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26 marzo 2013 - Esteri - India - Il Giornale
I marò rispediti in India per proteggere gli affari
I marò lanciano un appello dall'India «per unire le forze e ri­solvere questa vicenda», che si sta trasformando in farsa con il voltafaccia del governo italia­no di rimandarli a Delhi dopo aver deciso di trattenerli in Ita­lia. Oggi il ministro della Difesa Giampaolo di Paola e quello de­gl­i Esteri, Giulio Terzi, presente­ranno un'informativa al Parla­mento sui due fucilieri del San Marco. Il dibattito si preannun­cia rovente. Il leader del Pdl, Sil­vio Berlusconi, punta il dito contro il presidente del Consi­glio: «Monti ha fatto una figura vergognosa con la vicenda dei marò. È senatore a vita immeri­tatamente. Si dimetta».
Il Giornale ha ricostruito l'in­versione a U del governo sco­pre­ndo che per rimandare in In­dia i fucilieri si è schierato in pri­ma fila
 il ministro dello Svilup­po economico, Corrado Passe­ra. Nella riunione mattutina ri­stretta del 21 marzo del Comita­to interministeriale per la sicu­rezza, è stato l'ex banchiere a caldeggiare il ritorno di Latorre e Girone paventando rappresa­glie economiche degli indiani. Sarà un caso, ma il consigliere diplomatico del ministro, eredi­tato dal precedente governo, era Daniele Mancini nominato in gennaio ambasciatore in In­dia: il diplomatico che gli india­ni avevano bloccato a Delhi e che rischiava il peggio se i marò non fossero rientrati dopo 4 set­timane di permesso elettorale in Italia.
La vera Trimurti che li ha ri­spediti in India è composta dal capo dello Stato, Giorgio Napo­litano, dal premier Monti e dal braccio operativo, il sottosegre­tario agli Esteri Staffan De Mi­stura. Terzi è responsabile del­la fuga in avanti dell'11 marzo con l'annuncio di voler trattene­re i marò in Italia avallata da Di Paola. Dopo la colossale figu­raccia farne dei capri espiatori per la Caporetto indiana serve solo a coprire i veri responsabili del voltafaccia.
Il 15 marzo, quattro giorni do­po l'annuncio che Latorre e Gi­rone restavano in Italia, Napoli­tano
 convoca al Quirinale i mi­nistri interessati puntando ad «una soluzione amichevole» con l'India. Mario Monti non aspetta altro e rimette in pista De Mistura, relegato in un ango­lo. Il sottosegretario, di fatto sca­valcando il ministro degli Este­ri, prende contatti con l'amba­sciata indiana per una resa ono­revole, che si trasformerà in una «farsa», come l'ha definita il Capo dello stato maggiore del­la Difesa, ammiraglio Luigi Bi­nelli. La mattina del 21, un gior­no prima dello scadere del per­messo eletto­rale dei marò, Passera va all' attacco. Più tardi nel Con­siglio dei mini­stri Monti ge­la Terzi e Di Pa­ola che tenta­no di reagire. Secondo una fonte del Gior­nale anche il ministro della Cooperazio­ne, Andrea Riccardi, si schiera netta­mente con Monti per il rientro in In­dia dei marò. Quello della Giustizia, Pao­la Severino, avalla il volta­faccia parlando il giorno dopo di garanzie «per un giusto pro­cesso ». Ieri Berlusconi si è sca­gliato contro il premier: «Ha sbagliato tutto. Hanno fatto tut­to di testa loro, non ci hanno chiesto niente, si devono dimet­tere in gruppo, cacciamo Mon­ti dal Senato».
Dall'India arriva la notizia della nomina del giudice Amit Bansal a presidente del Tribu­nale speciale che deciderà il de­stino dei marò. Secondo il codi­ce di procedura penale non può applicare la pena di morte o l'ergastolo, ma una condanna massima a 7 anni. Il sottosegr­e­tario de Mistura ha incontrato il ministro degli Esteri indiano cantando vittoria, come se non esistesse un'evidente disfatta.
I più seri sono i marò. Ieri sera nella puntata di «Terra!», su Re­te 4, Toni Capuozzo ha letto un messaggio di Latorre. «Non ci serve ora sapere di chi sia stata la colpa perché non ci porta a nulla - spiega il fuciliere - . Quel che vi chiediamo ora non è divi­sione, ma unite le forze e risolve­te questa vicenda (prima aveva scritto tragedia e poi l'ha corret­to). Come dicono i fucilieri tutti insieme, nessuno indietro. Sia­mo italiani dimostriamolo».
 
