image
Inchiesta
15 maggio 2013 - Esteri - Siria - Panorama
Dall’Italia per morire nella Jihad

Questa sera con un gruppo di 1.000 combattenti convergeremo su Homs, la martire. Non dimenticatemi nelle invocazioni. Vostro fratello Abu Marwa, servo di Allah. Gloria a lui!». Così l’11 aprile sulla sua pagina Facebook, Raphael Gendron, un francese arruolato nei ranghi dei ribelli siriani, salutava tutti in vista della battaglia. Tre giorni dopo è morto, a 38 anni, polverizzato dalla cannonata di un carro armato governativo. 

Gendron, con il nome di battaglia di Abdu Raouf Abu Marwa, era uno dei 600 europei della «legione straniera» islamica che ha preso le armi contro il presidente siriano Bashar al-Assad. Non solo: il mujahed, che Damasco considera un terrorista, è stato in prigione in Italia 4 anni per istigazione alla guerra santa. 

Una volta scarcerato, nel luglio scorso, ha raggiunto la Turchia ed è entrato clandestinamente in Siria per unirsi al gruppo armato Suqour al-Sham, i Falchi del Levante. 

Gendron si è convertito all’Islam a 20 anni e da Parigi ha seguito in Belgio l’imam radicale Bassam Ayachi. È stato arrestato con il predicatore a Bari, l’11 novembre 2008: i due trasportavano nascosti in un camper alcuni immigrati clandestini. L’anno dopo la procura li accusa di aver «progettato e organizzato attentati terroristici e azioni di guerriglia» continuando a complottare da dietro le sbarre. 

Gendron passa anche per Macomer, il carcere sardo di massima sicurezza, dove guida la preghiera rivolta alla Mecca. Fra i suoi «discepoli » ci sono ex detenuti di Guantanamo mandati in Italia dagli Usa dopo averli catturati in Afghanistan. «Quando sono morti sei soldati italiani in un attentato a Kabul, appena appresa la notizia dalla televisione si sono messi a esultare urlando “Allah u akbar” (Dio è grande)» raccontano le guardie. 

Dopo quattro anni, nel luglio 2012, il convertito alla guerra santa viene rilasciato e parte subito per la Siria. Si arruola nella formazione ribelle guidata da Abdelrahman Ayachi, il figlio del predicatore arrestato con Gendron in Italia. Abu Hajer, che ha combattuto con il convertito francese, racconta come è morto: «Nel villaggio di Sereja siamo incappati in una lunga colonna di carri armati. Marwa ha cominciato a sparare. Poi si è arrampicato su un tetto disturbando un gruppo di piccioni. L’esercito siriano li ha visti e ha colpito la casa uccidendolo». 

Su Facebook il ricordo del volontario della guerra santa contro Assad è costituito da alcune sue foto, postate da lui stesso, in mimetica mentre distribuisce pane ai civili o imbraccia il kalashnikov in mezzo alle macerie. 

Dal 2011 oltre 600 europei come lui, provenienti da 14 paesi diversi, si sono uniti ai ribelli siriani, secondo uno studio del King’s college di Londra. Al momento sarebbero 441 i mujaheddin europei ancora in prima linea. Dalla Gran Bretagna sono partiti in 134, 107 dall’Olanda, 92 dalla Francia e 78 dalla Danimarca. 

Gli altri paesi di reclutamento sono Germania, Finlandia, Spagna e Kosovo. Secondo Gilles de Kerchove, il capo dell’antiterrorismo europeo, «non tutti sono estremisti, ma molti si radicalizzano in Siria. E una volta tornati a casa possono diventare una seria minaccia».


video
12 settembre 2013 | Tg5 | reportage
Diario di guerra ia Damasco
Tadamon la prima linea a 500 metri dai vicoli dove i bambini giocano a pallone.

play
18 febbraio 2016 | Terra! | reportage
La guerra dei russi in Siria
Chi l’avrebbe mai pensato di ritrovarmi faccia a faccia con i russi in Siria. Negli anni ottanta, durante l’invasione sovietica dell’Afghanistan, il faccia a faccia con l’Armata rossa mi costò sette mesi di galera a Kabul. Gli inviati Fausto Biloslavo, Sandra Magliani, Lorena Bari e Anna Migotto documentano la guerra in Siria, l’immigrazione, i profughi, i morti ed i bombardamenti L’immigrazione, la guerra in Siria, i morti, i profughi che premono alle frontiere della Turchia cercando un varco per l’Europa, i bombardamenti.

play
10 settembre 2013 | Tg5 | reportage
L'inferno di Jobar alle porte di Damasco
Alle porte della capitale siriana il nostro inviato racconta il sobborgo ridotto a un cumulo di macerie, nella zona dove sono state usate le armi chimiche.

play
[altri video]
radio

02 dicembre 2015 | Radio uno Tra poco in edicola | intervento
Siria
Tensione fra Turchia e Russia
In collegamento con Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa. In studio conduce Stefano Mensurati.

play

02 luglio 2015 | Radio24 | intervento
Siria
La famiglia jihadista
"Cosa gradita per i fedeli!!! Dio è grande! Due dei mujaheddin hanno assassinato i fumettisti, quelli che hanno offeso il Profeta dell'Islam, in Francia. Preghiamo Dio di salvarli”. E’ uno dei messaggi intercettati sulla strage di Charlie Hebdo scritto da Maria Giulia Sergio arruolata in Siria nel Califfato. Da ieri, la prima Lady Jihad italiana, è ricercata per il reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale. La procura di Milano ha richiesto dieci mandati di cattura per sgominare una cellula “familiare” dello Stato islamico sotto indagine da ottobre, come ha scritto ieri il Giornale, quando Maria Giulia è arrivata in Siria. Il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli ha spiegato, che si tratta della “prima indagine sullo Stato Islamico in Italia, tra le prime in Europa”.

play

23 gennaio 2014 | Radio Città Futura | intervento
Siria
La guerra continua


play

[altri collegamenti radio]