image
Intervista esclusiva
26 agosto 2013 - Prima - Egitto - Il Giornale
“L’Egitto si è liberato di una dittatura”
Naguib Sawiris è un magna­te delle telecomunicazioni egi­ziano. Cristiano copto, ha con­trollato per un periodo anche Wind Italia. Nei giorni del caos al Cairo si è incontrato a Bruxel­les con la baronessa Catherine Ashton, rappresentante della politica estera Ue. Nell'intervi­sta esclusiva alGiornale ribalta lo stereotipo rilanciato dai me­dia sulla repressione dei Fratelli musulmani. 
Lei è egiziano. Cosa pensa della caotica situazione nel suo Paese?
«Il popolo egiziano è sceso in piazza con milioni di persone, pacificamente e senza una sola vittima, per liberarsi di una ditta­tura religiosa fascista. Dall'altra parte i raduni dei Fratelli musul­mani non erano dello stesso te­nore. Nascondevano armi, ci so­no stati dei casi di torture (di so­spetti informatori della polizia ­nda) e hanno usato bambini co­me scudi umani. Non poteva an­dare avanti così. Dopo l'inter­vento delle forze di sicurezza ogni giorno che passa la violen­za sta diminuendo. L'Egitto è ben più tranquillo di prima».
Secondo lei la maggioranza degli egiziani appoggia i milita­ri o la Fratellanza islamica?
«I 20-30 milioni di egiziani sce­si in piazza erano tutti contro i Fratelli musulmani. È chiaro che la maggioranza della popo­la­zione si oppone alla Fratellan­za e alle loro attività terroristi­che. Per la prima volta i Fratelli devono subire l'avversione del 'popolo', come mai era accadu­to prima. In passato erano stati repressi sotto Nasser, Sadat e Mubarak. Oggi è il popolo egizia­no che vuole sbatterli fuori. Solo i Fratelli musulmani, che conta­no sul 5- 10% della popolazione, si oppongono ai militari. Anche i salafiti, un altro gruppo islami­co, si sono schierati con l'eserci­to ».
Circa un migliaio di persone sono state uccise dal 14 agosto durante le proteste dei Fratelli musulmani, in gran parte dal­le forze di sicurezza. Cosa pen­sa di questo bagno di sangue?
«Mi dispiace molto per qualsi­asi goccia di sangue egiziano ver­sata. Comunque non possiamo imputare alle forze di sicurezza di aver risposto al fuoco che arri­vava dalla parte dei dimostran­ti. Un centinaio di agenti sono stati uccisi. Se i raduni fossero stati pacifici non sarebbe acca­duto ».
Lei è copto. I cristiani in Egit­to sono minacciati?
«Gli estremisti e i loro seguaci sono dei codardi che bruciano i simboli e le attività dei cristiani. Sessantaquattro chiese ed istitu­zioni cristia­ne sono state date al­le fiamme in soli tre giorni, com­presi due luoghi di culto del III e IV secolo. Per non parlare dei ne­gozi di cristiani attaccati».
Migliaia di italiani vanno in vacanza in Egitto. Il turismo e l'economia in generale sono a rischio?
«Momentaneamente sì, ma spero che con l'inizio della sta­gione invernale pace e stabilità saranno ristabiliti e potremmo riaccogliere tranquillamente i turisti».
L'Europa e gli Stati Uniti ha­n­no minacciato ritorsioni per la violenta repressione al Cairo. Cosa ne pensa?
«È stata una mossa frettolosa e sbilanciata. La volontà popola­re ha abbattuto Morsi e il suo re­gime. L'esercito è intervenuto solo per appoggiare le intenzio­ni del popolo e prevenire lo scop­piodi una guerra civile». 
Pensa che il generale Al Sisi, ministro della Difesa e uomo forte del governo transitorio, sarà il prossimo presidente egi­ziano in stile Nasser?
«No, perché sarebbe percepi­to come un colpo di Stato di cui molti già lo accusano. Nono­stante posso garantire che se chiedi a qualsiasi egiziano chi sia l'uomo più popolare nel Pae­se, in questo momento, tutti ri­spondono Al Sisi».
Lei appoggia l'idea dei Fra­telli musulmani fuorilegge?
«La loro costola politica, il par­tito Giustizia e libertà, deve con­tinuare ad operare secondo la legge. I Fratelli musulmani, in­vece, sono un movimento clan­destino. Non obbediscono alle leggi e non sono mai stati traspa­renti sulla provenienza dei loro fondi».
Cosa pensa della primavera araba?
«Come le stagioni dell'anno deve essere seguita dall'estate, l'autunno e l'inverno fino a quando riusciremo a raggiunge­re la visione finale della rivolu­zione ».
Turchia, Qatar, ma pure l'Iran, hanno duramente con­dannato la repressione dei Fra­telli musulmani. È un'interfe­renza nei problemi egiziani?
«Sì. E penso che gran parte di questi paesi non democratici non siano proprio nella posizio­ne di condannare. Prima di par­lare che guardino a casa loro». 
www.faustobiloslavo.eu
[continua]

