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Articolo
01 luglio 2013 - Esteri - India - Il Giornale
Ecco il video che scagiona i marò
E se i marò non avessero mai sparato sul peschereccio St. An­thony, dove la morte di due pe­scatori indiani ha fatto esplode­re una crisi senza precedenti fra Italia e India? Se fossero total­mente innocenti? Lo sostiene To­ni Capuozzo in una ricostruzio­ne d­egli eventi del fatidico 15 feb­braio 2012 andata in onda saba­to sera su Tgcom 24. La «prova» dell’innocenza di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone si ba­sa sul video di un­a tv locale che ri­prende a caldo le parole di Fred­dy Bosco, capitano ed armatore del St. Anthony appe­na rientrato, con a bordo i cadave­re dei due pescatori, in un porto indiano. «At­torno alle 21.30 (9 pm) ho sentito un forte rumore, mi sono svegliato e ho vi­sto un membro del mio equipaggio con il sangue che gli usci­va dal naso e dalle orecchie» dichiara da­vanti alle telecamere il proprietario del peschereccio che secondo gli indiani sarebbe stato colpito dai nostri fucilieri imbarcati sull’Enrica Lexie.Pec­cato che l’incidente con la nave italiana, per il quale i due marò saranno processati a Delhi, ha avuto luogo e si è concluso fra le 16 e le 16.30 ora indiana.
Una bella differenza, di cin­que ore, con la testimonianza a caldo di Bosco che fissa alle 21.30 la morte dei pescatori.
Non solo: la prima comunica­zione scritta del centro di con­trollo marittimo indiano di Mumbai, che chiede alla nave italiana di invertire la rotta è del­le 20.36, ora locale. Gli indiani parlano solo di «un incidente a fuoco di pirateria con un sospet­to skiff (imbarcazione usata dai bucanieri, nda)». Il comandan­te, Umberto Vitelli, risponde 11 minuti dopo confermando che sta cambiando rotta per rientra­re al porto di Kochi, come richie­sto. Prima ancora gli indiani ave­vano comunicato con la Lexie via telefono satellitare chieden­do cosa fosse accaduto. Lo stes­so comandante aveva diramato l’allarme del sospetto attacco pi­rat­a respinto dai marò e la comu­nicazione era stata notata daMumbai.
Vitelli, prima di virare, aveva voluto la richiesta scritta via mail dagli indiani, giunta alle 20.36 lo­cali. A bordo il computer con la posta elettronica, secondo la so­cietà armatrice, ha l’ora italiana (4 ore e mezzo indietro rispetto
 alla costa indiana). Nave Lexie ha gettato le ancore in porto a Ko­chi verso la mezzanotte locale del 15 febbraio.
Nel frattempo il St. Anthony at­tracca nel porto di Neendakara e alle 23.15, Bosco dichiara per due volte, davanti alle telecame­re, che hanno sparato da una na­ve contro il suo peschereccio alle 21.30. Ad un certo punto si vede anche un poliziotto alle sue spal­le, che deve aver sentito la prima dichiarazione a caldo del capita­no e armatore del St. Anthony.
Nella ricostruzione di Tgcom24 si fa notare che nello
 stesso tratto di mare 'alle 22.20 la nave greca Olympic Flair comu­nica all' Or­ganizzazione Maritti­ma Internazionale) di aver subi­to­un attacco da due imbarcazio­ni di pirati, che desistono davan­ti all'allerta dell'equipaggio'. A bordo, dopo varie smentite, i gre­ci ammettono che c'erano dei contractor, delle guardie priva­te, ma sostengono che fossero di­sarmati. Potrebbe anche trattar­si di una voluta ammissione.
Se la dichiarazione a caldo di Bosco della sparatoria in mare al­le 21.30 venisse­confermata coin­ciderebbe con la denuncia dello
 sventato arrembaggio al mer­cantile greco resa nota meno di un'ora dopo.
L'unico dato certo è che i greci sono già lontani e non hanno al­cun­a intenzione di tornare indie­tro, mentre l'Enrica Lexie sta do­cilmente rientrando in porto con i marò convinti di non aver ucciso nessun pescatore perchè hanno sparato in acqua.
La nave italiana diventa un ca­pro espiatorio perfetto in tempi di campagna elettorale locale con il risultato che Latorre e Giro­ne vengono incastrati.
La ricostruzione di Toni Ca­puozzo andrà di nuovo in onda questa sera sul Tg5 delle 20, ma come sostiene lo stesso autore 'è un'inchiesta che non tocca a noi. Quel che ci interessa è quel buco di cinque ore tra i due incidenti. La stessa distanza che passa tra la colpa e l'innocenza'.
 
www.faustobiloslavo.eu
 
[continua]

video
10 febbraio 2014 | La vita in diretta | reportage
Marò candidati alle europee?
Se destra e sinistra candidassero un fuciliere di Marina a testa per le elezioni di Strasburgo sarebbe un segnale di unità e dignità nazionale.

