![image](element/articoli.png)
|
Articolo
14 aprile 2013 - Esteri - Siria - Il Giornale |
|
“Rapiti per le foto alla chiesa profanata” |
«Ci hanno fermato davanti a una chiesa profanata. Pensavano che avremmo attribuito l'episodio a loro e allora mi hanno minacciato di tagliarmi le mani» rivela Susan Dabbous, la freelance liberata ieri assieme ad altri tre giornalisti italiani dopo dieci giorni di prigionia nella mani di Jabhat al Nusra il gruppo della guerriglia siriana, che gli stati Uniti hanno messo sulla lista nera delle organizzazioni terroriste. «Alcuni guerriglieri con il passamontagna pensavano che li avessimo ripresi e ci hanno fermati » dichiara al Giornale Elio Colavolpe, veterano dei fronti caldi. «Siamo stati interrogati separatamente e dopo qualche giorno hanno verificato che non eravamo delle spie» spiega il fotografo. Nella serata di ieri è rientrato in Italia assieme ad Amedeo Ricucci della Rai, il videomaker Andrea Vignali e la giovane freelance. I tre uomini «erano tenuti insieme in una stanza, li accusavano di essere dei 'kafir' (infedeli,ndr),e che li avrebbero portati davanti a una corte islamica ' per il giudizio e la punizione' » racconta la ragazza fornendo la versione più chiara. «Erano convinti che fossimo spie. Ad un certo punto abbiamo temuto per le nostre vite, ma poi da mercoledì ci hanno detto che saremmo stati liberati. Avevano controllato il nostro materiale » dichiara Ricucci dopo la liberazione. Colavolpe, che in Afghanistan, Libia e Siria ne ha viste tante sostiene: «Non userei la parola rapimento». Il problema è che lo ribadisce pure Staffan De Mistura, in tono quasi assolutorio. Il viceministro degli Esteri deve aver scambiato i jihadisti per una sorta di polizia con il barbone spiegando a SkyTg24 che i giornalisti italiani «sono stati trattenuti non rapiti». Lo stesso Ricucci ha fatto presente che non erano dell'Esercito liberosiriano appoggiato dall'Occidente. Il loro comandante è Abu Mohammad al Golani, il nome di guerra di un veterano della guerra santa, che guida manipoli di combattenti stranieri provenienti da vari paesi responsabili di attentati suicidi. Ieri è trapelata la notizia che 140 albanesi da Tirana, dal Kosovo e dalla valle del Presevo, in Serbia, si sono uniti alla guerriglia siriana. Dieci sono già stati uccisi. La scorsa estate Jabhat al Nusra ha rivendicato il rapimento e l'esecuzione di Mohammed al Saeed, un noto giornalista tv siriano, filo regime. I quattro italiani erano entrati nel nord ovest della Siria il 2 aprile dalla Turchia. Due giorni dopo stavano filmando la chiesa profanata. Degli islamisti con il passamontagna li hanno subito sequestrati. L'unica ragazza del gruppo di giornalisti viene separata dagli altri in nome del Corano. «Siamo stati tenuti in diversi posti - racconta Ricucci - Non ci hanno torto un capello, ma eravamo privati della libertà, una tortura psicologica». «Temevo che mi avrebbero ucciso, ho avuto veramente molta paura», aggiunge la Dabbous. Il Giornale è in grado di rivelare che si erano fatti avanti diversi mediatori. I primi collegati al Consiglio nazionale siriano, il diviso cartello di oppositori in esilio. Poi ci hanno provato esponenti dell'Esercito libero, il gruppo armato appoggiato dall'Occidente. Non è servito a molto con i duri e puri di al Nusra. L'intervento esterno del Qatar, che finanzia la guerriglia, sembra sia stato più incisivo, ma la soluzione è saltata fuori grazie alla mediazione di alcuni religiosi dell' area. L'autista e producer di Ricucci ha legami familiari nella zona. Uno dei religiosi che negozia è suo fratello. Stiamo parlando di sunniti probabilmente legati ai Fratelli musulmani. I servizi segreti italiani hanno favorito il tentativo, che è sfociato nella liberazione. «Uno di loro ci ha portato in macchina verso il confine con la Turchia - spiega Colavolpe- dove avevamo appuntamento con la nostra guida per tornare in Italia». www.faustobiloslavo.eu |
[continua] |
|
video
|
|
08 settembre 2013 | Tg5 | reportage
La battaglia di Maalula perla cristiana
Fausto Biloslavo, appena arrivato in Siria si trova al centro degli scontri tra governanti e ribelli. Il video terribile ed il racconto della battaglia
|
|
|
|
12 settembre 2013 | Tg5 | reportage
Maaalula: i tank governativi che martellano i ribelli
Il nostro inviato in Siria, Fausto Biloslavo, torna nel mezzo dei combattimenti fra le cannonate dei carri armati
|
|
|
|
09 settembre 2013 | Tg5 | reportage
La battaglia di Maalula perla cristiana
Fausto Biloslavo, appena arrivato in Siria si trova al centro degli scontri tra governanti e ribelli. Il video terribile ed il racconto della battaglia
|
|
|
|
radio
![](intervento.jpg)
|
23 gennaio 2014 | Radio Città Futura | intervento |
Siria
La guerra continua
|
![](intervento.jpg)
|
02 luglio 2015 | Radio24 | intervento |
Siria
La famiglia jihadista
"Cosa gradita per i fedeli!!! Dio è grande! Due dei mujaheddin hanno assassinato i fumettisti, quelli che hanno offeso il Profeta dell'Islam, in Francia. Preghiamo Dio di salvarli”. E’ uno dei messaggi intercettati sulla strage di Charlie Hebdo scritto da Maria Giulia Sergio arruolata in Siria nel Califfato. Da ieri, la prima Lady Jihad italiana, è ricercata per il reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale. La procura di Milano ha richiesto dieci mandati di cattura per sgominare una cellula “familiare” dello Stato islamico sotto indagine da ottobre, come ha scritto ieri il Giornale, quando Maria Giulia è arrivata in Siria. Il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli ha spiegato, che si tratta della “prima indagine sullo Stato Islamico in Italia, tra le prime in Europa”.
|
![](intervento.jpg)
|
02 dicembre 2015 | Radio uno Tra poco in edicola | intervento |
Siria
Tensione fra Turchia e Russia
In collegamento con Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa. In studio conduce Stefano Mensurati.
|
|
|
|
|