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Articolo
27 marzo 2013 - Il Fatto - India - Il Giornale |
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Caos marò, Terzi si dimette E il Prof resta senza parole |
Il caso marò è piombato come una bomba nel nuovo Parlamento. Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, si è dimesso in aula con un colpo ad effetto, che lo ha in parte riscattato da un anno di linea fallimentare e dall’ultima Caporetto indiana. Al suo fianco il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, ha fatto la figura sbiadita dell’ammiraglio che scatta sull’attenti e difende ad oltranza il governo. Per poi ammantarsi di «eroismo » da ultimo moicano sostenendo che non abbandona la nave per rimanere al fianco dei marò. Il presidente del Consiglio, Mario Monti, che ha deciso di rispedire in India Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, si presenterà alla Camera oggi alle 15 per rispondere sull’esplosiva vicenda. Il premier sostiene di aver appreso «con stupore delle dimissioni» ed è salito al Colle. Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che ha avuto un ruolo dietro le quinte nel voltafaccia sui marò si è detto «sconcertato» dalla mossa «irrituale » di Terzi. Il pomeriggio di fuoco a Montecitorio si è aperto alle 15. Dagli scranni del governo Terzi affronta ben presto la fatale decisione di trattenere i marò in Italia allo scadere del permesso elettorale concesso dall’India. «È risibile e strumentale sostenere che la Farnesina ha agito per i fatti suoi» sostiene il ministro. L’8 marzo in una riunione con Difesa e Giustizia si decide «con l’assenso di tutti» di imboccare la strada del braccio di ferro facendo restare i marò in Italia ed invocando un arbitrato internazionale. La decisione viene presa «in costante coordinamento » tra la Farnesina e tutte le istituzioni interessate a cominciare da Palazzo Chigi. «La comunicazione scritta inviata al governo indiano» che informava del mancato rientro dei marò allo scadere del permesso, il 22 marzo, «è stata concordata con la Presidenza del Consiglio e tutti i ministri interessati ». Poi gli indiani trattengono il nostro ambasciatore. «In questo frangente di impasse diplomatico Delhi esprime minacce ritorsive menzionando anche quelle in campo economico» rivela Terzi. L’India fa «bau» e il governo Monti si piega. A questo punto Terzi lancia l’affondo sui marò:«Ero contrario al loro ritorno in India, ma la mia voce è rimasta inascoltata ». E aggiunge: «Non posso più far parte di questo governo». Infine spiega le motivazioni con parole di fuoco. «Mi dimetto perché ritengo che vada salvaguardata l’onorabilità del Paese, delle forze armate e della diplomazia italiana - sottolinea Terzi - Mi dimetto perché solidale con i nostri due marò e con le loro famiglie». Il centrodestra chiede che Monti venga subito in Parlamento. Lapo Pistelli del Pd parla di «8 settembre del governo tecnico». Il ministro della Difesa Di Paola prende subito le distanze: «Le valutazioni di Terzi non sono quelle del governo». L’ammiraglio la butta sul senso di disciplina: «Le decisioni collegiali si rispettano e si onorano, anche se lacerano. Per questo sono stato io a comunicare ai fucilieri di marina» di tornare in India. Di Paola fa addirittura riferimento all’ammiraglio Bergamini affondato dai tedeschi con la corazzata Roma nel 1943 richiamando lo spettro dell’ 8 settembre, che è stato paragonato alla farsa dei marò. Poi gioca la carta del comandante che non lascia i suoi uomini: «So quello che Massimiliano (Latorre) e Salvatore (Girone), guardandomi negli occhi, la sera del 21 marzo mi hanno detto: “non ci abbandonare”. Ed io non abbandono la nave in difficoltà». Non spiega il vergognoso voltafaccia sui marò prima illusi di restare in Italia e poi rispediti in India. E non molla: «Sarebbe facileper me annunciare di rimettere il mio mandato, sarebbe no cost lasciare la poltrona che comunque abbandonerò a breve, ma non sarebbe giusto e non lo farò». www.faustobiloslavo.eu |
[continua] |
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08 marzo 2012 | Uno Mattina | reportage
Il caso dei marò "ostaggi" degli indiani
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08 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
Il caso marò nella palude giudiziaria indiana
Gli indiani vogliono i marò alla sbarra, forse per torchiarli, anche se l’antiterrorismo non ha ancora presentato il voluminoso rapporto d’accusa contro Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Il processo «speciale» ai fucilieri di Marina è partito ieri con un rinvio al 30 gennaio. Il pubblico ministero aggiunto, Siddharth Luthra, a nome della polizia antiterrorismo (Nia), voleva obbligare i marò a presentarsi in aula. Non solo: gli investigatori pretendono che vengano intrapresi «i passi appropriati per garantire la custodia» di Latorre e Girone, secondo il giornale The Hindu .