www.faustobiloslavo.eu
 
[continua]

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24 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
I marò nella trappola giudiziaria indiana


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08 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
Il caso marò nella palude giudiziaria indiana
Gli indiani vogliono i marò al­la sbarra, forse per torchiarli, an­che se l’antiterrorismo non ha ancora presentato il volumino­so rapporto d’accusa contro Massimiliano Latorre e Salvato­re Girone. Il processo «speciale» ai fucilieri di Marina è partito ieri con un rinvio al 30 gennaio. Il pubblico ministero aggiunto, Siddharth Luthra, a nome della polizia antiterrorismo (Nia), vo­leva obbligare i marò a presen­tarsi in aula. Non solo: gli investi­gatori pretendono che vengano intrapresi «i passi appropriati per garantire la custodia» di La­torre e Girone, secondo il giorna­le The Hindu . Il pm ha poi precisato: «Non sto dicendo che devono essere fi­sicamente presi in custodia», ma passare sotto la completa tu­tela della cort­e speciale del giudi­ce Darmesh Sharma e venire al­la sbarra. Fonti italiane a Delhi gettano acqua sul fuoco, ma gli indiani fanno sapere al Giornale che la Nia «vuole interrogare an­cora i fucilieri di Marina». E non escludono ulteriori sviluppi. I marò non si sono presentati al­l’udienza di ieri e attraverso i lo­ro legali hanno chiesto di venir esentati anche in futuro. L’unico dato certo è che l’anti­te­rrorismo non ha ancora conse­gnato il rapporto d’accusa. Staf­fan De Mistura, inviato speciale del governo, volato a Delhi, haprecisato che l’ulteriore rinvio «non è stato subito ma voluto dai nostri legali per l'esistenza di troppe zone grigie ed ambiguità da parte indiana».De Mistura ri­badisce: «Non possiamo accetta­re di procedere senza un capo di accusa chiaro e la certezza che non venga evocata la legge sulla repressione della pirateria» che prevede la pena di morte. L’ex ministro degli Esteri Giulio Ter­zi ribadisce che il processo a Delhi «è illegittimo. Affidare la sorte dei nostri ragazzi all’India è profondamente sba­gliato sia giuridicamen­te che politicamente». Secondo fonti india­ne la Nia presenterà «l’at­to d’accusa entro la fine del mese» e sarà pesan­te. I fucilieri di Marina, in servizio anti pirateria, sono accusati di aver uc­ciso due pescatori il 15 febbraio del 2012 al di fuori delle acque territoriali indiane. L’aspetto paradossale è l’esempio che ci sta dando Delhi verso la superpotenza america­na «colpevole» dell’arresto per qualche ora della console india­na a New York. Dopo immediate proteste e rappresaglie il gover­no indiano ha intimato ieri la chiusura di tutti gli esercizi com­merciali e la palestra gestita da locali nel compound dell’amba­sciata degli Stati Uniti. Non solo: le macchine con targa diplomati­ca americana potranno venir multate se violano le norme del traffico.

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10 luglio 2014 | TG5 | reportage
Le parcelle d'oro degli avvocati dei marò
Cinque milioni di dollari, dalle tasche del contribuente italiano, sono stati sborsati per la difesa dei marò. In stragrande maggioranza serviti a pagare le costose parcelle degli avvocati indiani che rappresentano i marò ed in minima parte come anticipo del baronetto inglese ingaggiato per intraprendere la via dell’arbitrato internazionale. Soldi ben spesi se Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non fossero ancora trattenuti in India da due anni e mezzo senza processo. Un esborso assurdo tenendo conto dei risultati raggiunti fino ad ora, poco superiori allo zero.

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26 marzo 2013 | Radio Città | intervento
India
Caso marò: Terzi si dimette. Il ministro della Difesa no


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12 marzo 2013 | Radio 24 - Melog | intervento
India
I due Marò
La storia di Massimilianno Latorre e Salvatore Girone i fucilieri di Marina trattenuti in India per un anno con l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. Sul Giornale.it è raccontata nell'e book "I NOSTRI MARO'", che ripercorre la vicenda attraverso documenti esclusivi, testimonianze, foto e video inediti. Un anno di sgarbi diplomatici, interpretazioni arbitrarie del diritto e umiliazioni, ma anche un anno di retroscena e di battaglie per riportarli a casa. Latorre e Girone restano in Italia, ma la storia non è finita. Ora è sotto tiro il nostro ambasciatore in india, Daniele Mancini, come rappresaglia per il mancato rientro a Delhi dei marò.

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26 marzo 2013 | Radio24 | intervento
India
I Marò rispediti in India


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