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13 aprile 2013 - Esteri - India - Il Giornale
Monta la rabbia dei militari: duri comunicati sul caso marò
Fuoco di sbarramento sui marò dei rappresentanti milita­ri, che con una sfilza di duri co­municati denunciano la rabbia che sta montando nelle Forze armate. Si parla di «un nuovo 8 settembre per l'Italia e la sua classe politica» e il Cocer dei carabinieri lancia la provocazione di manda­re in India, al posto dei fu­cilieri del San Marco, il ministro della Difesa e il Capo di stato maggiore.
Nel frattempo il presi­dente del Consiglio, Ma­rio Monti, si fa immorta­lare a Londra alle spalle della star di Hollywood Angelina Jolie, che ha ot­tenuto dal G8 35 milioni di dol­lari contro gli stupri di guerra. Peccato che nell'occasione non siano stati ricordati i casi di violenze sessuali da parte dei caschi blu indiani in Congo. I re­sponsabili vengono sempre giudicati, con lentezza, in In­dia, mentre i nostri marò, accu­sati di un reato ben diverso, non possono venir processati in Italia. E Monti non è riuscito o non ha pensato di ottenere da­gli alleati una parola, se non un comunicato congiunto che ap­poggi
 l'Italia nella crisi con Delhi.
Ieri a Taranto è sfilato con i fa­miliari di Latorre e Girone il cor­teo
 di solidarietà ai marò orga­nizzato dai sottufficiali di Mari­na. Il giorno prima le rappre­sentanze dei militari avevano lanciato un'offensiva senza pre­cedenti. Il Cocer Marina «ritie­ne ineludibile un autorevole in­tervento del Governo, al fine di lenire il disorientamento e la crescente preoccupazione che i fatti stanno suscitando fra il personale militare con grave nocumento alla condizione morale dello stesso». La rabbia nelle Forze armate sta montan­do e per questo motivo i rappre­sentanti dei marinai chiedono «un urgente incontro con il Pre­sidente del Consiglio, il Vice Mi­nistro degli Esteri delegato (Staffan De Mistura, nda) ed il Ministro della Difesa».
Il generale Paolo Gerometta del Cocer Difesa ritiene «che il tempo sia ormai scaduto. È giunto il momento di fare chia­rezza e operare concretamente non solo per il ritorno a casa dei fucilieri ma anche per ridare la dovuta dignità ai cittadini con le stellette». Il comunicato più duro arriva dal Consiglio cen­trale
 di rappresentanza dei Ca­rabinieri. «Si è giunti ad un simi­le­stato di cose a causa dell'iner­zia e dell'inettitudine palesate dalle istituzioni italiane», scri­ve il Cocer dell'Arma, che de­nuncia sulla vicenda «una mi­nor sensibilità e determinazio­ne rispetto ad altri episodi che hanno visto come ostaggi dei ci­vili ». E poi si interroga «su co­me si sarebbero comportati gli Usa o Israele (ricordiamo l'im­presa di Entebbe)». A fine co­municato lancia anche una pro­vocazione chiedendo «a viva voce al ministro della Difesa e al Capo di Stato maggiore della Difesa di offrirsi come ostaggi al posto dei due militari fino a quando questa vergognosa, im­barazzante vicenda verrà risol­ta ».
A onor del vero l'ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, Capo di stato maggiore, è stato il primo alto ufficiale a denunciare «la farsa» del rientro dei marò in In­dia, dopo che il governo aveva deciso dieci giorni prima di te­nerli in Italia.
 Il ministro Giam­paolo di Paola non ha dato le di­missioni per rimanere fino all' ultimo «al fianco dei fucilieri» senza «abbandonare la nave». 
www.faustobiloslavo.eu
[continua]

