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Scenari mondo
16 febbraio 2013 - Esteri - Siria - Panorama
Siria: la buona idea dei cattivi

Un piano di pace in sei punti dell’Iran, l’appoggio della Russia e l’apertura dell’opposizione armata a trattare con il vice di Bashar al-Assad: dopo 60 mila morti e 700 mila profughi, provocati da 22 mesi di guerra civile, per la Siria si intravede una luce in fondo al tunnel. 

I primi, impercettibili, segnali sono arrivati da Monaco di Baviera fra il 2 e 3 febbraio: a margine della quarantanovesima conferenza sulla sicurezza internazionale, iraniani e russi si sono incontrati con Moaz Alkhatib, rappresentante dell’opposizione siriana. Predicatore sunnita appoggiato dai Fratelli musulmani, Alkhatib è considerato un moderato malvisto dalle frange salafite. Poche ore dopo la fine della conferenza annunciava la disponibilità a trattare con il vicepresidente siriano Faruq al-Sharaa, che non si è sporcato le mani di sangue. Non era mai accaduto prima. 

L’obiettivo, secondo il capo dell’opposizione, «è aiutare il regime ad andarsene pacificamente». La liberazione di «160 mila detenuti politici» e il rientro in patria dei siriani in esilio sono le precondizioni. La trattativa dovrebbe avvenire a Tunisi o al Cairo. Il ministro degli Esteri di Teheran, Ali Akbar Salehi, ha dichiarato: «Se vogliamo fermare il bagno di sangue, non possiamo scaricare le colpe su una parte o sull’altra». 

Non a caso l’Iran ha incassato a Monaco la sorprendente apertura del vicepresidente Usa, Joe Biden, che ora propone anche contatti diretti fra Washington e Teheran sul nucleare. E il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha definito «un passo molto importante» la decisione dell’opposizione siriana di negoziare con Damasco. L’influenza di Mosca sul regime siriano è fortissima. Lo dimostra la liberazione, il 3 febbraio, di due tecnici russi e di un ingegnere siciliano, Mario Belluomo, rapiti il 12 dicembre. Gli ostaggi sono stati scambiati con ribelli prigionieri di Damasco. Com’è dunque il piano di pace suggerito da Teheran? Dopo la fine degli scontri, sotto la supervisione dell’Onu, bisognerà «formare un comitato di riconciliazione nazionale con la partecipazione dei rappresentanti dei diversi gruppi di varia estrazione sociale e politica e del governo siriano». 

Dal comitato dovrebbe nascere «un governo di transizione riconosciuto da tutti» per «indire libere elezioni del parlamento, formare un’assemblea che scriva la nuova costituzione e stabilire la data delle presidenziali». 

Secondo Mario Arpino, ex capo di stato maggiore della Difesa, «gli iraniani potrebbero fare sul serio. Questa volta i cattivi hanno avuto una buona idea. Se qualche monarchia del Golfo non ci metterà lo zampino, il negoziato potrebbe funzionare». 

(Fausto Biloslavo)


video
12 settembre 2013 | Tg5 | reportage
Diario di guerra ia Damasco
Tadamon la prima linea a 500 metri dai vicoli dove i bambini giocano a pallone.

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14 febbraio 2019 | Porta a Porta | reportage
Parla il miliziano italiano che ha combattuto nell'Isis


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23 gennaio 2014 | Televisione Svizzera Italiana | reportage
I cristiani combattono
I cristiani in Siria vivono fra due fuochi e iniziano a difendersi, armi in pugno. 

Queste sono le giovani reclute del Sutoro, una milizia cristiana nel nord del paese travolto dalla guerra civile. Le immagini sono state girate dagli stessi miliziani.

I cristiani siriaci combattono al fianco dei curdi contro gli estremisti islamici di Al Qaida.

Il nome Sutoro deriva da un’antica preghiera in aramaico, la lingua di Gesù Cristo.

Dall’Europa non partono per la Siria solo volontari della guerra santa islamica.

Ma pure giovani cristiani per proteggere le loro comunità minacciate di estinzione. 
Come raccontano i rappresentanti della diaspora cristiana nel vecchio continente.

Da Locarno è partito per la Siria Johann Cosar, un ex sergente dell’esercito elvetico. 
Ufficialmente per documentare le sofferenze dei cristiani, ma in realtà ha dato una mano ad addestrare la milizia del Sutoro.
Dei volontari cristiani in Siria, giunti dall'Europa, parla il rappresentante del Centro culturale mesopotamico di Locarno

Sait il padre di Johan Cosar, il giovane di Locarno partito per la Siria, è un cittadino svizzero ed esponente di spicco del Partito che ha fondato la milizia cristiana. 

I servizi segreti di Damasco lo hanno arrestato lo scorso agosto.

La famiglia non parla con la stampa ma a Berna il Dipartimento federale degli Esteri è informato del caso.

Il governo siriano sostiene che Sait Cosar sia morto per infarto. 

Duecentomila cristiani sono già fuggiti dalla guerra civile. 
I loro rappresentanti, assieme ai curdi, avevano chiesto all’Onu di partecipare a Ginevra 2, senza ottenere risposta.
Nel futuro della Siria, per i cristiani, è in gioco la sopravvivenza.

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radio

23 gennaio 2014 | Radio Città Futura | intervento
Siria
La guerra continua


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02 luglio 2015 | Radio24 | intervento
Siria
La famiglia jihadista
"Cosa gradita per i fedeli!!! Dio è grande! Due dei mujaheddin hanno assassinato i fumettisti, quelli che hanno offeso il Profeta dell'Islam, in Francia. Preghiamo Dio di salvarli”. E’ uno dei messaggi intercettati sulla strage di Charlie Hebdo scritto da Maria Giulia Sergio arruolata in Siria nel Califfato. Da ieri, la prima Lady Jihad italiana, è ricercata per il reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale. La procura di Milano ha richiesto dieci mandati di cattura per sgominare una cellula “familiare” dello Stato islamico sotto indagine da ottobre, come ha scritto ieri il Giornale, quando Maria Giulia è arrivata in Siria. Il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli ha spiegato, che si tratta della “prima indagine sullo Stato Islamico in Italia, tra le prime in Europa”.

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02 dicembre 2015 | Radio uno Tra poco in edicola | intervento
Siria
Tensione fra Turchia e Russia
In collegamento con Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa. In studio conduce Stefano Mensurati.

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