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Articolo
06 luglio 2013 - Interni - India - Il Giornale |
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Ostaggi della “diplomazia” I 500 giorni in India dei marò |
I marò sono trattenuti in India da 502 giorni ed il processo a Delhi, se andrà bene, comincerà asettembre e potrebbe durare un paio di mesi. Secondo una fonte governativa de il Giornale «l'obiettivo è ottenere un’assoluzione per mancanza di prove o in subordine l’omicidio involontario che prevede una condanna dai 2 ai 6 anni ». Dopo 502 giorni il punto cruciale, mai chiarito ufficialmente dalle autorità italiane, è cosa sia veramente accaduto il 15 febbraio 2012, quando Massimiliano Latorre e Salvatore Girone giurano di aver sparato in acqua per fermare una sospetta imbarcazione pirata. Gli indiani li accusanofin dal primo giorno di avere ucciso due innocenti pescatori. Ieri sul Tg5 Toni Capuozzo ha mostrato nuovi indizi, che dimostrano le incongruenze, se non peggio, della ricostruzione indiana. Dopo 502 giorni il governo ha partorito sul caso marò un topolino. Ieri il presidente del Consiglio Enrico Letta ha convocato una riunione di un’ora con i responsabili dei dicasteri interessati, Mario Mauro ( Difesa), Emma Bonino ( Esteri), Angelino Alfano (Interno), Anna Maria Cancellieri (Giustizia), l’inviato speciale Staffan De Mistura e l’ambasciatore in India, Daniele Mancini. Lo scarno comunicato di Palazzo Chigi sottolinea l’impegno del governo per «una soluzione equa e rapida» e annuncia che «le azioni intraprese» verranno «ulteriormente» intensificate. L’unica notizia che trapela è la partenza per Delhi, la prossima settimana, di De Mistura. La polizia indiana antiterrorismo doveva già chiudere l'inchiesta, ma sta allungando i tempi. A Delhi vogliono interrogare gli altri quattro marò che erano a bordo della Lexie. L’Italia non li rimanderà in India e ha proposto la deposizione in videoconferenza prevista dalla legge indiana. L’ultimo civile,il comandante in seconda della Lexie, che pure deve andare a deporre, si recherà a Delhi entro il 21 di questo mese. L’Italia punta a far chiudere l’inchiesta a fine luglio ed aprire il processo a Delhi in settembre. In aula la prima richiesta sarà il riconoscimento della giurisdizione italiana appellandosi all'Unclos, il diritto del mare dell'Onu. Difficile che passi e allora si entrerà nel dibattimento vero e proprio per dimostrare che non esiste la prova inconfutabile della colpevolezza dei marò. Molto dipenderà dall’atto di accusa della polizia antiterrorismo, che potrebbe essere più «morbida»di quella del Kerala. Il peschereccio, che era semi affondato, è stato tirato a secco, come rivela l'Ansa, ma l’acquadi mare ed i monsoni hanno reso quasi impossibile utilizzarlo come prova. I fori dei proiettili sono appena riconoscibili. Non a caso la dubbia e confusa perizia balistica indiana sarà un cavallo di battaglia della difesa dei marò. Ieri il Tg5 ha rilanciato con nuove informazioni la tesi della piena innocenza di Latorre e Girone. Il St. Anthony sarebbe stato colpito in un altro incidente, probabilmente con una nave greca, l’Olympic Flair, che lo stesso giorno, ma alle 22.20 locali, aveva dichiarato un tentativo di arrembaggio. A bordo c’erano delle guardie private della compagnia privata Diaplous, che secondo l’armatore sarebbero state disarmate. In realtà, come ha mostrato il Tg5, i contractor greci utilizzano dei razzi non letali che lanciano cariche assordanti e accecanti. Freddy Bosco, il proprietario e comandante del St. Antony, appena giunto nel porto indiano di Neendankara con i cadaveri dei due pescatori ha parlato di «un grande rumore », che lo aveva svegliato quandoi suoi pescatori sono stati colpiti. Neppure calcolando la distanza fra il luogo dell’incidente con la nave italiana ed il porto indiano di attracco del St.Antony, con i due corpi a bordo, i tempi quadrano. www.faustobiloslavo.eu |
[continua] |
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03 luglio 2013 | Uno Mattina | reportage
E se i marò fossero innocenti?