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08 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
Il caso marò nella palude giudiziaria indiana
Gli indiani vogliono i marò al­la sbarra, forse per torchiarli, an­che se l’antiterrorismo non ha ancora presentato il volumino­so rapporto d’accusa contro Massimiliano Latorre e Salvato­re Girone. Il processo «speciale» ai fucilieri di Marina è partito ieri con un rinvio al 30 gennaio. Il pubblico ministero aggiunto, Siddharth Luthra, a nome della polizia antiterrorismo (Nia), vo­leva obbligare i marò a presen­tarsi in aula. Non solo: gli investi­gatori pretendono che vengano intrapresi «i passi appropriati per garantire la custodia» di La­torre e Girone, secondo il giorna­le The Hindu . Il pm ha poi precisato: «Non sto dicendo che devono essere fi­sicamente presi in custodia», ma passare sotto la completa tu­tela della cort­e speciale del giudi­ce Darmesh Sharma e venire al­la sbarra. Fonti italiane a Delhi gettano acqua sul fuoco, ma gli indiani fanno sapere al Giornale che la Nia «vuole interrogare an­cora i fucilieri di Marina». E non escludono ulteriori sviluppi. I marò non si sono presentati al­l’udienza di ieri e attraverso i lo­ro legali hanno chiesto di venir esentati anche in futuro. L’unico dato certo è che l’anti­te­rrorismo non ha ancora conse­gnato il rapporto d’accusa. Staf­fan De Mistura, inviato speciale del governo, volato a Delhi, haprecisato che l’ulteriore rinvio «non è stato subito ma voluto dai nostri legali per l'esistenza di troppe zone grigie ed ambiguità da parte indiana».De Mistura ri­badisce: «Non possiamo accetta­re di procedere senza un capo di accusa chiaro e la certezza che non venga evocata la legge sulla repressione della pirateria» che prevede la pena di morte. L’ex ministro degli Esteri Giulio Ter­zi ribadisce che il processo a Delhi «è illegittimo. Affidare la sorte dei nostri ragazzi all’India è profondamente sba­gliato sia giuridicamen­te che politicamente». Secondo fonti india­ne la Nia presenterà «l’at­to d’accusa entro la fine del mese» e sarà pesan­te. I fucilieri di Marina, in servizio anti pirateria, sono accusati di aver uc­ciso due pescatori il 15 febbraio del 2012 al di fuori delle acque territoriali indiane. L’aspetto paradossale è l’esempio che ci sta dando Delhi verso la superpotenza america­na «colpevole» dell’arresto per qualche ora della console india­na a New York. Dopo immediate proteste e rappresaglie il gover­no indiano ha intimato ieri la chiusura di tutti gli esercizi com­merciali e la palestra gestita da locali nel compound dell’amba­sciata degli Stati Uniti. Non solo: le macchine con targa diplomati­ca americana potranno venir multate se violano le norme del traffico.

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03 luglio 2013 | Uno Mattina | reportage
E se i marò fossero innocenti?
E se i marò non avessero mai sparato sul peschereccio St. Anthony, dove la morte di due pescatori indiani ha fatto esplodere una crisi senza precedenti fra Italia e India? Se fossero totalmente innocenti? Lo sostiene Toni Capuozzo in una nuova ricostruzione degli eventi sul fatidico 15 febbraio 2012.

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20 marzo 2013 | TG5 | reportage
"I nostri marò" l'e book di Giornale.it
La storia di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone i fucilieri di Marina trattenuti in India per un anno con l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. "I NOSTRI MARO'" è un e book di Fausto Biloslavo e Riccardo Pelliccetti, che ripercorre la vicenda attraverso documenti esclusivi, testimonianze, foto e video inediti. Un anno di sgarbi diplomatici, interpretazioni arbitrarie del diritto e umiliazioni, ma anche un anno di retroscena e di battaglie per riportarli a casa. Latorre e Girone restano in Italia, ma la storia non è finita. Ora è sotto tiro il nostro ambasciatore in India, Daniele Mancini, per il mancato rientro a Delhi dei marò.

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12 marzo 2013 | Radio 24 - Melog | intervento
India
I due Marò
La storia di Massimilianno Latorre e Salvatore Girone i fucilieri di Marina trattenuti in India per un anno con l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. Sul Giornale.it è raccontata nell'e book "I NOSTRI MARO'", che ripercorre la vicenda attraverso documenti esclusivi, testimonianze, foto e video inediti. Un anno di sgarbi diplomatici, interpretazioni arbitrarie del diritto e umiliazioni, ma anche un anno di retroscena e di battaglie per riportarli a casa. Latorre e Girone restano in Italia, ma la storia non è finita. Ora è sotto tiro il nostro ambasciatore in india, Daniele Mancini, come rappresaglia per il mancato rientro a Delhi dei marò.

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26 marzo 2013 | Radio Città | intervento
India
Caso marò: Terzi si dimette. Il ministro della Difesa no


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26 marzo 2013 | Radio24 | intervento
India
I Marò rispediti in India


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