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Articolo
07 aprile 2013 - Esteri - India - Il Giornale
“Potevo evitare il disastro marò, mi fermarono”
«Sui marò l'ordine è di non parlare. Una cosa però la dico: un anno fa, quan­do nave Lexie con a bordo i nostri fuci­lieri fu attirata nel porto indiano diedi la mia disponibilità ad andare subito a Kochi per evitare ad ogni costo quello che è accaduto. Mi risposero di no so­stenendo che si era deciso per la via di­plomatica ». Lo racconta il sottosegre­tario alla Difesa, Gianluigi Magri, che solitamente va in tv a fare da parafulmi­ne per le grane come l'uranio impoveri­to e i cacciabombardieri F 35. Magri si riferisce ai primi fatidici giorni dopo l'incidente in mare del 15 febbraio 2012, che ieri su Repubblica sono torna­ti alla ribalta con la pubblicazione del rapporto riservato dell'ammiraglio Alessandro Piroli. Una relazione che molti pensano sia venuta fuori dalla Di­fesa e contiene due novità. Massimilia­no Latorre e Salvatore Girone avrebbe­ro sparato, in acqua, ma con i fucili Ar70/90 di altri due marò del Nucleo di protezione. Secondo la perizia balisti­ca indiana, tutta da verificare, «il proiet­tile tracciante estratto dal corpo di Va­lentine Jelestine (uno dei pescatori morti) è stato esploso dal fucile con ma­tricola assegnata al sottocapo Androni­co. Il proiettile estratto dal corpo di Ajiesh Pink (la seconda vittima) è stato esploso dal fucile con matricola asse­gnata al sottocapo Voglino». Un'evi­dente anomalia tenendo conto che le armi, soprattutto in missione, sono in­dividuali. Può essere che nella fretta dell'allarme antipirateria Latorre e Gi­rone abbiano preso i fucili degli altri, oppure la perizia balistica non quadra.
La Marina ha sempre tenuto «segre­te » le foto scattate dalla Lexie al pesche­reccio che aveva puntato contro la na­ve. L'ammiraglio Piroli le allega al rap­porto.
 «Il confronto tra le fotografie re­pertate durante l'evento del giorno 15 febbraio (allegato 11.a) - scrive - con quelle scattate durante la ricognizione sul M/P st.Antony del 26 febbraio (alle­gato 11. b) pur non fornendo chiare in­dicazioni, mette in evidenza una so­stanziale compatibilità tra i mezzi raffi­gurati nelle due immagini».
Fino ad oggi si continuava a coltiva­re il s­ospetto che il peschereccio colpi­to non fosse lo stesso dell'attacco. Car­lo Noviello, comandante in seconda della Lexie, dichiarò alla polizia del Ke­rala di essere convinto che si trattasse di un peschereccio diverso «per forma della prua e colore». Forse la manina che ha passato la relazione della Mari­na a Repubblica vuole preparare il ter­reno al disgraziato epilogo del caso ma­rò. Gli indiani li condanneranno e se va bene arriverà la grazia, come ha indi­rettamente auspicato il presidente Giorgio Napolitano con la mossa di «perdonare» un colonnello america­no per il concorso nel sequestro di Abu Omar.Sul rapporto l’ex ministro Terzi ha detto ieri a«In onda»che non vi è cer­tezza sulla responsabilità dei marò.
 

video
24 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
I marò nella trappola giudiziaria indiana


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08 marzo 2012 | Uno Mattina | reportage
Il caso dei marò "ostaggi" degli indiani


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03 luglio 2013 | Uno Mattina | reportage
E se i marò fossero innocenti?
E se i marò non avessero mai sparato sul peschereccio St. Anthony, dove la morte di due pescatori indiani ha fatto esplodere una crisi senza precedenti fra Italia e India? Se fossero totalmente innocenti? Lo sostiene Toni Capuozzo in una nuova ricostruzione degli eventi sul fatidico 15 febbraio 2012.

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[altri video]
radio

26 marzo 2013 | Radio24 | intervento
India
I Marò rispediti in India


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26 marzo 2013 | Radio Città | intervento
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Caso marò: Terzi si dimette. Il ministro della Difesa no


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12 marzo 2013 | Radio 24 - Melog | intervento
India
I due Marò
La storia di Massimilianno Latorre e Salvatore Girone i fucilieri di Marina trattenuti in India per un anno con l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. Sul Giornale.it è raccontata nell'e book "I NOSTRI MARO'", che ripercorre la vicenda attraverso documenti esclusivi, testimonianze, foto e video inediti. Un anno di sgarbi diplomatici, interpretazioni arbitrarie del diritto e umiliazioni, ma anche un anno di retroscena e di battaglie per riportarli a casa. Latorre e Girone restano in Italia, ma la storia non è finita. Ora è sotto tiro il nostro ambasciatore in india, Daniele Mancini, come rappresaglia per il mancato rientro a Delhi dei marò.

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