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Intervista esclusiva
02 agosto 2013 - Prima - Kazakhstan - Il Giornale
“Ecco la verità sull’arresto di mio marito”

Fausto Biloslavo Almaty (Kazakhstan) Difende a spada tratta il marito, conferma tutte la accuse sulla sua espul­sione e si appella all’Italia per­ché la faccia tornare a Roma. Al­ma Shalabayeva, che da due me­si vive in un sobborgo di Alma­ty, l’antica capitale del Kazakh­stan, parla per la prima volta con un giornale italiano. Se que­sto paese fosse veramente una dittatura un’intervista del gene­re sarebbe finita con noi in gale­ra e la registrazione sequestra­ta, se non peggio. Il governo ka­zako ha dato prova di maturità permettendo a un giornalista di lavorare su un caso così delica­to e confuso.
Alma è sotto stress e non si fi­da. Le persone che le stanno vici­ne sono poche e contattarla non è facile. Alla fine il compro­messo è un’intervista telefoni­ca a pochi chilometri da dove ha l’obbligo di risiedere,ma risulta libera di muoversi. Ad alcune domande non voleva risponde­re e q­ualcuno ascolta la conver­sazione. Parla in russo e la voce della donna al centro del pastic­cio kazako arriva provata e rotta dall’emozione quando ricorda i suoi figli.
Signora Shalabayeva è stata informata dell’arresto di suo marito in Francia?
«L’ho saputo dai mass media e da quel momento mi sento ma­lissimo. Vivo in uno stato di for­te depressione e ho un terribile mal di testa. Mi sembra di non ri­trovarmi più. Mio marito ri­schia la vita se verrà estradato ed è in pericolo tutta l’opposizio­ne (in Kazakhstan ndr ). Vorrei dire tante cose sulle accuse nei confronti del mio consorte, ma poi temo che abbiano un impat­to negativo sulla mia situazio­ne. Se mi faranno uscire (dal pa­ese) oppure no».
Suo marito dice di essere un dissidente, ma è accusato dell’appropriazione indebi­ta di 6 miliardi di dollari...
«È una bugia (la voce è più agi­tata, ndr ). Di cosa ancora lo ac­cusano? In questo paese fanno la guerra a chi la pensa diversa­mente senza rispettare i princi­pi democratici. Mio marito ci crede e per questo ha fondato la Scelta democratica del Kazakh­stan. Due-tre anni fa si è pronun­cia­to apertamente contro il pre­sidente (Nursultan Nazar­bayev, ndr ) e ha denunciato suo genero, che è stato rilasciato do­po un giorno. Capite? Traduca per favore (rivolta all’interpre­te, ndr )». 
Suo marito, però, è coinvol­to nel crollo della Bta, una delle principali banche del Paese.
«La banca l’ha fondata lui, da zero. Era il suo istituto privato. Ha cominciato da una piccola stanza per arrivare a costruire la più importante banca del Ka­zakhstan. L’unica che non ap­parteneva al potere. Poi se la so­no presa. L’obiettivo era blocca­re la­sua attività a favore dell’op­posizione, il movimento demo­cratico (è intervenuto un fondo sovrano kazako per coprire un buco di 10 miliardi di dollari ndr ). Non devono processare mio marito, ma chi ha occupato la banca. E voglio ribadire che mai ho fatto politica e mai la poli­tica si era occupata della sotto­scritta ». 
Sua figlia di 6 anni come sta?
«La mia piccola bambina... Le mancano molto i fratelli, la so­rella e suo papà. Chiede sempre di lui. Le manca in particolare Al­diyar, il fratellino di 12 anni. Gio­cavano tanto insieme».
Dopo la sua espulsione dal­l’Italia è stata maltrattata o minacciata in Kazakhstan?
«Dopo l’espulsione vivo in ca­sa dei miei genitori, ma percepi­sco la presenza di microfoni, macchine fotografiche, teleca­mere. C’è sempre qualcuno in auto che mi segue quando vado in giro. Mi sorvegliano 24 ore al giorno. È una pressione morale, psicologica. In pratica non so­no libera ( la signora ha solo l’ob­bligo di dimora ad Almaty ndr ) ». 
Lei come si sente in questa vi­cenda?
 
