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20 luglio 2013 - Il Fatto - Kazakhstan - Il Giornale
Shalabayeva, strani silenzi sull’asilo La Farnesina: lei e la figlia stanno bene
Dagli allegati alla relazio­ne del capo della poli­zia sul pasticcio ka­zako salta fuori che Alma Shala­bayeva aveva già l’asilo politi­co concesso dall’Inghilterra fi­no al 2016, ma non l’avrebbe mai tirato fuori. E probabil­mente non l’aveva detto nep­pure al suo avvocato Riccardo Olivo. Perché pure sua sorella o il cognato, che sono stati la­sciati andare, non utilizzano l’arma dell’asilo inglese, che avrebbe bloccato l’espulsio­ne? Probabilmente nelle ore immediatamente successive al blitz nella villa di Casal Paloc­co sono tutti concentrati a non rivelare la presenza, poi confer­mata fino al 26 maggio, del boss della famiglia, Muhktar Ablyazov, il vero ricercato, che non è stato trovato. Ancora po­chi giorni fa, la sorella di Alma riparata in Svizzera,è stata eva­si­va sulla presenza a Roma del­l’oligarca con i panni da dissi­dente.
Il 31 maggio alle 10.40, da­vanti al giudice di pace, la si­gnora si presenta con il cogno­me Ayan,anche se il marito si è già dileguato chissà dove. Nep­pure quando l’espulsione vie­ne confermata dice di avere l’asilo politico in Inghilterra. An­che l’avvocato continua a batte­re sul passapor­to diplomatico, falso, della Re­pubblica Centra­fricana. Alma avrebbe potuto dire che è rifugia­ta in Inghilterra alla poliziotta di scorta, Laura Scipioni, addirit­tura davanti all’aereo kazako che la aspetta. Si sacrifica per coprire il marito, anche se ora­mai non serve più, o peggio? Dai documenti si capisce che è stata lei a voler portare la bam­bina verso la deportazione in Kazakhstan piuttosto che la­sciarla alla sorella.
Il mistero diventa evidente giorni dopo, il 5 giugno, quan­do
 da Londra rispondono a un funzionario italiano del­l’Interpol che al ricercato Abl­yazov era stato concesso l’asilo politico, anche se sul suo capo «pendeva un di­vieto all’espa­trio ». Non solo: Satman Rayit, ca­po dell’ufficio Immigrazione a Londra, confer­ma via posta elet­tronica che an­che alla moglie Alma «è garanti­to lo status» di rifugiata «e non ha restrizioni a viaggiare». Que­sto significa che poteva tran­quillamente trasferirsi in Italia senza aver bisogno di docu­menti falsi se non per coprire la latitanza del marito. Ma una volta che Ablyazov era in salvo e messa con la spalle al muro, perché non ha fermato tutto di­cendo che godeva già di asilo in Inghilterra? Salvo poi soste­nere in un memoriale pubbli­cato dalFinancial Times che avrebbe chiesto tre volte «asilo politico» ad una poliziotta. Non occorreva chiederlo aven­dol­o già in un altro paese comu­nitario.
Ieri la Farnesina ha reso noto che la signora Shalabayeva sta bene e ringrazia l’Italia per il so­stegno ricevuto. Il consigliere Walter Ferrara, numero due dell’ambasciata in Kazakh­stan, l’ha incontrata ad Alma­ty, la vecchia capitale. «Era as­sieme alla figlia e ha piena liber­tà di movimento in città oltre che accesso a internet» fanno sapere dal ministero degli Este­ri.
Nel frattempo il ministro del­l’Interno, Angelino Alfano, ha nominato il suo nuovo capo di gabinetto, Luciana Lamorge­se. Un prefetto che ha già lavo­rato a Napoli con il neo capo della polizia Alessandro Pan­sa.
 
[continua]

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03 agosto 2013 | Rainews24 | reportage
Esclusivo. Alma Shalabayeva ad Almaty
ALMATY (Kazakhstan) - “Sono libera come in una gabbia” sospira Alma Shalabayeva nell’elegante casa a due piani, alle porte di Almaty, l’antica capitale kazaka, dove ha l’obbligo di dimora. Per la prima volta dalla vergognosa espulsione dall’Italia del 31 maggio, con la figlia Alua di 6 anni, la signora apre la porta ad un giornalista italiano, a fine mattinata del 2 agosto.

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