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Articolo
06 aprile 2013 - Prima - Siria - Il Giornale
Rapiti in Siria 4 giornalisti italiani
Quattro giornalisti italiani sono stati rapiti in Siria, nella zo­na settentrionale in parte con­trollata dai ribelli. Il gruppo, partito il primo aprile, è compo­sto da Amedeo Ricucci della Rai, Elio Colavolpe, veterano della fotografia di guerra, l'ope­ratore Andrea Vignali (ambe­due freelance) e un italo siriano che faceva da guida. Gli italiani sono entrati dalla Turchia nelle parte settentrionale del Paese. Secondo le prime notizie di fon­te araba sarebbero stati subito «venduti» al gruppo Jabaht al Nusra, il più estremista e letale della frammentata guerriglia contro Damasco. Dal dicem­bre dello scorso anno gli Stati Uniti hanno bollato il gruppo ar­mato come «organizzazione terrorista».
Sulla pagina Facebook di Ri­cucci, che lavora per il pro­gramma di Rai 2
 La storia sia­mo noi , il reportage era annun­ciato. «Ci siamo. Parto. Per la Siria, ancora una volta. È dove­roso e spero che serva a bucare il muro dell'indifferenza. SI­LENZIO, SI MUORE è non a ca­so il nome che abbiamo dato a questo nuovo reportage Rai» ha scritto. «Lo potrete seguire giorno dopo giorno, fino al 15 aprile, sulle pagine del mio blog e sul sito www. lastoriasia­monoi. rai.it , grazie ad un web­doc che si preannuncia molto interessante. Parlatene, condi­videte i miei post, aiutateci a parlare di questa tragedia infi­nita ».
Un'idea innovativa stile «Si­ria2.0 » con i suoi amici in rete che gli auguravano «in bocca al lupo». Purtroppo sono finiti
 nelle fauci della guerra civile in Siria, dove basta un nulla per venir prelevati dal gruppo sbagliato. La Farnesina vole­va tenere riservata la notizia per cercare di non alzare la po­sta e risolvere il rapimento in poche ore o giorni, ma notizie del genere volano. Ieri sera il primo a parlare di voci su ita­liani rapiti in Siria è stato il TgCom e poco dopo l'Ansa con un breve dispaccio d'agenzia annunciava:«Quat­tro giornalisti italiani rapiti nel nord del paese». A tarda se­ra la conferma ufficiale: «L' unità di crisi si è immediata­mente attivata ed è in contatto con i familiari. Occorre mante­nere il massimo riserbo: l'inco­lumità dei connazionali resta la priorità assoluta».
Da un paio di giorni dall'Ita­lia non si riusciva più a comu­nicare­con la troupe che era en­trata in Siria nella zona di Alep­po,
 la città dove si combatte da mesi fra ribelli e governati­vi. Ricucci ha realizzato diver­si reportage in Medio Oriente e ha seguito la sanguinosa pri­mavera araba in Libia. In Siria c'era già stato, sempre nel nord, al seguito dei ribelli. Il fo­tografo milanese Colavolpe è un veterano della prima linea fin dall'Afghanistan nel 2001, dopo l'attacco dell'11 settem­bre. A Tripoli è entrato con i ri­belli che hanno fatto cadere il regime di Gheddafi scattando immagini uniche.
In Siria ha seguito la rivolta armata fin dall'inizio passan­do settimane nelle zone con­trollate dai ribelli. Ad Aleppo è rimasto sotto i bombardamen­ti governativi rimanendo mez­zo
 sordo da un timpano.
[continua]

video
14 febbraio 2019 | Porta a Porta | reportage
Parla il miliziano italiano che ha combattuto nell'Isis


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12 settembre 2013 | Tg5 | reportage
Diario di guerra ia Damasco
Tadamon la prima linea a 500 metri dai vicoli dove i bambini giocano a pallone.

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08 settembre 2013 | Tg5 | reportage
La battaglia di Maalula perla cristiana
Fausto Biloslavo, appena arrivato in Siria si trova al centro degli scontri tra governanti e ribelli. Il video terribile ed il racconto della battaglia

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[altri video]
radio

02 dicembre 2015 | Radio uno Tra poco in edicola | intervento
Siria
Tensione fra Turchia e Russia
In collegamento con Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa. In studio conduce Stefano Mensurati.

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02 luglio 2015 | Radio24 | intervento
Siria
La famiglia jihadista
"Cosa gradita per i fedeli!!! Dio è grande! Due dei mujaheddin hanno assassinato i fumettisti, quelli che hanno offeso il Profeta dell'Islam, in Francia. Preghiamo Dio di salvarli”. E’ uno dei messaggi intercettati sulla strage di Charlie Hebdo scritto da Maria Giulia Sergio arruolata in Siria nel Califfato. Da ieri, la prima Lady Jihad italiana, è ricercata per il reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale. La procura di Milano ha richiesto dieci mandati di cattura per sgominare una cellula “familiare” dello Stato islamico sotto indagine da ottobre, come ha scritto ieri il Giornale, quando Maria Giulia è arrivata in Siria. Il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli ha spiegato, che si tratta della “prima indagine sullo Stato Islamico in Italia, tra le prime in Europa”.

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23 gennaio 2014 | Radio Città Futura | intervento
Siria
La guerra continua


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