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Scenari mondo
28 agosto 2013 - Esteri - Egitto - Panorama
Ma da che parte stanno gli egiziani?

L’Egitto sta pagando un prezzo molto alto per farla finita con la Fratellanza fascista che stava prendendo il controllo di tutto» dice duro Mahmoud Badr, fondatore del movimento Tamarod (ribellione), che ha portato alla deposizione manu militari del presidente Mohamed Morsi. Non è l’unico a pensare che il bagno di sangue all’ombra delle Piramidi, costato un migliaio di morti, sia un prezzo accettabile per salvare il paese. I media occidentali si vergognano a raccontarlo, ma il pugno di ferro dei militari gode di un vasto appoggio a tutti i livelli della popolazione egiziana.

Il generale Abdel Fattah al-Sisi, che ha scatenato la sanguinosa repressione, è considerato un nuovo Gamal Abdel Nasser, pronto a diventare presidente nel 2014, anche se Hosni Mubarak potrebbe venire scarcerato e Morsi, il presidente eletto, restare in carcere. Emad Abu Ghazi, che fa parte del partito liberale Al-Dastour, ammette: «Non sono felice per quello che è accaduto, ma i Fratelli musulmani sono un’organizzazione terroristica». Visione forse esagerata, ma l’occupazione del potere da parte degli islamici ha suscitato, anche per l’inasprimento della crisi economica e per la loro incompetenza politica, una specie di reazione patriottica paragonabile ai sentimenti antibritannici di 60 anni fa. Il premio Nobel Mohamed ElBaradei, che si è dimesso da vicepresidente per protesta contro il bagno di sangue, viene ora additato come una sorta di traditore della patria. 

Anche i cristiani puntano il dito contro la Fratellanza. Padre Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica al Cairo, ha denunciato un’impressionante lista di attacchi dal 14 agosto: sette vittime cristiane e 17 rapimenti, oltre a 49 chiese distrutte, 162 case, negozi, farmacie, hotel presi d’assalto per vendetta, come 75 bus e automobili.

I Fratelli musulmani scesi in piazza cercavano il martirio, come il militante a braccia alzate contro il carro armato falciato da un proiettile, per impietosire gli occidentali e sollevare i loro accoliti in Egitto e nel mondo arabo. Quando il gioco si è fatto duro, con 36 Fratelli uccisi dalla polizia dopo l’arresto, la risposta è arrivata dal Sinai: il 19 agosto un gruppo armato ha ucciso 25 agenti, come capita in Iraq o in Siria per mano delle bande di Al Qaeda. Badr, di Tamarod, è reciso: «Più violenza e assassini politici saranno possibili nelle prossime settimane, ma alla fine vinceremo sul terrorismo e la guerra civile».


video
10 febbraio 2016 | Sky Tg24 | reportage
Il caso Regeni
I misteri di un'orribile moret al Cairo. I suoi supervisori dell'università di Cambridge lo avevano messo in guardia sui rischi che correva?

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21 agosto 2013 | Uno Mattina | reportage
I Fratelli musulmani piegati dalla piazza e dai militari
Sull'Egitto i grandi inviati sono rimasti infatuati dai Fratelli musulmani duramente repressi, ma gran parte degli egiziani non stava più con loro e non li considerava delle vittime

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23 febbraio 2016 | Porta a Porta | reportage
Il caso Regeni
Un video, denunce pubbliche dei pericoli per gli studenti in Egitto e scritti militanti mostrano un altro volto dei referenti accademici inglesi di Giulio Regeni. Non sono solo professori universitari, ma attivisti contro il regime egiziano oppure erano a conoscenza dei rischi della ricerca al Cairo dello studente friulano. Lo rivela il numero di Panorama in edicola con un titolo forte: “Le colpe dei docenti di Cambridge”.

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radio

15 febbraio 2016 | Zapping Radio uno | intervento
Egitto
Misteri e sospetti sulla morte di Regeni
Ospedali Bombardati in Siria.Non si fermano i raid:Germano Dottori analista strategicoLuiss,Gastone Breccia esperto Medio Oriente,Loris De Filippi presidente MSF. I misteri ed i sospetti sulla morte di Regeni:Fausto Biloslavo.

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07 aprile 2016 | Zapping Rai Radio 1 | intervento
Egitto
Regeni: la pista inglese
Le referenti accademiche di Regeni sono protette da un insolito tabù mediatico e governativo. In realtà proprio il ruolo delle docenti di Cambridge potrebbe indirizzare verso il movente dell’orribile fine del giovane ricercatore. Maha Abdulrahaman, la sua tutor di origini egiziane, l’11 giugno dello scorso anno aveva tenuto una conferenza sui “Diritti umani in Egitto” a Cambridge nella sede di Amnesty international, che ha lanciato la campagna “verità per Giulio”. La conferenza denunciava le “forme di repressione contro giornalisti, studenti, attivisti, lavoratori e cittadini ordinari”. Pur conoscendo bene i pericoli ha controfirmato l’analisi del rischio presentata da Regeni all’università per poter andare al Cairo. La sua sodale, Alexander, ha storto il naso contro la “tardiva” presa di posizione britannica: “Quando un dottorando viene torturato ed ucciso i ministri sembrano riluttanti a dire qualcosa di critico sulle autorità egiziane”. In ottobre con Regeni al Cairo, grazie ai suoi contatti, la docente di Cambridge pubblicava un’analisi proponendo l’alleanza fra gli attivisti di sinistra ed i Fratelli musulmani “capace di farla finita con il regime del generale” Al Sisi, presidente egiziano. Il 25 ottobre firmava un appello contro la visita del capo dello stato egiziano a Londra, poi pubblicato su Ikhwanweb, il sito ufficiale dei Fratelli musulmani. Il 4 novembre con Regeni sempre in prima linea al Cairo arringava la piazza a Londra bollando Al Sisi come “un assassino” sollevando l’entusiasmo e lo sventolio delle bandiere della Fratellanza. Il tutto immortalato in un video, che non può essere sfuggito ai servizi inglesi ed egiziani. Alexander fin dal 2009 è in contatto con Maha Azzam, presidente dell’Egyptian Revolutionary Council, il governo ombra dell’opposizione ad Al Sisi con sede a Ginevra. La Farnesina non ha mai voluto commentare questa parte, inquietante ed ambigua, del caso Regeni, che potrebbe portare al movente del delitto.

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