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Commento
23 luglio 2013 - Interni - Kazakhstan - Il Giornale |
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La pietra Bonino e lo stagno kazako |
Il ministro degli Esteri Emma Bonino lancia l’ennesima pietra nel viscido stagno del pasticcio kazako. Ieri mattina a Bruxelles annuncia alle agenzie che sul caso ci sono ancora «punti oscuri che altre istituzioni devono chiarire».E fa capire che vuoterà il sacco nell’audizione al Senato di domani pomeriggio. Sappiamo bene che è stata lei ai primi di giugno a lanciare l’allarme nel governo per l’effetto boomerang del pasticcio kazako. Forse, però, se aveva qualche sassolino nella scarpa doveva tirarlo fuori prima quando si è presentata al fianco del premier Letta e del ministro dell’Interno, Angelino Alfano per respingere la sfiducia. Nell’allusione ad «altre istituzioni che devono chiarire » sembrava riferirsi ai servizi segreti, che indubbiamente avrebbero dovuto sapere qualcosa in più sull’allegra famiglia Ablyazov. Poi in serata scatta la piroetta: «I punti oscuri» riguardano proprio la Farnesina. La Bonino allora non si porrà il dubbio su come l’oligarca «dissidente » individuato fino al 26 maggio apranzare tranquillamente al ristorante sia riuscito a volatilizzarsi prima del blitz del 28. Dovrebbe, però, chiedersi perché sua moglie, con asilo politico britannico senza alcuna restrizione a viaggiare in Europa, non l’ha tirato fuori per salvarsi dalla deportazione. La Bonino forse ci illuminerà anche sulle reazioni ufficiali del governo kazako dipinto in questi giorni come una copia moderna dello stalinismo, dopo che lei ha convocato il suo rappresentante per protestare. E se magari ci sono istruzioni «diplomatiche » sul come comportarsi con i kazaki, per esempio quando dovremo passare a Astana il testimone dell’Expo di Milano. Ed infine se non avrebbe dovuto suonare un campanellino d’allarme quando i poliziotti chiedevano lumi alla Farnesina sulla sedicente Alma, diplomatica del Centro Africa, tenendo conto che prima ancora il Burundi aveva candidato la donna a console onorario in Italia per poi ritirare la proposta. |
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03 agosto 2013 | Rainews24 | reportage
Esclusivo. Alma Shalabayeva ad Almaty
ALMATY (Kazakhstan) - “Sono libera come in una gabbia” sospira Alma Shalabayeva nell’elegante casa a due piani, alle porte di Almaty, l’antica capitale kazaka, dove ha l’obbligo di dimora. Per la prima volta dalla vergognosa espulsione dall’Italia del 31 maggio, con la figlia Alua di 6 anni, la signora apre la porta ad un giornalista italiano, a fine mattinata del 2 agosto.
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