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Articolo
26 gennaio 2013 - Esteri - Egitto - Il Giornale
Al Qaida regista del caos in Egitto
Due anni dopo la caduta di Hosni Mubarak gli egiziani che non digeriscono i Fratelli mu­sulmani al potere sono scesi in piazza ieri scontrandosi dura­mente con la polizia. Il bilancio è di almeno otto morti e centina­ia di feriti in tutto il Paese. A Suez la polizia ha sparato sui manifestanti che assaltavano il governatorato.
Una settimana fa, invece, gli agenti si erano ben guardati dall' intervenire quando duemila estremisti salafiti avevano cir­condato l'ambasciata francese al Cairo. Non solo: sul cancello della sede diplomatica è stato appeso un grande striscione bianco con i faccioni di Osama Bin Laden e Ayman al Zawahiri, il nuovo capo di Al Qaida, come si vede nella foto che pubblichia­mo. I salafiti protestavano con­tro l'intervento francese in Ma­li. Sullo striscione di Al Qaida pa­role eloquenti: «Allah benedica i mujhaeddin». «Questi sono gli uomini che hanno garantito la vittoria ad Allah e al suo profe­ta », è lo slogan classico di Al Qai­da.
 E poi i propagandisti del ter­rore si chiedono: «Dove siete?». In pratica è un incitamento all' azione contro i francesi e gli alle­ati che appoggiano l’attacco in Mali. Come se non bastasse, fra gli organizzatori della protesta è spuntato Mohammed al Zawahiri, fratello minore di Ay­man, l'ex medico egiziano che guida Al Qaida dopo la morte di Bin Laden.
I manifestanti erano seguaci del Movimento salafita della guerra santa, un cartello di grup­pi estremisti egiziani.
 In appog­gio ai cugini della jihad in Mali, sventolavano bandiere di Al Qaida chiedendo l'espulsione dell'ambasciatore francese. Mohammed al Zawahiri in un' intervista a Euronews ha rinca­rato la dose. Quella in Mali «è un' aggressione. La Francia ha attiz­zato il fuoco e iniziato la guerra. Se continuerà, le fiamme bruce­ranno i popoli dell'Occidente».
Il «giovane» Zawahiri ha pas­sato 14 anni in prigione ed è sta­to rilasciato dopo la «rivoluzio­ne » che ha abbattuto Mubarak. Sostiene di non far parte di Al Qaida, ma di condividerne l'ideologia. I capi dei Salafiti per
 la guerra santa hanno reso pub­blico un comunicato che suona come un annuncio di attentati contro gli occidentali: «Le no­stre operazioni militari colpi­ranno tutti i paesi che aiutano la Francia nella guerra in Mali».
Nella lista delle nazioni nel mi­rino ci sono Stati Uniti, Belgio, Inghilterra, Germania, Russia e
 diversi paesi africani. L'Italia non è citata, ma vengono espres­samente minacciate rappresa­glie nei confronti di chi «contri­buisce con aerei e appoggio logi­stico » al conflitto. Il nostro pae­se ha messo a disposizione per il Mali 15 istruttori, due aerei tra­sporto truppe ed una cisterna volante per rifornire in volo i cac­cia bombardieri francesi.
Non risulta che la polizia ab­bia arrestato qualcuno nella ma­nifestazione del 18 gennaio, che ha circondato l'ambasciata francese. Lo stesso presidente egiziano, Mohammed Morsi, che il 30 gennaio incontrerà la cancelliera tedesca Angela Me­rkel, si è opposto all'intervento in Mali. Ieri, invece, la polizia ha caricato i manifestanti che pro­testavano contro il nuovo pote­re in mano ai Fratelli musulma­ni. Sessantuno civili e 32 agenti sono rimasti feriti in duri scon­tri al Cairo, nella mitica piazza Tahrir, dove è iniziata la prima­vera araba egiziana, a Suez le vit­time sono almeno otto. La sede dei Fratelli musulmani a Ismai­la è stata data alle fiamme. La cri­si economica è un volano della protesta che riprende gli slogan di due anni fa: «Il popolo vuole abbattere il regime». Uno dei leader di sinistra, Hamdeen Sa­bahy, è ancora più chiaro: «La nostra rivoluzione continua. Di­ciamo no a uno stato della Fra­tellanza musulmana ».
 
