image
Scenari mondo
10 luglio 2013 - Esteri - Somalia - Panorama
Missione 2.0: gli italiani ritornano a Mogadiscio

Con la Somalia avevo un conto aperto» dice a Panorama il colonnello Gerolamo Demasi da Mogadiscio. «Dovevamo finire un lavoro che è stato interrotto. Vent’anni dopo lo riprendiamo, nel contesto di una missione europea, con più vigore e tenacia, nella speranza di portare questo paese fuori dal tunnel della guerra». Nel 1993 il colonnello, che aveva compiuto 30 anni a Mogadiscio, il 2 luglio rimase ferito a un braccio nella battaglia del check-point Pasta, durante il primo, sanguinoso, intervento italiano in Somalia (12 caduti e 107 feriti in combattimento). 

Oggi Demasi comanda il quartier generale all’aeroporto di Mogadiscio. È il numero due della missione Ue d’addestramento delle forze armate somale, che durerà fino al 2015, per la quale sono stati investiti 11,6 milioni di euro. Gli uomini di Demasi, inclusi una decina di italiani, hanno il compito di affiancare le nascenti forze di sicurezza locali: da settembre addestreranno 500 soldati ogni due-tre mesi. 

Il 2 giugno sono sbarcati a Mogadiscio anche 23 paracadutisti del 186° reggimento Folgore, 14ª compagnia Pantere. «Siamo la costola operativa, una forza di reazione rapida per l’estrazione del personale europeo in caso di necessità» spiega il capitano Valerio (niente cognome per motivi di sicurezza). «Le minacce sono le stesse che abbiamo conosciuto in Afghanistan, ma qui ci muoviamo sulle strade di una grande città». 

Una missione delicata: il 19 giugno gli shabab, adepti somali di Al Qaeda, hanno sferrato un attacco suicida al compound Onu, a 600 metri dalla base dove stanno gli italiani. I nostri sono arrivati in Somalia per ultimi, dopo i contractor americani, gli inglesi e i turchi. Ma i somali riconoscono i nostri parà. E, in segno di benvenuto, dicono loro: «Finalmente siete tornati».  

(Fausto Biloslavo)  

 

«Non dimenticherò mai il proiettile di kalashnikov entrato nell’elicottero a 20 cm dalla mia testa. Quella era guerra vera e nel libro la racconto tutta». Così il colonnello Gianni Adami, che dal 2011 ha lasciato il servizio, descrive la battaglia del check-point Pasta a Mogadiscio. «Missione Ibis», 250 pagine, uscirà in autunno con la Mursia. 

 

Le operazioni di pace servono

di Gianfranco Paglia* 

 

Vent’anni dopo la battaglia del check-point Pasta a Mogadiscio i nostri parà tornano in Somalia. L’evento, più di tanti altri, impone una riflessione sulla nostra partecipazione alle missioni di pace. Non è casuale che la missione, interrotta nel ’94, abbia avuto conseguenze devastanti per l’intero mondo. Lasciata nelle mani dei signori della guerra e degli estremisti islamici, Mogadiscio è diventata uno dei maggiori centri del terrorismo internazionale.

Questa è la chiave di analisi sulla partecipazione dei nostri militari a ogni missione di pace. La sicurezza dell’intero pianeta si gioca lontano dalla nostra nazione, per cui inviare i nostri soldati all’estero non è un atto di ingerenza nei destini di altri popoli, ma un’azione in difesa della pace. 

Sarei felice se parte della società ragionasse con la mente sgombra da idee antimilitariste, cercando di capire cosa realmente fanno i nostri soldati impiegati nelle missioni di pace. 

*militare e politico, ha perso l’uso delle gambe durante la battaglia del check-point Pasta.

[continua]

radio

20 maggio 2013 | Radio Capodistria | intervento
Somalia
Il tesoro de pirati
Tutto quello che non è mai stato detto sul "Tesoro dei pirati" ovvero i 400 milioni di dollari pagati per liberare le navi sequestrate. A Radio Capodistria dopo il convegno sulla pirateria somala organizzato dall'Autorità portuale al Punto Franco vecchio di Trieste.

play

[altri collegamenti radio]