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Commento
31 luglio 2013 - Esteri - Kazakhstan - Panorama
Quelle ipocrisie dell’Occidente

Le anime candide  dell’Occidente si  strappano le vesti  contro la «dittatura»  kazaka, ma siamo  stati noi occidentali  ad aprire le porte  della comunità  internazionale  al paese dell’Asia  centrale ricco di  risorse energetiche.  Il Kazakhstan  fa parte  dell’Organizzazione  per la sicurezza  e cooperazione in  Europa gestita dal  segretario generale  Lamberto Zannier,  un ambasciatore  italiano. Nel 2010 il  ministro degli Esteri  kazako, Kanat  Saudabayev, è stato  eletto all’unanimità  alla presidenza  annuale dell’Osce.  Il segretario generale  delle Nazioni Unite  ha voluto alla guida  della sede di  Ginevra, la più  importante dopo  il Palazzo di vetro a  New York, Kassim-  Jomart Tokayev,  ex premier kazako  e per 10 anni  ministro degli Esteri  di Astana. Tokayev  ha anche la delega  per i diritti umani.  Il Kazakhstan fa  parte dell’Interpol  e può far circolare  i suoi mandati  di cattura  internazionali.  Non solo, lo scorso  novembre, ai tempi  del governo Monti,  l’Italia ha votato  a favore del  Kazakhstan per la  sede del prossimo  Expo del 2017. In  pratica il testimone  dell’esposizione  universale passerà  da Milano ad Astana.  Dunque, o si  considera  il Kazakhstan uno  stato paria come  la Corea del Nord  oppure lo si tiene  amico, con tutti  i pericoli del caso  sperando che  migliori strada  facendo. Non si può,  però, pretendere  di considerarlo  democratico per gli  affari e dittatoriale  per la politica.


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03 agosto 2013 | Rainews24 | reportage
Esclusivo. Alma Shalabayeva ad Almaty
ALMATY (Kazakhstan) - “Sono libera come in una gabbia” sospira Alma Shalabayeva nell’elegante casa a due piani, alle porte di Almaty, l’antica capitale kazaka, dove ha l’obbligo di dimora. Per la prima volta dalla vergognosa espulsione dall’Italia del 31 maggio, con la figlia Alua di 6 anni, la signora apre la porta ad un giornalista italiano, a fine mattinata del 2 agosto.

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