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Reportage
04 agosto 2013 - Esteri - Kazakhstan - Il Giornale
Nella casa blindata di Alma “Libera come in una gabbia”
Almaty (Kazakhstan) - «Sono libera come in una gabbia» sospira Alma Shalabayeva nell’elegante casa a due piani, alle porte di Almaty, l’antica capitale ka­zaka, dove ha l’ob­bligo di dimora. Per la prima volta dalla vergognosa espul­sione dall'Italia del 31 maggio, con la fi­glia Alua di 6 anni, la signora apre la por­ta ad un giornalista italiano, a fine matti­nata del 2 agosto. La villetta in mat­toni rossi e tetto ver­de ha un balcone con delle colonne ed un ampio giardi­no circondato da al­te mura di cinta. Quando arriviamo davanti al portone d’ingresso,in una stra­da stretta e polverosa, un Suv nero con i finestrini oscurati in­chioda alle nostre spalle e due giovani dallo sguardo sospetto­so cominciano a chiedere con durezza: «Chi siete, dove anda­te, cosa volete?».
Il primo pensiero è che si trat­ti di agenti in borghese del Knb, il servizio di sicurezza kazako, che vengono a farci la festa.L’in­terprete comincia a balbettare, ma a quel punto il portone si apre. Alma ci viene incontro e scopriamo che i due figuri sono suo nipote ed un autista. Gli uni­ci che hanno accettato di darle una mano. «Gli amici di un tem­po hanno paura. Li capisco ­spiega la signora- Da quella col­lina mi hanno ripreso di nasco­sto quando sono stata deporta­ta dall’Italia facendo girare il vi­deo in tutto il mondo. Da quel giorno temo di uscire. Sono sicu­ra che hanno piazzato dei micro­foni anche
 in casa».
La signora Shalabayeva, al centro del pasticcio kazako, è una moretta di bassa statura, che mantiene una riga di rosset­to, ma porta sul volto i segni del­la tensione. In realtà nessuno ci ha fermato prima e dopo averla
 incontrata. E attorno alla dimo­ra obbligata non si nota, a prima vista, alcuna sorveglianza.
Alma ci fa accomodare nel sa­lotto di casa con un mobilio un po’ antiquato. L’unico tocco di modernità è un grande televiso­re al plasma ed una macchinet­ta italiana per il caffè espresso.
Come ci sediamo spunta
 Alua, la figlia di 6 anni, espulsa con la madre dall’Italia. Trecci­ne da bambina e occhi a man­dorla parla bene inglese e dopo un attimo di timidezza si mette al piano per dimo­strare che è piccola, ma ha talento. La madre gira le pagi­ne degli spartiti por­tati da Roma. Dopo l’esibizione la picco­la Alua vuole far ve­dere che sa pure can­tare ed intona «era una casa molto pic­cina, ma era bella, bella davvero, in via dei matti numero zero».
Poi ci trascina in giardino per presentarci Sasha, il coniglietto bianco che adora. La madre si siede sul prato trattenendo l’emozione e ringrazia «l’Italia per aver cancellato la mia espul­sione che era illegale». Poi lan­cia l’appello al nostro paese:
 «Fatemi tornare in Italia. Ho quattro figli che vivono in Euro­pa. Voglio rivedere mio marito, che se venisse estradato rischia la vita e riunire la famiglia».
La signora considera «inno­cente » il consorte, Mukhtar Abl­yazov, arrestato mercoledì in Costa Azzurra, su mandato Interpol. Nega che abbia rubato 6  miliardi di dollari dalla banca kazaka che guidava come presi­dente: «È tutta una montatura politica contro un oppositore». Ci mostra delle foto dei corpi di un ex ministro kazako, come Ablyazov, e le sue guardie del corpo freddati sul ciglio di una strada con le mani legate dietro la schiena.
In realtà il marito, che rischia l’estradizione in Ucraina nono­stante la mobilitazione di Am­ne­sty international e del suo av­vocato che ha chiesto
 la scarce­razione, è almeno un Giano bi­fronte. Nel mondo e so­prattutto a Londra aveva delle proprie­tà di gran lus­so, ora in par­te sotto seque­stro, per 3,7 miliardi di dol­lari.
Prima che la stessa Alma ci concedesse il via libera per incontrarla avevamo indi­viduato la ca­sa dove abita a Karghaly, un sobborgo Vip a nord di Al­maty, che so­stiene sia dei genitori. Sul­l’elenco del te­lefono risulta­no al suo nu­mero civico e quello prima i fratelli Syryim e Salim Shala­bayev. Abl­yazov sostene­va, per evitare il sequestro, che il primo fosse il vero proprietario di Carlton house a Lon­dra, una dimo­ra con parco da mille e una not­te
 che vale 9,47 milioni di euro. L’altro cognato, secondo l’oli­garca dissidente, aveva in loca­zione Alberts court, un apparta­mento della capitale inglese che vale 1,1 milioni di euro.
A Karghaly ci sono case da fa­vola disegnate da architetti ita­liani e difese da sbarre di ingres­so e vigilanti armati di kalash­nikov. Nel mezzo del sobborgo sorge una specie di resort con pi­scina dal nome nostrano: «La fe­licità ».
Nella villetta in mattoni rossi Alma vive con una domestica, la madre ed il padre malato di Al­zheimer. Il nipote e un paio di uomini sono una specie di scor­ta disarmata.
In questi due mesi di residen­za obbligata la signora Shala­bayeva è stata interrogata un pa­io di volte dal procuratore. In una sola occasione «degli agen­ti dei servizi sono venuti a chie­dermi come comunicavo con mio marito e se sapevo dove fos­se- sostiene Alma-Non l’ho più sentito da quando se ne era an­dato da Roma, due-tre giorni prima del blitz. Spero nell’Ita­lia, ma ho paura per il mio futu­ro ».
 
www.faustobiloslavo.eu
 
[continua]

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03 agosto 2013 | Rainews24 | reportage
Esclusivo. Alma Shalabayeva ad Almaty
ALMATY (Kazakhstan) - “Sono libera come in una gabbia” sospira Alma Shalabayeva nell’elegante casa a due piani, alle porte di Almaty, l’antica capitale kazaka, dove ha l’obbligo di dimora. Per la prima volta dalla vergognosa espulsione dall’Italia del 31 maggio, con la figlia Alua di 6 anni, la signora apre la porta ad un giornalista italiano, a fine mattinata del 2 agosto.

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