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Articolo
05 luglio 2013 - Esteri - Egitto - Il Giornale
Primo contagio: ora si spacca anche la Tunisia
«Quando l’Egitto cade il resto del Medio Oriente segue a ruota» è l’opi­nione comune nel mondo arabo. Il fal­limento politico dei Fratelli musulma­ni, nella terra dove sono nati, è una shock per il movimento che aveva in­cassato i frutti della primavera araba. L’onda lunga della deposizione di Mohammed Morsi fa tremare la Fratel­lanza al potere a cominciare dalla Tu­nisia. Nella capitale del primo paese arabo della primavera si è riunita mer­cole­dì una piccola folla davanti all’am­basciata egiziana per festeggiare il crollo del Rais. «Oggi l’Egitto, domani la Tunisia - urlavano i manifestanti -Abbasso i Fratelli musulmani, rivolu­zione fino alla vittoria». Nel mirino il partito Ennahda, al potere, costola lo­cale della Fratellanza ed il suo leader Rachid Ghannouci. Su Facebook mi­gliaia di tunisini hanno scritto: «Morsi è andato e a te Ghannouci quanto toc­cherà? ». Il giorno dopo la polizia ha do­vuto interveni­re per disperdere i mani­festanti contro il golpe in Egitto. Come al Cairo i Fratelli musulmani locali hanno occupato il potere e sono stati costretti a cedere posizione davanti al­la montante protesta popolare. L’infla­zione è al 6% ed un quarto della popola­zione vive con 2 dollari al giorno. I sala­fiti, che vorrebbero la sharia al posto della Costituzione, stanno sfidando Ennahda nelle piazze con il rischio di rivolte armate. Il finanziere franco tu­nisino, Tarak Ben Hammar, ieri a Mila­no per il cda di Telecom Italia ha defini­to «fantastica» la svolta al Cairo. «Noi arabi non vogliamo il potere militare ­ha spiegato - ma, in alcuni casi, come in Tunisia,il ruolo dell’esercito è un fat­tore di consolidamento per la stabilità politica».
Altri islamici al potere, ad Istambul, temono che l’onda lunga del Cairo pos­sa raggiungere la Turchia, dove il go­ve­rno ha da poco affrontato con durez­za una vasta protesta popolare.
 I sotto­messi e purgati militari turchi staran­no guardando in queste ore con ammi­razione i loro colleghi egiziani. Non a caso il ministro degli esteri di Ankara, Ahmet Davutoglu, ha dichiarato: «Non è accettabile che un presidente eletto sia destituito con un golpe mili­tare ». Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan ha addirittura convo­cato un vertice d’em­ergenza con alcu­ni esponenti del governo e del suo par­tito, Giustizia e sviluppo che ricorda i Fratelli musulmani, per affrontare la crisi in Egitto.
Chi canta vittoria è il Rais di Dama­sco, Bashar al Assad, che da due anni è impantanato in una sanguinosa guer­ra civile. «Quello che è accaduto in Egit­to rappresenta il fallimento del cosid­detto Islam politico» ha dichiarato ai media di stato. I Fratelli musulmani so­no una delle principali forze di opposi­zione
 armata in Siria. Il Cairo appog­giava i ribelli e la Fratellanza si è sem­pre proposta come alternativa alla gui­da del paese prendendo come esem­pio l’Egitto.
Dalla Somalia gli Shabab, i nipotini di Al Qaida, hanno sentenziato che la caduta di Morsi dimostra come la de­mocrazia non funzioni.
[continua]

video
23 febbraio 2016 | Porta a Porta | reportage
Il caso Regeni
Un video, denunce pubbliche dei pericoli per gli studenti in Egitto e scritti militanti mostrano un altro volto dei referenti accademici inglesi di Giulio Regeni. Non sono solo professori universitari, ma attivisti contro il regime egiziano oppure erano a conoscenza dei rischi della ricerca al Cairo dello studente friulano. Lo rivela il numero di Panorama in edicola con un titolo forte: “Le colpe dei docenti di Cambridge”.

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10 febbraio 2016 | Sky Tg24 | reportage
Il caso Regeni
I misteri di un'orribile moret al Cairo. I suoi supervisori dell'università di Cambridge lo avevano messo in guardia sui rischi che correva?

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21 agosto 2013 | Uno Mattina | reportage
I Fratelli musulmani piegati dalla piazza e dai militari
Sull'Egitto i grandi inviati sono rimasti infatuati dai Fratelli musulmani duramente repressi, ma gran parte degli egiziani non stava più con loro e non li considerava delle vittime

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radio

07 aprile 2016 | Zapping Rai Radio 1 | intervento
Egitto
Regeni: la pista inglese
Le referenti accademiche di Regeni sono protette da un insolito tabù mediatico e governativo. In realtà proprio il ruolo delle docenti di Cambridge potrebbe indirizzare verso il movente dell’orribile fine del giovane ricercatore. Maha Abdulrahaman, la sua tutor di origini egiziane, l’11 giugno dello scorso anno aveva tenuto una conferenza sui “Diritti umani in Egitto” a Cambridge nella sede di Amnesty international, che ha lanciato la campagna “verità per Giulio”. La conferenza denunciava le “forme di repressione contro giornalisti, studenti, attivisti, lavoratori e cittadini ordinari”. Pur conoscendo bene i pericoli ha controfirmato l’analisi del rischio presentata da Regeni all’università per poter andare al Cairo. La sua sodale, Alexander, ha storto il naso contro la “tardiva” presa di posizione britannica: “Quando un dottorando viene torturato ed ucciso i ministri sembrano riluttanti a dire qualcosa di critico sulle autorità egiziane”. In ottobre con Regeni al Cairo, grazie ai suoi contatti, la docente di Cambridge pubblicava un’analisi proponendo l’alleanza fra gli attivisti di sinistra ed i Fratelli musulmani “capace di farla finita con il regime del generale” Al Sisi, presidente egiziano. Il 25 ottobre firmava un appello contro la visita del capo dello stato egiziano a Londra, poi pubblicato su Ikhwanweb, il sito ufficiale dei Fratelli musulmani. Il 4 novembre con Regeni sempre in prima linea al Cairo arringava la piazza a Londra bollando Al Sisi come “un assassino” sollevando l’entusiasmo e lo sventolio delle bandiere della Fratellanza. Il tutto immortalato in un video, che non può essere sfuggito ai servizi inglesi ed egiziani. Alexander fin dal 2009 è in contatto con Maha Azzam, presidente dell’Egyptian Revolutionary Council, il governo ombra dell’opposizione ad Al Sisi con sede a Ginevra. La Farnesina non ha mai voluto commentare questa parte, inquietante ed ambigua, del caso Regeni, che potrebbe portare al movente del delitto.

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15 febbraio 2016 | Zapping Radio uno | intervento
Egitto
Misteri e sospetti sulla morte di Regeni
Ospedali Bombardati in Siria.Non si fermano i raid:Germano Dottori analista strategicoLuiss,Gastone Breccia esperto Medio Oriente,Loris De Filippi presidente MSF. I misteri ed i sospetti sulla morte di Regeni:Fausto Biloslavo.

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