«Mi sento un “ostaggio”. So­no stata lo strumento di manipo­lazione,
 di pressione su mio ma­rito ». 
Quello che è accaduto in Ita­li­a l’ha già descritto in un lun­go memoriale. Ha qualcosa da rettificare o aggiungere?
«Confermo tutto quello che ho scritto e se dovrò aggiungere qualcosa lo farò in Italia».
Conferma anche le accuse al­la polizia italiana di averla ingiustamente trattenuta, accusata (del passaporto di­pl­omatico falso della repub­blica Centro Africana) ed 
espulsa?
 
«Sì,sì,sono stata trattenuta in­giustamente e deportata. Nono­stante le numerose preghiere per l’asilo politico, mi hanno espulsa. Inoltre, senza alcun passaporto e controllo dogana­le ».
Perché non ha detto subito al­la polizia italiana che lei e sua figlia avevate ottenuto l’asilo politico a Londra fino al 2016, come hanno in segui­to confermato gli inglesi? Co­sì avreste evitato l’espulsio­ne.
«Appunto era questo che cer­cavo di spiegare al capo della po­lizia dell’immigrazione. Conti­nuavo a dire che ho il passapor­to diplomatico, l’asilo politico inglese e che mio marito è il lea­der dell'opposizione kazaka. Ma lasci perdere, altrimenti non mi faranno mai uscire. (La polizia italiana ha sempre smen­tito che la signora abbia chiesto o fatto presente di godere di asi­lo politico ndr ) ». 
In Kazakhstan di che cosa la accusano?
 
«Voglio sottolineare che la de­nuncia ( per falsificazione di do­cumenti ndr ) è scattata il giorno 30, poco pri­ma della deportazio­ne. Ero all’estero e avrei contraffatto e uti­lizzato un passaporto kazako che non ho mai avuto in mano. La stes­sa accusa ammette che non ero presente alla ri­chiesta e rilascio del passaporto. Non ne avevo bisogno. Dal 2007 io ho il mio passa­porto originale e poi l’asilo politico in Inghil­terra e il permesso di soggiorno in Europa della Lettonia. Hanno inventa­to apposta un’accusa penale
 nei miei confronti». 
Vuole tornare in Europa e dove?
 
«Vorrei veramente poterlo fa­re per rivedere i miei figli. E il pri­mo paese dove desidero andare
 è l’Italia». 
Le autorità italiane la stan­no aiutando?
 
«Sì.Ho ricevuto l’atto che can­cella la mia espulsione. Vorrei ringraziarvi per avermi aiutato e sostenuto. Voglio bene agli ita­liani perché non sono insensibi­li alla mia situazione, alle viola­zioni del diritto, alle ingiustizie che accadono non solo in Italia, ma pure in Kazakhstan».
Lo sa che una delegazione parlamentare italiana d’op­posizione del Movimento 5 Stelle vuole venire a trovar­la?
«Sì, ho sentito. Li incontrerò volentieri se me lo permetteran­no ».
Cosa spera per il futuro del suo paese?
«La cosa più importante è ve­dere un Kazakhstan democrati­co, libero, aperto. Io ci credo, ma adesso la saluto nella spe­ranza che da parte vostra (il go­verno ndr ) mi aiuterete a partire per l’Italia, a rivedere i miei figli e andare a trovare mio marito. Faccio parte del Kazakhstan più debole. Potrei raccontare tante cose, ma ho paura per me, per la mia bambina e la mia famiglia». 
www.faustobiloslavo.eu


[continua]

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03 agosto 2013 | Rainews24 | reportage
Esclusivo. Alma Shalabayeva ad Almaty
ALMATY (Kazakhstan) - “Sono libera come in una gabbia” sospira Alma Shalabayeva nell’elegante casa a due piani, alle porte di Almaty, l’antica capitale kazaka, dove ha l’obbligo di dimora. Per la prima volta dalla vergognosa espulsione dall’Italia del 31 maggio, con la figlia Alua di 6 anni, la signora apre la porta ad un giornalista italiano, a fine mattinata del 2 agosto.

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