 e hanno provocato 590 mor­ti. La stragrande maggioranza (343) è stata causata dal pilota, guasti tecnici o cedimento strutturale dovuti a scarsa ma­nutenzione. Solo nove ad atti criminali e due a dirottamenti. Nel 2009 durante un volo da Cu­racao alle Antille Olandesi un motore s’è bloccato e l’aereo è finito in mare. I 9 passeggeri si sono salvati, ma il pilota è affon­dato con il bimotore. La compa­gnia aveva «prestato poca atten­zione alla sicurezza e al sovrac­carico ».
 
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[continua]

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07 gennaio 2013 | Mattino5 | reportage
Il mistero della scomparsa di Missoni
L’aereo con Missoni, la moglie ed i suoi amici che si infila in una cumulo di nuvole e non ne esce più. La strana compagnia con solo due velivoli uguali, che ha ottenuto le licenze in novembre e prima volava a Los Roques “grazie alla compiacenza di funzionari locali e agenzie di viaggio”. Questi e altri sono i tasselli del puzzle della scomparsa del Britten Norman BN-2a Islander con i quattro italiani a bordo e due piloti. Un buon aereo, bimotore, che “vola sempre” dicono gli esperti, se la manutenzione è perfetta.

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