image
Articolo
27 aprile 2013 - Esteri - India - Il Giornale
Ennesima sberla all’Italia I marò rischiano la forca

L'inchiesta sui marò resterà nel­le mani della polizia antiterrori­smo indiana e a livello teorico non si può escludere l'applicazione del­la pena di morte. Non si può nean­che immaginare che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone venga­no veramente condannati a morte. Il governo italiano, però, è stato mi­seramente sbugiardato. Ieri il presi­dente del massimo organismo in­diano, Altamas Kabir, ha sostenuto con un'ordinanza scritta che «non è responsabilità della Corte Supre­ma decidere quale tipo di agenzia di polizia utilizzare per le indagi­ni ». La Corte ha sottolineato che spetta al governo la facoltà di usare l'organismo investigativo «più ap­propriato ». L'esecutivo aveva già incaricato la Nia, una specie di Fbi indiana, che indaga sui casi di terrorismo, come se i marò fossero nipotini di Osama bin Laden. Non solo: l'agen­zia, nella sua relazione prelimina­re, ha ripreso tutti gli estremi dell' accusa per l'omicidio di due pesca­tori in alto mare, contro Latorre e Gi­rone, già previsti nello stato del Ke­rala dove è cominciata la disavven­tura dei fucilieri del San Marco. Uno di questi è il controverso Sua act, una legge del 2002 sulla sicurez­za marittima, che prevede la pena di morte.
Nelle ultime settimane il presi­dente del Consiglio Mario Monti ed il viceministro degli Esteri, Staffan De Mistura, avevano strombazzato ai quattro venti che la polizia anti­terrorismo e tantomeno l'ipotesi, seppur teorica, della pena di morte mai avrebbe riguardato il caso ma­rò. Adesso scopriamo da Delhi che
 la realtà è ben diversa. La Corte su­prema ha praticamente conferma­to che l'agenzia antiterrorismo con­durrà le indagini e ha ordinato di «completarle speditamente». I giu­dici hanno pure deciso che Latorre e Girone sono a disposizione della Patiala House court della capita­le, una specie di tri­bun­ale speciale in­caricato ad hoc, che si occuperà so­lo di questo caso.
La Caporetto fi­nale del governo tecnico sta provo­cando
 in rete una rabbia montante fra i sostenitori dei fucilieri del reg­gimento San Marco. L'aspetto più grave è che l'Italia sembra aver ri­nunciato alla linea del Piave della giurisdizione rassegnandosi al pro­cesso ai marò in India, dove la sen­tenza di condanna è già scritta. Anche l'idea dell'arbitra­to internazionale, portata avanti dall' allora ministro de­gli Esteri, Giulio Terzi, sembra es­sersi vaporizzata dopo il voltafaccia di Palazzo Chigi, che ha deciso di ri­consegnare i marò a Delhi. «L'India sta continuando in un atteggiamen­to che viola il diritto internaziona­le. L'Italia deve continuare a batter­si perchè i due marò vengano giudi­cati dai nostri tribunali o davanti un giudice internazionale», spiega Angela Del Vecchio, docente di Di­ritto internazionale alla Luiss di Ro­ma. E aggiunge: «Il problema è che l'Italia, non si capisce perché, non vuole andare davanti a un giudice internazionale, lo potrebbe fare og­gi stesso. Dovremmo chiederlo alla politica».
Grazie al calabraghismo montia­no il processo in India sembra ora­mai inevitabile. Se i marò, come è fortemente probabile, venissero condannati per omicidio potranno scontare la pena in Italia. L'alterna­tiva, molto remota, è la grazia da parte dell'India.
La sentenza definitiva di condan­na, secondo il trattato con Delhi ap­provato in fretta e furia la scorsa estate, deve venir riconosciuta dal­la nostra legislazione. E per assur­do, se fosse superiore ai 5 anni, il ri­schio è che i marò vengano radiati
 dalle forze armate. 
www.faustobiloslavo.eu


[continua]

video
08 marzo 2012 | Uno Mattina | reportage
Il caso dei marò "ostaggi" degli indiani


play
24 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
I marò nella trappola giudiziaria indiana


play
19 febbraio 2014 | Rai 1 mattina | reportage
Ennesimo rinvio per i marò. L'Italia richiama l'ambasciatore, ma non basta


play
[altri video]
radio

12 marzo 2013 | Radio 24 - Melog | intervento
India
I due Marò
La storia di Massimilianno Latorre e Salvatore Girone i fucilieri di Marina trattenuti in India per un anno con l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. Sul Giornale.it è raccontata nell'e book "I NOSTRI MARO'", che ripercorre la vicenda attraverso documenti esclusivi, testimonianze, foto e video inediti. Un anno di sgarbi diplomatici, interpretazioni arbitrarie del diritto e umiliazioni, ma anche un anno di retroscena e di battaglie per riportarli a casa. Latorre e Girone restano in Italia, ma la storia non è finita. Ora è sotto tiro il nostro ambasciatore in india, Daniele Mancini, come rappresaglia per il mancato rientro a Delhi dei marò.

play

26 marzo 2013 | Radio24 | intervento
India
I Marò rispediti in India


play

26 marzo 2013 | Radio Città | intervento
India
Caso marò: Terzi si dimette. Il ministro della Difesa no


play

[altri collegamenti radio]