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18 marzo 2013 | TG5 | reportage
Caso marò: documento esclusivo pubblicato dal Giornale
Il 15 marzo con la nota verbale 100/685, l’ambasciata italiana ricordava al “ministero degli Esteri indiano gli obblighi alla protezione dei diplomatici derivanti dalla Convenzione di Vienna”. Nella nota si chiede al governo di Delhi di “riassicurare che nessuna autorità indiana possa applicare misure restrittive alla libertà di Sua Eccellenza l’ambasciatore”. Alla fine si invita pure a garantire la “personale sicurezza” di Mancini e tutti i nostri diplomatici in India.

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08 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
Il caso marò nella palude giudiziaria indiana
Gli indiani vogliono i marò al­la sbarra, forse per torchiarli, an­che se l’antiterrorismo non ha ancora presentato il volumino­so rapporto d’accusa contro Massimiliano Latorre e Salvato­re Girone. Il processo «speciale» ai fucilieri di Marina è partito ieri con un rinvio al 30 gennaio. Il pubblico ministero aggiunto, Siddharth Luthra, a nome della polizia antiterrorismo (Nia), vo­leva obbligare i marò a presen­tarsi in aula. Non solo: gli investi­gatori pretendono che vengano intrapresi «i passi appropriati per garantire la custodia» di La­torre e Girone, secondo il giorna­le The Hindu . Il pm ha poi precisato: «Non sto dicendo che devono essere fi­sicamente presi in custodia», ma passare sotto la completa tu­tela della cort­e speciale del giudi­ce Darmesh Sharma e venire al­la sbarra. Fonti italiane a Delhi gettano acqua sul fuoco, ma gli indiani fanno sapere al Giornale che la Nia «vuole interrogare an­cora i fucilieri di Marina». E non escludono ulteriori sviluppi. I marò non si sono presentati al­l’udienza di ieri e attraverso i lo­ro legali hanno chiesto di venir esentati anche in futuro. L’unico dato certo è che l’anti­te­rrorismo non ha ancora conse­gnato il rapporto d’accusa. Staf­fan De Mistura, inviato speciale del governo, volato a Delhi, haprecisato che l’ulteriore rinvio «non è stato subito ma voluto dai nostri legali per l'esistenza di troppe zone grigie ed ambiguità da parte indiana».De Mistura ri­badisce: «Non possiamo accetta­re di procedere senza un capo di accusa chiaro e la certezza che non venga evocata la legge sulla repressione della pirateria» che prevede la pena di morte. L’ex ministro degli Esteri Giulio Ter­zi ribadisce che il processo a Delhi «è illegittimo. Affidare la sorte dei nostri ragazzi all’India è profondamente sba­gliato sia giuridicamen­te che politicamente». Secondo fonti india­ne la Nia presenterà «l’at­to d’accusa entro la fine del mese» e sarà pesan­te. I fucilieri di Marina, in servizio anti pirateria, sono accusati di aver uc­ciso due pescatori il 15 febbraio del 2012 al di fuori delle acque territoriali indiane. L’aspetto paradossale è l’esempio che ci sta dando Delhi verso la superpotenza america­na «colpevole» dell’arresto per qualche ora della console india­na a New York. Dopo immediate proteste e rappresaglie il gover­no indiano ha intimato ieri la chiusura di tutti gli esercizi com­merciali e la palestra gestita da locali nel compound dell’amba­sciata degli Stati Uniti. Non solo: le macchine con targa diplomati­ca americana potranno venir multate se violano le norme del traffico.

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radio

26 marzo 2013 | Radio Città | intervento
India
Caso marò: Terzi si dimette. Il ministro della Difesa no


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26 marzo 2013 | Radio24 | intervento
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I Marò rispediti in India


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12 marzo 2013 | Radio 24 - Melog | intervento
India
I due Marò
La storia di Massimilianno Latorre e Salvatore Girone i fucilieri di Marina trattenuti in India per un anno con l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. Sul Giornale.it è raccontata nell'e book "I NOSTRI MARO'", che ripercorre la vicenda attraverso documenti esclusivi, testimonianze, foto e video inediti. Un anno di sgarbi diplomatici, interpretazioni arbitrarie del diritto e umiliazioni, ma anche un anno di retroscena e di battaglie per riportarli a casa. Latorre e Girone restano in Italia, ma la storia non è finita. Ora è sotto tiro il nostro ambasciatore in india, Daniele Mancini, come rappresaglia per il mancato rientro a Delhi dei marò.

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