E se i marò non avessero mai sparato sul peschereccio St. Anthony, dove la morte di due pescatori indiani ha fatto esplodere una crisi senza precedenti fra Italia e India? Se fossero totalmente innocenti? Lo sostiene Toni Capuozzo in una nuova ricostruzione degli eventi sul fatidico 15 febbraio 2012.
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10 febbraio 2014 | La vita in diretta | reportage
Marò candidati alle europee?
Se destra e sinistra candidassero un fuciliere di Marina a testa per le elezioni di Strasburgo sarebbe un segnale di unità e dignità nazionale.
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08 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
Il caso marò nella palude giudiziaria indiana
Gli indiani vogliono i marò alla sbarra, forse per torchiarli, anche se l’antiterrorismo non ha ancora presentato il voluminoso rapporto d’accusa contro Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Il processo «speciale» ai fucilieri di Marina è partito ieri con un rinvio al 30 gennaio. Il pubblico ministero aggiunto, Siddharth Luthra, a nome della polizia antiterrorismo (Nia), voleva obbligare i marò a presentarsi in aula. Non solo: gli investigatori pretendono che vengano intrapresi «i passi appropriati per garantire la custodia» di Latorre e Girone, secondo il giornale The Hindu .
Il pm ha poi precisato: «Non sto dicendo che devono essere fisicamente presi in custodia», ma passare sotto la completa tutela della corte speciale del giudice Darmesh Sharma e venire alla sbarra. Fonti italiane a Delhi gettano acqua sul fuoco, ma gli indiani fanno sapere al Giornale che la Nia «vuole interrogare ancora i fucilieri di Marina». E non escludono ulteriori sviluppi. I marò non si sono presentati all’udienza di ieri e attraverso i loro legali hanno chiesto di venir esentati anche in futuro.
L’unico dato certo è che l’antiterrorismo non ha ancora consegnato il rapporto d’accusa. Staffan De Mistura, inviato speciale del governo, volato a Delhi, haprecisato che l’ulteriore rinvio «non è stato subito ma voluto dai nostri legali per l'esistenza di troppe zone grigie ed ambiguità da parte indiana».De Mistura ribadisce: «Non possiamo accettare di procedere senza un capo di accusa chiaro e la certezza che non venga evocata la legge sulla repressione della pirateria» che prevede la pena di morte. L’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi ribadisce che il processo a Delhi «è illegittimo. Affidare la sorte dei nostri ragazzi all’India è profondamente sbagliato sia giuridicamente che politicamente». Secondo fonti indiane la Nia presenterà «l’atto d’accusa entro la fine del mese» e sarà pesante. I fucilieri di Marina, in servizio anti pirateria, sono accusati di aver ucciso due pescatori il 15 febbraio del 2012 al di fuori delle acque territoriali indiane.
L’aspetto paradossale è l’esempio che ci sta dando Delhi verso la superpotenza americana «colpevole» dell’arresto per qualche ora della console indiana a New York. Dopo immediate proteste e rappresaglie il governo indiano ha intimato ieri la chiusura di tutti gli esercizi commerciali e la palestra gestita da locali nel compound dell’ambasciata degli Stati Uniti. Non solo: le macchine con targa diplomatica americana potranno venir multate se violano le norme del traffico.
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12 marzo 2013 | Radio 24 - Melog | intervento |
India
I due Marò
La storia di Massimilianno Latorre e Salvatore Girone i fucilieri di Marina trattenuti in India per un anno con l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. Sul Giornale.it è raccontata nell'e book "I NOSTRI MARO'", che ripercorre la vicenda attraverso documenti esclusivi, testimonianze, foto e video inediti. Un anno di sgarbi diplomatici, interpretazioni arbitrarie del diritto e umiliazioni, ma anche un anno di retroscena e di battaglie per riportarli a casa. Latorre e Girone restano in Italia, ma la storia non è finita. Ora è sotto tiro il nostro ambasciatore in india, Daniele Mancini, come rappresaglia per il mancato rientro a Delhi dei marò.
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26 marzo 2013 | Radio24 | intervento |
India
I Marò rispediti in India
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26 marzo 2013 | Radio Città | intervento |
India
Caso marò: Terzi si dimette. Il ministro della Difesa no
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