www.faustobiloslavo.eu
 
[continua]

video
23 febbraio 2016 | Porta a Porta | reportage
Il caso Regeni
Un video, denunce pubbliche dei pericoli per gli studenti in Egitto e scritti militanti mostrano un altro volto dei referenti accademici inglesi di Giulio Regeni. Non sono solo professori universitari, ma attivisti contro il regime egiziano oppure erano a conoscenza dei rischi della ricerca al Cairo dello studente friulano. Lo rivela il numero di Panorama in edicola con un titolo forte: “Le colpe dei docenti di Cambridge”.

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10 febbraio 2016 | Sky Tg24 | reportage
Il caso Regeni
I misteri di un'orribile moret al Cairo. I suoi supervisori dell'università di Cambridge lo avevano messo in guardia sui rischi che correva?

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21 agosto 2013 | Uno Mattina | reportage
I Fratelli musulmani piegati dalla piazza e dai militari
Sull'Egitto i grandi inviati sono rimasti infatuati dai Fratelli musulmani duramente repressi, ma gran parte degli egiziani non stava più con loro e non li considerava delle vittime

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radio

15 febbraio 2016 | Zapping Radio uno | intervento
Egitto
Misteri e sospetti sulla morte di Regeni
Ospedali Bombardati in Siria.Non si fermano i raid:Germano Dottori analista strategicoLuiss,Gastone Breccia esperto Medio Oriente,Loris De Filippi presidente MSF. I misteri ed i sospetti sulla morte di Regeni:Fausto Biloslavo.

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07 aprile 2016 | Zapping Rai Radio 1 | intervento
Egitto
Regeni: la pista inglese
Le referenti accademiche di Regeni sono protette da un insolito tabù mediatico e governativo. In realtà proprio il ruolo delle docenti di Cambridge potrebbe indirizzare verso il movente dell’orribile fine del giovane ricercatore. Maha Abdulrahaman, la sua tutor di origini egiziane, l’11 giugno dello scorso anno aveva tenuto una conferenza sui “Diritti umani in Egitto” a Cambridge nella sede di Amnesty international, che ha lanciato la campagna “verità per Giulio”. La conferenza denunciava le “forme di repressione contro giornalisti, studenti, attivisti, lavoratori e cittadini ordinari”. Pur conoscendo bene i pericoli ha controfirmato l’analisi del rischio presentata da Regeni all’università per poter andare al Cairo. La sua sodale, Alexander, ha storto il naso contro la “tardiva” presa di posizione britannica: “Quando un dottorando viene torturato ed ucciso i ministri sembrano riluttanti a dire qualcosa di critico sulle autorità egiziane”. In ottobre con Regeni al Cairo, grazie ai suoi contatti, la docente di Cambridge pubblicava un’analisi proponendo l’alleanza fra gli attivisti di sinistra ed i Fratelli musulmani “capace di farla finita con il regime del generale” Al Sisi, presidente egiziano. Il 25 ottobre firmava un appello contro la visita del capo dello stato egiziano a Londra, poi pubblicato su Ikhwanweb, il sito ufficiale dei Fratelli musulmani. Il 4 novembre con Regeni sempre in prima linea al Cairo arringava la piazza a Londra bollando Al Sisi come “un assassino” sollevando l’entusiasmo e lo sventolio delle bandiere della Fratellanza. Il tutto immortalato in un video, che non può essere sfuggito ai servizi inglesi ed egiziani. Alexander fin dal 2009 è in contatto con Maha Azzam, presidente dell’Egyptian Revolutionary Council, il governo ombra dell’opposizione ad Al Sisi con sede a Ginevra. La Farnesina non ha mai voluto commentare questa parte, inquietante ed ambigua, del caso Regeni, che potrebbe portare al movente del delitto.

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