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Articolo
08 giugno 2013 - Esteri - Siria - Il Giornale |
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Quirico, giallo dopo la chiamata Forse è in mano ai governativi |
Domenico Quirico scomparso in Siria il 9 aprile sarebbe nelle mani dei governativi. Il condizionale è d'obbligo, ma nell'ultima settimana due fonti del Giornale hanno confermato questa pista. «Lo devono aver preso i governativi pochi giorni dopo il suo ingresso clandestino dal Libano nella zona di Tell Kalah»,racconta alGiornale una fonte in Siria molto ben introdotta a Damasco, che parla in cambio dell'anonimato. Il giornalista della Stampa scomparso da due mesi ha dato un primo segnale di vita giovedì con una breve telefonata alla moglie. Una settimana fa un'altra fonte del Giornale in Libano, in contatto con un alto ufficiale siriano nella zona di Homs, aveva per primo sostenuto che l'inviato italiano fosse stato arrestato dalle forze pro Assad. E proprio ieri mattina sugli schermide La7 il ministro della Difesa, Mario Mauro, ha pronunciato una frase enigmatica: «La situazione sul terreno è di una tale complessità e confusione che il fatto di ipotizzare il rapimento non aiuta a capire chi sono gli ipotetici interlocutori ». Tutte le ipotesi rimangono aperte. Quirico potrebbe essere stato preso da un gruppo di fanatici islamici anti Assad, che magari non si fidava del suo compagno di viaggio, Pierre Piccinin, professore belga di lontane origini italiane già arrestato in Siria. Oppure l'inviato sarebbe stato venduto a miliziani di uno o dell' altro fronte. O ancora potrebbe essere rispuntato dalle macerie di Qusayr, la roccaforte dei ribelli vicino al confine libanese espugnata nelle ultime ore dalle truppe siriane appoggiate dagli sciiti di Hezbollah. Una delle fonti del Giornale sostiene, invece, che «quando il giornalista è entrato in Siria ha avuto inizio una grossa offensiva. E mi risulta che sia stato preso pochi giorni dopo. Poi devono averlo detenuto a Homs. Per controllare e capire chi fosse ci vuole del tempo. Alla fine i prigionieri di questo genere vengono trasferiti a Damasco ». A metà maggio, però, il presidente siriano, Bashar al Assad, aveva dichiarato in un'intervista al quotidiano argentino Clarin : «Al momento non abbiamo alcunainformazione. Quando otteniamo delle informazioni su qualsiasi giornalista entrato illegalmente le trasmettiamo al (suo) Paese». Se qualcuno viene arrestato i siriani attendono che i governi interessati si presentino a Canossa per ottenere la liberazione. Nell'ultima settimana il ministro degli Esteri e quello della Difesa hanno «sparato» una raffica di dichiarazioni ben viste a Damasco. Il 5 giugno Mauro ha bocciato l'invio di armi ai ribelli siriani. Ancora prima Emma Bonino, a nome della Farnesina, ha criticato la decisione europea di levare l'embargo alle forniture belliche. Le «prove» dell'uso di armi chimiche sono state bollate da Mauro come «relative e riconducibili a casi limitati non tali da giustificare una reazione della comunità internazionale che alteri la situazione sul campo». Il 5 giugno il ministro degli Esteri ha rimarcato due punti «ineludibili»per la conferenza di pace sulla Siria: il processo di transizione attraverso un governo di coalizione e «che non si può pretendere, come fa una parte dell'opposizione, di condizionare la tenuta della conferenza alle dimissioni del presidente Bashar al Assad». Sarà un caso, ma 24 ore dopo è arrivata la telefonata di Quirico, che ha fatto tirare a tutti un sospiro di sollievo. «Non siamo ancora alla soluzione, ma all’inizio di un percorso che speriamo lo riporti a casa » ha spiegato il direttore della Stampa , Mario Calabresi. Ieri intanto si è saputo che ad Aleppo sono stati rapiti altri due giornalisti francesi. In una nota la Farnesina sostiene che la vicenda di Quirico è entrata «in una fase di particolare complessità e delicatezza». Il ministero degli Esteri «intende attenersi a un assoluto riserbo» ed invita i media a tacere. Un black out totale, che è il metodo più sbrigativo per evitare rogne, ma non sempre il migliore nel caso di italiani nei guai. Un esempio è il sequestro in Pakistan di Giovanni Lo Porto sparito anche dalle cronache dal gennaio dello scorso anno. |
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12 settembre 2013 | Tg5 | reportage
Maaalula: i tank governativi che martellano i ribelli
Il nostro inviato in Siria, Fausto Biloslavo, torna nel mezzo dei combattimenti fra le cannonate dei carri armati
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23 gennaio 2014 | Televisione Svizzera Italiana | reportage
I cristiani combattono
I cristiani in Siria vivono fra due fuochi e iniziano a difendersi, armi in pugno.
