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Articolo
01 giugno 2013 - Esteri - Siria - Il Giornale
La madre, il papà, il prof Gli strani guerriglieri in Siria
La mamma americana, se­parata e convertita al­l’islam che si innamora della guerra santa contro As­sad. E muore in un’im­boscata. Il papà, ex sol­dato della Nato, che cerca fra le rovine di Aleppo il figlio diciot­tenne­arruolato con i ri­belli per riportarlo a ca­sa. Un professore bel­ga, di origini italiane, scomparso nel nulla da due mesi dopo esse­re­entrato in Siria assie­me all’inviato della 
Stampa ,
 Domenico Quirico.
Personaggi incredi­bili e diversi tra loro,
 ma terribil­mente attratti dal tragico con­flitto siriano a rischio della vita. Ieri è trapelata la notizia che i governativi avevano ucciso in un’imboscata tre occidentali nella regione di Idlib contesa a chiazza di leopardo con i ribel­li. Secondo i media di Damasco stavano fotografando installa­zioni militari. Una delle vittime è Nicole Mansfield, che aveva sposato la causa della rivolta ar­mata. Un’americana di 33 anni proveniente dal Michigan, mamma single, con una figlia appena maggiorenne. Sul pas­saporto mostrato dalla tv siria­na ha il volto coperto dal velo, nonostante il papà, capo opera­io della General Motors, l’aves­se educata da cristiana batti­sta. Qualche anno fa la donna si è convertita all’islam forse in­fluenzata dall’amore per Ay­man Mohammed Bafil, un im­migrato arabo sposato nel 2010. Un an­no dopo si so­no separati. Secondo i fa­miliari «qual­cuno le ha fat­to il lavaggio del cervello».
L’Fbi ha con­fermato la morte di «mamma Jihad». Un padre belga, invece, sta cercan­do il figlio di 18 anni, pure lui
 convertito al­l’islam, che si è arruolato nelle milizie anti Assad. Di­mitri Bontin­ck è un ex sol­dato, che ha vi­sto l’ultima volta il suo Jejoien lo scorso marzo. Il ra­gazzo gli aveva raccontato che andava in Egitto a studiare, do­po aver abbracciato la fede mu­sulmana. Ad Antwerp, la citta­dina nel nord del Belgio dove padre e figlio vivevano, è stato arrestato a metà aprile Fouad Belka­cem, il leader di un gruppo radicale che inneggiava al­la guerra san­ta per liberare Damasco.
« Guardando le migliaia di immagini dei com­battenti in Siria, che circolano in rete, ho riconosciuto mio fi­glio » racconta Bontinck. Il vete­rano della Nato parte per Alep­po, la città contesa da aspre bat­taglie, dove è convinto combat­ta il figliol prodigo. I ribelli lo ar­restano come spia minaccian­dolo di morte. Poi si convinco­no ed il papà disperato
 fa il giro delle fazioni per trovare il fi­glio. Al momento senza succes­so.
Dal 9 aprile non si hanno più notizie dell’inviato della Stam­pa , Domenico Quirico, scom­parso in Siria. Pochi giorni pri­ma era entrato nel paese in guerra dal Libano assieme a Pierre Piccinin, un docente bel­ga di lontane origini italiane. Il nonno emigrò negli anni Venti da Prata, località friulana in pro­vincia di Pordenone. La para­bola siriana di Piccinin inizia nel 2011, al­l’inizio della rivolta. Il pro­fessore di sto­ria e scienze politiche si re­ca sei volte in Siria e all’ini­zio sposa con enfasi le tesi dei governati­vi. Lo scorso anno fa il pas­so più lungo della gamba e con il visto di Damasco pas­sa nelle aree dei ribelli. Poi i governativi lo fermano sbattendolo in galera. Pic­cinin sostiene di essere stato picchiato, tor­turato e di aver visto i ca­daveri di pri­gionieri ucci­si durante gli interrogatori. Alla fine il governo di Bruxelles riesce a tirarlo fuori. Da pro As­sad si trasforma in un sostenito­re dei ribelli e torna in Siria. Un reporter italiano che l’ha incon­trato racconta a
 il Giornale : «Si muoveva come un giornalista, ma si presentava come ricerca­tore di un centro studi. Gli stes­si ribelli lo consideravano una figura dubbia». Piccinin, dopo quello che ha passato in Siria, avrebbe fatto meglio a restare a casa. Dal 9 aprile è stato inghiot­tito dal caos della guerra civile assieme a Quirico, senza lascia­re traccia. 
www.faustobiloslavo.eu
 
[continua]

video
10 settembre 2013 | Tg5 | reportage
L'inferno di Jobar alle porte di Damasco
Alle porte della capitale siriana il nostro inviato racconta il sobborgo ridotto a un cumulo di macerie, nella zona dove sono state usate le armi chimiche.

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12 settembre 2013 | Tg5 | reportage
Maaalula: i tank governativi che martellano i ribelli
Il nostro inviato in Siria, Fausto Biloslavo, torna nel mezzo dei combattimenti fra le cannonate dei carri armati

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12 settembre 2013 | Tg5 | reportage
Diario di guerra ia Damasco
Tadamon la prima linea a 500 metri dai vicoli dove i bambini giocano a pallone.

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radio

02 luglio 2015 | Radio24 | intervento
Siria
La famiglia jihadista
"Cosa gradita per i fedeli!!! Dio è grande! Due dei mujaheddin hanno assassinato i fumettisti, quelli che hanno offeso il Profeta dell'Islam, in Francia. Preghiamo Dio di salvarli”. E’ uno dei messaggi intercettati sulla strage di Charlie Hebdo scritto da Maria Giulia Sergio arruolata in Siria nel Califfato. Da ieri, la prima Lady Jihad italiana, è ricercata per il reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale. La procura di Milano ha richiesto dieci mandati di cattura per sgominare una cellula “familiare” dello Stato islamico sotto indagine da ottobre, come ha scritto ieri il Giornale, quando Maria Giulia è arrivata in Siria. Il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli ha spiegato, che si tratta della “prima indagine sullo Stato Islamico in Italia, tra le prime in Europa”.

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23 gennaio 2014 | Radio Città Futura | intervento
Siria
La guerra continua


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02 dicembre 2015 | Radio uno Tra poco in edicola | intervento
Siria
Tensione fra Turchia e Russia
In collegamento con Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa. In studio conduce Stefano Mensurati.

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