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03 giugno 2013 - Esteri - Somalia - Il Giornale
Vent’anni dopo, i soldati italiani a Mogadiscio
Dopo vent’anni i nostri soldati tor­nano a Mogadiscio. Dalla sanguinosa missione Ibis, del 1992, finita mala­mente, nessun scarpone italiano ave­va più rimesso piede nell’inferno soma­lo. Adesso il Paese del Corno d’Africa sta cominciando a vedere la luce in fon­do al tunnel dell’anarchia e della guer­ra civile grazie all’aiuto internaziona­le. Ieri mattina all’alba 23 militari italia­ni sono sbarcati nella capitale somala, come ha annunciato lo Stato maggiore delle Difesa, in significativa coinciden­za con la festa della Repubblica. Un pri­mo team che garantirà la sicurezza del quartier generale presso l’aeroporto della missione dell’Unione europea di addestramento delle forze armate so­male (Mate). Bruxelles ha lanciato l’operazione nel 2010, ma la formazio­ne di polizia ed esercito per il governo transitorio di Mogadiscio avveniva in Uganda e a Gibuti. Dal 7 maggio, con il miglioramento della sicurezza, è di­ventata operativa nella capitale soma­la la base europea sotto comando del colonnello dell’esercito Gerolamo Dema­si. Con lui ci sono quattro militari italiani raggiunti ieri da altri 23 uomini. «Il te­am, proveniente dalla base di Gibuti, si è rischierato nella capitale somala per svolgere il compito di forza di pronto impiego (Quick Reaction Force) della missione europea» riporta un comuni­cato della Difesa.
Nel 1992 eravamo sbarcati a Mogadi­scio con il cappello dell’Onu a seguito degli americani che volevano sistema­re i signori della guerra somali dopo la caduta del regime di Siad Barre. Un contingente di 2500 uomini, che per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale rimase coinvolto in pesanti battaglie, come il sanguinoso scontro al check point Pasta di Mogadiscio. Un­dici militari italiani sono caduti in due anni di missione oltre a centinaia di so­mali senza riuscire a fermare la discesa all’inferno del disgraziato paese del Corno d’Africa.
Lo scorso settembre, per la prima vol­ta dopo vent’anni, si è riunito a Mogadi­scio
 il Parlamento che ha eletto il nuo­vo presidente ed il primo ministro del governo transitorio. Un mese dopo gli estremisti armati al-Shabab, ispirati da al Qaida, perdevano il controllo di Chisimaio,l’ultima città nelle loro ma­ni. Per ora la capitale è pacificata, a par­te sporadici attacchi suicidi.
Fino allo scorso anno i militari euro­pei hanno addestrato tremila uomini delle forze di sicurezza somale. La Ue ha deciso di trasferire tutte le attività di formazione dell’esercito e della polizia locali a Mogadiscio per il 2014. All’inau­gurazione del quartier generale all’ae­roporto, sotto comando italiano, ha partecipato il presidente somalo, Has­san sheik Mohamud, ribadendo«l’im­menso valore dei rapporti con l’Unio­ne Europea». La sicurezza è indispen­sabile per portare il Paese fuori dal tun­nel. La Ue ha investito 11,6 milioni di euro nella missione, che lavorerà a stretto contatto con il neonato ministe­ro della Difesa somalo fino al 2015. Gli italiani garantiranno la sicurezza del quartier generale a Mogadiscio e non è escluso che il primo team arrivato ieri possa venire rafforzato. Da gennaio ad aprile 32 carabinieri, sotto il comando del tenente colonnello Guido Ruggie­ri, hanno addestrato 200 poliziotti so­mali, comprese le prime donne, a Gibu­ti, confinante con la Somalia del nord. Altri 7 carabinieri operano nel campo di addestramento ugandese di Bihan­ga, che nel giro di un anno dovrebbe ve­nir trasferito in Somalia.
 
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[continua]

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20 maggio 2013 | Radio Capodistria | intervento
Somalia
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Tutto quello che non è mai stato detto sul "Tesoro dei pirati" ovvero i 400 milioni di dollari pagati per liberare le navi sequestrate. A Radio Capodistria dopo il convegno sulla pirateria somala organizzato dall'Autorità portuale al Punto Franco vecchio di Trieste.

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