Queste sono le giovani reclute del Sutoro, una milizia cristiana nel nord del paese travolto dalla guerra civile. Le immagini sono state girate dagli stessi miliziani.
I cristiani siriaci combattono al fianco dei curdi contro gli estremisti islamici di Al Qaida.
Il nome Sutoro deriva da un’antica preghiera in aramaico, la lingua di Gesù Cristo.
Dall’Europa non partono per la Siria solo volontari della guerra santa islamica.
Ma pure giovani cristiani per proteggere le loro comunità minacciate di estinzione.
Come raccontano i rappresentanti della diaspora cristiana nel vecchio continente.
Da Locarno è partito per la Siria Johann Cosar, un ex sergente dell’esercito elvetico.
Ufficialmente per documentare le sofferenze dei cristiani, ma in realtà ha dato una mano ad addestrare la milizia del Sutoro.
Dei volontari cristiani in Siria, giunti dall'Europa, parla il rappresentante del Centro culturale mesopotamico di Locarno
Sait il padre di Johan Cosar, il giovane di Locarno partito per la Siria, è un cittadino svizzero ed esponente di spicco del Partito che ha fondato la milizia cristiana.
I servizi segreti di Damasco lo hanno arrestato lo scorso agosto.
La famiglia non parla con la stampa ma a Berna il Dipartimento federale degli Esteri è informato del caso.
Il governo siriano sostiene che Sait Cosar sia morto per infarto.
Duecentomila cristiani sono già fuggiti dalla guerra civile.
I loro rappresentanti, assieme ai curdi, avevano chiesto all’Onu di partecipare a Ginevra 2, senza ottenere risposta.
Nel futuro della Siria, per i cristiani, è in gioco la sopravvivenza.
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09 settembre 2013 | Tg5 | reportage
La battaglia di Maalula perla cristiana
Fausto Biloslavo, appena arrivato in Siria si trova al centro degli scontri tra governanti e ribelli. Il video terribile ed il racconto della battaglia
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radio
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02 luglio 2015 | Radio24 | intervento |
Siria
La famiglia jihadista
"Cosa gradita per i fedeli!!! Dio è grande! Due dei mujaheddin hanno assassinato i fumettisti, quelli che hanno offeso il Profeta dell'Islam, in Francia. Preghiamo Dio di salvarli”. E’ uno dei messaggi intercettati sulla strage di Charlie Hebdo scritto da Maria Giulia Sergio arruolata in Siria nel Califfato. Da ieri, la prima Lady Jihad italiana, è ricercata per il reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale. La procura di Milano ha richiesto dieci mandati di cattura per sgominare una cellula “familiare” dello Stato islamico sotto indagine da ottobre, come ha scritto ieri il Giornale, quando Maria Giulia è arrivata in Siria. Il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli ha spiegato, che si tratta della “prima indagine sullo Stato Islamico in Italia, tra le prime in Europa”.
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23 gennaio 2014 | Radio Città Futura | intervento |
Siria
La guerra continua
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02 dicembre 2015 | Radio uno Tra poco in edicola | intervento |
Siria
Tensione fra Turchia e Russia
In collegamento con Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa. In studio conduce Stefano Mensurati.
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