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Commento
02 giugno 2013 - Esteri - India - Il Giornale
Che vergogna, petizione pro marò Negli Usa, non qui
Il 2 giugno sono gli italiani al­l’estero, che ci ricordano il valore simbolico, per la dignità nazionale, del caso marò con una petizione al segretario generale della Nazioni Unite Ban Ki moon.La richiesta all’Onu è di «monitorare il processo» indiano a Massimiliano Latorre e Girone, ormai imminente, e «promuovere un arbitrato intrenazionale». I due fucilieri di Marina «non sono terroristi, ma militari che combattevano la pirateria». Parole semplici ed efficaci che non risuonano in Italia, la patria della raccolta di firme per qualsiasi fregnaccia, ma oltreoceano. Da New York, Giorgio Caruso, che ha fondato il gruppo «Italiani nel mondo­salviamo i nostri marò » ha lanciato la petizione raccolta dalle pagine facebook delle famiglie Latorre e Girone. Margaret, la madre americana di Caruso, che negli anni Cinquanta è stata giornalista del New York Times , loha aiutato a scrivere il testo. In America se fosse capitato lo 
stesso per due marines, il Paese si sarebbe mobilitato e le tv avrebbero trasmesso il sito dove firmare la petizione. In Italia poco o nulla nonostante la festa della Repubblica coincida con oltre 15 mesi di «odissea» indiana per i marò. Il ministro della Difesa, Mario Mauro, ha invitato sul palco della parata ai Fori imperiali i familiari dei due fucilieri. Qualche ora prima li aveva chiamati a Delhi. L’ennesima,stucchevole telefonata dei governi italiani, che da un anno e mezzo promettono di risolvere il caso. Il ministro degli Esteri, Emma Bonino, ha chiesto «compostezza» e di «urlare» di meno. «Non so se dovrei bombardare l’India,rompere i rapporti commerciali, ritirare l’ambasciatore»ha aggiunto con una facile battuta. Forse dovrebbe solo rendersi conto, come il Giornale propone da tempo,che l’Italia è in grado di dimostrare un minimo di dignità nazionale ritirando per protesta le navi dalla flotta antipirateria al largo della Somalia. E se non bastasse scatenare un’analoga «rappresaglia» per le missioni in Libano ed in Afghanistan. Per firmare on line la petizione all’Onu per i marò:
https://www.change.org/it/peti­zioni/ segretario-generale-o-n-u­ban- ki-moon-intervento-per-diri mere-caso-internazionale
[continua]

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08 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
Il caso marò nella palude giudiziaria indiana
Gli indiani vogliono i marò al­la sbarra, forse per torchiarli, an­che se l’antiterrorismo non ha ancora presentato il volumino­so rapporto d’accusa contro Massimiliano Latorre e Salvato­re Girone. Il processo «speciale» ai fucilieri di Marina è partito ieri con un rinvio al 30 gennaio. Il pubblico ministero aggiunto, Siddharth Luthra, a nome della polizia antiterrorismo (Nia), vo­leva obbligare i marò a presen­tarsi in aula. Non solo: gli investi­gatori pretendono che vengano intrapresi «i passi appropriati per garantire la custodia» di La­torre e Girone, secondo il giorna­le The Hindu . Il pm ha poi precisato: «Non sto dicendo che devono essere fi­sicamente presi in custodia», ma passare sotto la completa tu­tela della cort­e speciale del giudi­ce Darmesh Sharma e venire al­la sbarra. Fonti italiane a Delhi gettano acqua sul fuoco, ma gli indiani fanno sapere al Giornale che la Nia «vuole interrogare an­cora i fucilieri di Marina». E non escludono ulteriori sviluppi. I marò non si sono presentati al­l’udienza di ieri e attraverso i lo­ro legali hanno chiesto di venir esentati anche in futuro. L’unico dato certo è che l’anti­te­rrorismo non ha ancora conse­gnato il rapporto d’accusa. Staf­fan De Mistura, inviato speciale del governo, volato a Delhi, haprecisato che l’ulteriore rinvio «non è stato subito ma voluto dai nostri legali per l'esistenza di troppe zone grigie ed ambiguità da parte indiana».De Mistura ri­badisce: «Non possiamo accetta­re di procedere senza un capo di accusa chiaro e la certezza che non venga evocata la legge sulla repressione della pirateria» che prevede la pena di morte. L’ex ministro degli Esteri Giulio Ter­zi ribadisce che il processo a Delhi «è illegittimo. Affidare la sorte dei nostri ragazzi all’India è profondamente sba­gliato sia giuridicamen­te che politicamente». Secondo fonti india­ne la Nia presenterà «l’at­to d’accusa entro la fine del mese» e sarà pesan­te. I fucilieri di Marina, in servizio anti pirateria, sono accusati di aver uc­ciso due pescatori il 15 febbraio del 2012 al di fuori delle acque territoriali indiane. L’aspetto paradossale è l’esempio che ci sta dando Delhi verso la superpotenza america­na «colpevole» dell’arresto per qualche ora della console india­na a New York. Dopo immediate proteste e rappresaglie il gover­no indiano ha intimato ieri la chiusura di tutti gli esercizi com­merciali e la palestra gestita da locali nel compound dell’amba­sciata degli Stati Uniti. Non solo: le macchine con targa diplomati­ca americana potranno venir multate se violano le norme del traffico.

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08 marzo 2012 | Uno Mattina | reportage
Il caso dei marò "ostaggi" degli indiani


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20 marzo 2013 | TG5 | reportage
"I nostri marò" l'e book di Giornale.it
La storia di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone i fucilieri di Marina trattenuti in India per un anno con l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. "I NOSTRI MARO'" è un e book di Fausto Biloslavo e Riccardo Pelliccetti, che ripercorre la vicenda attraverso documenti esclusivi, testimonianze, foto e video inediti. Un anno di sgarbi diplomatici, interpretazioni arbitrarie del diritto e umiliazioni, ma anche un anno di retroscena e di battaglie per riportarli a casa. Latorre e Girone restano in Italia, ma la storia non è finita. Ora è sotto tiro il nostro ambasciatore in India, Daniele Mancini, per il mancato rientro a Delhi dei marò.

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12 marzo 2013 | Radio 24 - Melog | intervento
India
I due Marò
La storia di Massimilianno Latorre e Salvatore Girone i fucilieri di Marina trattenuti in India per un anno con l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. Sul Giornale.it è raccontata nell'e book "I NOSTRI MARO'", che ripercorre la vicenda attraverso documenti esclusivi, testimonianze, foto e video inediti. Un anno di sgarbi diplomatici, interpretazioni arbitrarie del diritto e umiliazioni, ma anche un anno di retroscena e di battaglie per riportarli a casa. Latorre e Girone restano in Italia, ma la storia non è finita. Ora è sotto tiro il nostro ambasciatore in india, Daniele Mancini, come rappresaglia per il mancato rientro a Delhi dei marò.

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26 marzo 2013 | Radio24 | intervento
India
I Marò rispediti in India


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26 marzo 2013 | Radio Città | intervento
India
Caso marò: Terzi si dimette. Il ministro della Difesa no


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