video
23 febbraio 2016 | Porta a Porta | reportage
Il caso Regeni
Un video, denunce pubbliche dei pericoli per gli studenti in Egitto e scritti militanti mostrano un altro volto dei referenti accademici inglesi di Giulio Regeni. Non sono solo professori universitari, ma attivisti contro il regime egiziano oppure erano a conoscenza dei rischi della ricerca al Cairo dello studente friulano. Lo rivela il numero di Panorama in edicola con un titolo forte: “Le colpe dei docenti di Cambridge”.

play
21 agosto 2013 | Uno Mattina | reportage
I Fratelli musulmani piegati dalla piazza e dai militari
Sull'Egitto i grandi inviati sono rimasti infatuati dai Fratelli musulmani duramente repressi, ma gran parte degli egiziani non stava più con loro e non li considerava delle vittime

play
10 febbraio 2016 | Sky Tg24 | reportage
Il caso Regeni
I misteri di un'orribile moret al Cairo. I suoi supervisori dell'università di Cambridge lo avevano messo in guardia sui rischi che correva?

play
[altri video]
radio

15 febbraio 2016 | Zapping Radio uno | intervento
Egitto
Misteri e sospetti sulla morte di Regeni
Ospedali Bombardati in Siria.Non si fermano i raid:Germano Dottori analista strategicoLuiss,Gastone Breccia esperto Medio Oriente,Loris De Filippi presidente MSF. I misteri ed i sospetti sulla morte di Regeni:Fausto Biloslavo.

play

07 aprile 2016 | Zapping Rai Radio 1 | intervento
Egitto
Regeni: la pista inglese
Le referenti accademiche di Regeni sono protette da un insolito tabù mediatico e governativo. In realtà proprio il ruolo delle docenti di Cambridge potrebbe indirizzare verso il movente dell’orribile fine del giovane ricercatore. Maha Abdulrahaman, la sua tutor di origini egiziane, l’11 giugno dello scorso anno aveva tenuto una conferenza sui “Diritti umani in Egitto” a Cambridge nella sede di Amnesty international, che ha lanciato la campagna “verità per Giulio”. La conferenza denunciava le “forme di repressione contro giornalisti, studenti, attivisti, lavoratori e cittadini ordinari”. Pur conoscendo bene i pericoli ha controfirmato l’analisi del rischio presentata da Regeni all’università per poter andare al Cairo. La sua sodale, Alexander, ha storto il naso contro la “tardiva” presa di posizione britannica: “Quando un dottorando viene torturato ed ucciso i ministri sembrano riluttanti a dire qualcosa di critico sulle autorità egiziane”. In ottobre con Regeni al Cairo, grazie ai suoi contatti, la docente di Cambridge pubblicava un’analisi proponendo l’alleanza fra gli attivisti di sinistra ed i Fratelli musulmani “capace di farla finita con il regime del generale” Al Sisi, presidente egiziano. Il 25 ottobre firmava un appello contro la visita del capo dello stato egiziano a Londra, poi pubblicato su Ikhwanweb, il sito ufficiale dei Fratelli musulmani. Il 4 novembre con Regeni sempre in prima linea al Cairo arringava la piazza a Londra bollando Al Sisi come “un assassino” sollevando l’entusiasmo e lo sventolio delle bandiere della Fratellanza. Il tutto immortalato in un video, che non può essere sfuggito ai servizi inglesi ed egiziani. Alexander fin dal 2009 è in contatto con Maha Azzam, presidente dell’Egyptian Revolutionary Council, il governo ombra dell’opposizione ad Al Sisi con sede a Ginevra. La Farnesina non ha mai voluto commentare questa parte, inquietante ed ambigua, del caso Regeni, che potrebbe portare al movente del delitto.

play

[altri collegamenti radio]