Il pm ha poi precisato: «Non sto dicendo che devono essere fisicamente presi in custodia», ma passare sotto la completa tutela della corte speciale del giudice Darmesh Sharma e venire alla sbarra. Fonti italiane a Delhi gettano acqua sul fuoco, ma gli indiani fanno sapere al Giornale che la Nia «vuole interrogare ancora i fucilieri di Marina». E non escludono ulteriori sviluppi. I marò non si sono presentati all’udienza di ieri e attraverso i loro legali hanno chiesto di venir esentati anche in futuro.
L’unico dato certo è che l’antiterrorismo non ha ancora consegnato il rapporto d’accusa. Staffan De Mistura, inviato speciale del governo, volato a Delhi, haprecisato che l’ulteriore rinvio «non è stato subito ma voluto dai nostri legali per l'esistenza di troppe zone grigie ed ambiguità da parte indiana».De Mistura ribadisce: «Non possiamo accettare di procedere senza un capo di accusa chiaro e la certezza che non venga evocata la legge sulla repressione della pirateria» che prevede la pena di morte. L’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi ribadisce che il processo a Delhi «è illegittimo. Affidare la sorte dei nostri ragazzi all’India è profondamente sbagliato sia giuridicamente che politicamente». Secondo fonti indiane la Nia presenterà «l’atto d’accusa entro la fine del mese» e sarà pesante. I fucilieri di Marina, in servizio anti pirateria, sono accusati di aver ucciso due pescatori il 15 febbraio del 2012 al di fuori delle acque territoriali indiane.
L’aspetto paradossale è l’esempio che ci sta dando Delhi verso la superpotenza americana «colpevole» dell’arresto per qualche ora della console indiana a New York. Dopo immediate proteste e rappresaglie il governo indiano ha intimato ieri la chiusura di tutti gli esercizi commerciali e la palestra gestita da locali nel compound dell’ambasciata degli Stati Uniti. Non solo: le macchine con targa diplomatica americana potranno venir multate se violano le norme del traffico.
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10 febbraio 2014 | La vita in diretta | reportage
Marò candidati alle europee?
Se destra e sinistra candidassero un fuciliere di Marina a testa per le elezioni di Strasburgo sarebbe un segnale di unità e dignità nazionale.
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26 marzo 2013 | Radio Città | intervento |
India
Caso marò: Terzi si dimette. Il ministro della Difesa no
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12 marzo 2013 | Radio 24 - Melog | intervento |
India
I due Marò
La storia di Massimilianno Latorre e Salvatore Girone i fucilieri di Marina trattenuti in India per un anno con l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. Sul Giornale.it è raccontata nell'e book "I NOSTRI MARO'", che ripercorre la vicenda attraverso documenti esclusivi, testimonianze, foto e video inediti. Un anno di sgarbi diplomatici, interpretazioni arbitrarie del diritto e umiliazioni, ma anche un anno di retroscena e di battaglie per riportarli a casa. Latorre e Girone restano in Italia, ma la storia non è finita. Ora è sotto tiro il nostro ambasciatore in india, Daniele Mancini, come rappresaglia per il mancato rientro a Delhi dei marò.
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26 marzo 2013 | Radio24 | intervento |
India
I Marò rispediti in India
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